L’assemblea di redazione del Giornale Radio Rai ha proclamato lo stato di agitazione dei giornalisti e, assieme, due giorni di sciopero. “Sfiduciato” il direttore Bruno Socillo.
L'assemblea in questione, svoltasi nei giorni scorsi, non ha fatto registrare, per la verità, una partecipazione altissima dei giornalisti (era presente solo una sessantina di persone su un organico di 177). Sentite comunque cosa è stato deciso, secondo quanto ha riferito il sempre attento sito "Il Barbiere della Sera":
"Nel documento finale approvato dall'assemblea (non senza qualche difficoltà, visto che dopo essere stato votato a maggioranza qualcuno pretendeva di rivotarlo o di apportare delle modifiche, ndr) si può leggere: "Al calo degli ascolti, che non accennano a fermarsi, si accompagna una grave perdita di autorevolezza dell'informazione, troppo spesso incompleta e lontana dalla realtà, e della programmazione di RadioUno, invecchiata e frammentata (da parecchie rubriche quotidiane, ndr)".
Fin qui la diagnosi. La causa è presto individuata dai giornalisti: "Di questa situazione l'Assemblea qui riunita ritiene responsabile il direttore".
Ma anche la Rai ha le sue colpe per "la grave e colpevole indifferenza dell'Azienda verso la radio pubblica. Di fronte a risposte come quella del consigliere Veneziani 'Non sapevo esistesse un problema di ascolti della radio: non si è mai parlato di radio in CdA', l'Assemblea ritiene di dover investire del problema la Commissione Parlamentare di Vigilanza. Si moltiplicano, inoltre, gli episodi di violazione delle regole contrattuali, mentre le condizioni i lavoro, aggravate da un organico incompleto (sulla carta mancherebbero una ventina di persone, ndr), diventano sempre più insostenibili".
L'assemblea si è svolta a Saxa Rubra nella palazzina G2, secondo piano. Era presente anche il segretario dell'Usigrai, Roberto Natale, che ha gettato nel panico la platea facendo rilevare che "nella legge Gasparri è previsto che la vendita di parti della Rai sia impedita fino al 21 dicembre del 2005. È facile prevedere che tra le prime 'parti' vendute potrebbe esserci la radio. Non è ammissibile che un consigliere di amministrazione (Marcello Veneziani; Ndr.) dica "cercate di rendere voi più forte l'interesse per la radio, perché il Cda non mette il problema della radiofonia all'ordine del giorno". Qualche giornalista rincara la dose: "Vorremmo sapere come vengono scelte le priorità nell'agenda del Cda. Assistiamo solo ad un continuo rimpallo di responsabilità".
La relazione del Cdr ha dato conto degli incontri con l'azienda, che non hanno sortito effetto. Il consigliere Veneziani ha detto al Cdr: "Non esiste un piano di rilancio della radiofonia". Scoraggiante anche l'incontro con il direttore di divisione Del Bosco, per il quale "il calo di Radio2 è legato alla concorrenza delle radio private . Il calo di Radio1 a problemi editoriali ed a una eccessiva frammentazione del palinsesto. Dal punto di vista della pubblicità, c'è stata una flessione del 2%, che però ci aspettavamo".
Altro discorso quando si parla del calo di ascoltatori. RadioRai è scesa sull'ascolto medio da 12 milioni e mezzo a 11 milioni, cioè il 10% in meno in un anno. Nel prime time (che per la radio equivale alla fascia della mattina, ndr) il Gr delle sette è sceso da 2 milioni 100mila ad un milione 600mila, con un calo del 25%.
Per scongiurare il pericolo paventato da Natale e salvare un "pezzo" fondamentale del servizio pubblico" l'assemblea ha proposto una iniziativa ("Salviamo RadioRai") per far conoscere all'esterno i travagli della radiofonia pubblica. Spiega uno dei giornalisti presenti: "Non pensiamo ad una serie di conferenze sull'informazione, ma solo a radunare un po' di gente in un posto carino facendola parlare e raccontare la propria esperienza". Verranno coinvolti tecnici, giornalisti, artisti ed autori. "E' un po' che se ne parla in maniera informale. Oggi è stata pubblicizzata in assemblea l'idea di fare uscire all'esterno il nostro forte malessere. Se si dimette il direttore del Tg1 fa notizia, mentre di noi non si occupa quasi nessuno. Ma dal punto di vista del servizio, la radio è sempre prima. A partire dalle notizie sul traffico per finire al black out. Solo grazie alla radio il pubblico ha saputo immediatamente cosa stesse succedendo".
Strano rapporto con la radio anche da parte dei direttori. Le leggende Rai narrano che quando fu offerta la direzione delle testate radiofoniche ad Angela Buttiglione, lei disse di no. Il motivoO "Alla mia età non posso svegliarmi alle sei ogni mattina". E non è un caso isolato, vista la riluttanza della categoria alle levatacce.
Più di qualcuno ricorda con nostalgia la direzione di Ruffini, attuale direttore di Rai Tre. "Sembrava di stare in un posto normale. In cui, come si pensa da piccoli volendo fare i giornalisti, si trova una notizia e la si dà. Invece adesso la notizia si trova, si sottopone all'attenzione dei capi e quindi si cerca di evitarla. Lo sforzo della radio è di farsi sentire, visto che non si vede". Ed è proprio quello che si propongono i giornalisti di RadioRai".