Il Governo Monti e la riforma Rai

Alcune impressioni sulle ipotesi di riforma Rai dopo un interessante incontro a Roma…

A Roma, dopo un costruttivo confronto con un alto dirigente Rai, mi sono reso conto che la mia proposta di riforma Rai presentata anche sulle nostre colonne nello scorso gennaio, é logica ma inattuabile.
Va precisato che era una proposta industriale non politica e aveva identificato il problema unico che affligge la Rai (la nota sudditanza al potere politico) proponendo una soluzione semplice e pratica: isolare nel miglior modo possibile il CdA (consiglio di amministrazione) della Rai dal potere politico tramite tre filtri, togliendo la proprietá dal Tesoro e portandola sotto una fondazione.
Il “reality check” con l'alto funzionario Rai mi ha fatto constatare che in Italia le proposte logiche non sono pratiche. Dopo aver scandito la proposta col dito a mo' di pennello elettronico, il dirigente si é soffermato sui punti cruciali con la precisione di un raggio laser.

I punti impraticabili della mia proposta sono due. In primo luogo i politici non vogliono assolutamente cambiare il modo in cui la Rai é gestita: mantenere lo status quo é nel loro interesse, nulla a che fare con quello dei cittadini. A riprova che il dirigente Rai conosce il fatto suo, il giorno dopo la nostra riunione, i giornali hanno riportato che, durante un incontro tra Mario Monti e Silvio Berlusconi, quest'ultimo ha “chiesto” al Primo Ministro di non modificare l'assetto della Rai.
Aveva affermato il mio interlocutore: “Questo Governo é coraggioso, ma non suicida. Sa benissimo cosa deve e cosa puó fare. Non si imbarcherebbe mai in una missione impossibile”.
Il secondo problema é che la mia proposta - tra l'altro ben ricevuta da alcuni manager della Rai e ripresa da altri editorialisti - prevedeva un CdA formato da rappresentanti di categoria, come artisti, produttori e tecnici. In questo caso il problema che si presenta é che le associazioni professionali nel campo dell'audiovisivo in Italia non sono coese.

“Ho avuto a che fare con tutte queste associazioni - ha spiegato il dirigente Rai se una avesse 60 soci, si avrebbero 120 opinioni - . Sarebbe impossibile eleggere un rappresentante per il CdA. Poi si creerebbero associazioni ad hoc che ingarbuglierebbero ulteriormente il processo di scelta”.

“La soluzione per la Rai é un'altra” - ha affermato con convinzione il dirigente, procedendo a spiegarla e facendomi capire che è sintonizzato con l'attuale Ministro dello Sviluppo Economico.
L'unica soluzione praticabile per una riforma Rai consiste dell'avere un vertice altamente élitista e far sí che il CdA venga nominato e risponda esclusivamente alle piú alte cariche dello Stato: il Presidente della Repubblica, della Camera, del Senato… a personaggi che tengono alla loro immagine pubblica e reputazione.

Ed é una cosa che il Governo Monti puó fare senza incontrare obiezioni ed ostacoli. Questo é un Governo elitista ed una riforma di questo tipo gli sarebbe permessa. Abbiamo dei precedenti con la creazione dell'Unitá d'Italia. Una creazione voluta e fatta dall'élite del tempo e non é detto che anche il Governo Monti non possa realizzare l'impraticabile, come avvenne 151 anni fa quando alcuni ricchi intellettuali entrarono nel primo Parlamento italiano (per poi uscirne poveri, tutto il contrario di ció che si é verificato in seguito).

Monti ha un mandato di 15 mesi per effettuare le riforme richieste dall'Unione Europea e necessarie per il Paese e non é escluso che tra queste ci sia finalmente anche il Risorgimento della Rai.

Pubblica i tuoi commenti