Polemiche e forti divergenze sul provvedimento del Governo che stabilisce un ‘equo compenso’ per il diritto d’autore applicato ai ‘supporti vergini’.
“Il decreto ministeriale reso pubblico in data 14 gennaio reca un danno gravissimo sia all'industria dell'innovazione - in particolare quella informatica - sia al sistema imprenditoriale nel suo complesso. I dati presentati dall'associazione nel corso del 2009 hanno evidenziato una diminuzione forte del mercato italiano, con cali mai visti in questo comparto, specialmente nel sottosettore dei prodotti hardware. All'inizio del 2010 tutto ci attendevamo, meno che un'ulteriore penalizzazione per l'industria nazionale dell'it e dei suoi clienti principali, cioè le aziende italiane. Il nuovo balzello, infatti, va a danno anche delle imprese oltre che dei consumatori, perché penalizza i personal computer anche per uso professionale e colpisce la crescita della capacità di memoria dei dispositivi, andando contro lo sviluppo della tecnologia. Anche l'eventuale rimborso da parte della Siae di tale balzello sul materiale utilizzato dalle imprese introdurrebbe una nuova burocrazia di cui francamente non sentiamo il bisogno. Non ci aspettavamo questa tassa sull'innovazione proprio ora che si vedono i primi timidi segnali di ripresa dopo la lunga crisi”.
È stata questa la dura presa di posizione del presidente di Assinform (l'associazione di Confindustria delle imprese di informatica), Paolo Angelucci, dopo l'uscita del provvedimento che rivede i compensi per la copia privata in Italia.
Ma, anche prescindendo da questa singola dura polemica, va detto che i commenti negativi sono stati generalizzati. Vediamo allora cosa dice la 'difesa' ed ecco quanto ha scritto il sito www.key4biz.it:
«Il direttore generale della Siae Gaetano Blandini ha risposto alle dichiarazioni sull'equo compenso del presidente di Confindustria-Anie (imprese elettrotecniche ed elettroniche) Guidalberto Guidi, sostenendo che “più che il decreto attuativo di una legge dello Stato, che da ben sei anni non veniva emanato, “sconcerto e incredulità” suscitano le dichiarazioni del presidente Guidi che sa benissimo come il decreto, dal punto di vista dei principi, è perfettamente in linea con quanto accade nei maggiori Paesi europei”.
Guidi aveva dichiarato di aver accolto con “sconcerto e incredulità” il decreto di rideterminazione del compenso per copia privata perché, aveva spiegato, “stravolge il regime vigente introducendo sostanzialmente una tassa il cui importo cresce proporzionalmente alla capacità di memoria degli apparecchi elettronici”.
Il nuovo meccanismo, aveva aggiunto Guidi, penalizza fortemente i consumatori che si trovano costretti a pagare “almeno tre balzelli (sui contenuti acquistati, sull'apparecchio, sul supporto digitale) per esercitare il proprio diritto ad effettuare una copia di un contenuto digitale acquistato legalmente”. L'estensione del decreto a tecnologie quali cellulari, pc, decoder, game consolle, che non hanno come funzionalità principale la duplicazione di contenuti digitali, rappresenta - secondo Guidi - “un'ulteriore penalizzazione”.
Il dg della Siae ha però replicato sottolineando che Guidi “sa altrettanto bene - ed è per questo che le sue dichiarazioni destano ancora maggiore sconcerto e incredulità - come, proprio in quei Paesi, il compenso che si paga per la copia privata è equo mentre, da noi il Ministero per i beni e le attività culturali ha ritenuto di fissare un compenso molto inferiore, che ancora non può certamente essere ritenuto equo. Ci auguriamo invece che l'industria della tecnologia, che in questi anni ha visto finire nelle proprie tasche i proventi di equo compenso, non penalizzi i consumatori facendo gravare su di loro questi costi, così come avviene nei maggiori Paesi europei. Si ritiene infine opportuno rammentare al presidente Guidi che in Gran Bretagna la copia privata è addirittura vietata con risvolti anche penali per chi l'effettua”.
In merito al coro di proteste che si sta sollevando in merito al decreto sull'equo compenso - il compenso per il diritto d'autore che viene applicato ai cosiddetti supporti vergini - Blandini ha aggiunto: “Ci saremmo stupiti se non ci fossero state proteste. Dopo sei anni di inapplicazione di una legge dello Stato, questi denari andranno finalmente nelle tasche giuste; sinceramente, però, non mi aspettavo una tale disinformazione, nel senso che sarebbe molto grave se il decreto andasse a ripercuotersi sui consumatori finali. La Siae denuncerà pubblicamente le aziende che colpiranno i consumatori”…
Il direttore generale della sSiae ha poi criticato, definendola "pura fantasia" la stima di Altroconsumo secondo la quale sarà pari a 100 euro in più a famiglia la spesa che comporterà il decreto del ministero dei beni culturali che rivede i compensi sulle copie private».