Il rebus post-elettorale

Editoriale marzo 2013 –

Non possiamo non occuparci, naturalmente, dell’esito elettorale, che a fine febbraio ha cambiato tutto, per la verità restituendoci però come prospettiva più probabile quella di nuove votazioni a più o meno breve termine. Non era il risultato auspicabile, perché significa stallo, possibile paralisi, difficilissima formazione di un Governo, il tutto mentre i problemi del Paese, pressanti come non mai, attendono già da mesi di essere affrontati, dato che da tempo tutti erano invece impegnati nella…

Non possiamo non occuparci, naturalmente, dell'esito elettorale, che a fine febbraio ha cambiato tutto, per la verità restituendoci però come prospettiva più probabile quella di nuove votazioni a più o meno breve termine. Non era il risultato auspicabile, perché significa stallo, possibile paralisi, difficilissima formazione di un Governo, il tutto mentre i problemi del Paese, pressanti come non mai, attendono già da mesi di essere affrontati, dato che da tempo tutti erano invece impegnati nella campagna elettorale. Campa cavallo, allora, se riesci, ma nel frattempo si dubita che l'erba cresca da sola.

Nelle pagine del suo puntuale Osservatorio Angelo Zaccone Teodosi tenta un'analisi degli eletti che potrebbero essere più vicini al mondo dei media, della cultura e dello spettacolo, traendone una previsione pessimistica: ancora una volta, le priorità saranno altre e ben pochi dei problemi che affliggono questi settori saranno presi in considerazione. E più di tanto neppure quello - acutissimo - della grave crisi in cui versano tanti giornali e tante emittenti e che mette a rischio il posto di lavoro di molti colleghi.

Basterà ricordare che la soluzione proposta da Grillo e soci è quella dell'abolizione tout court di qualsiasi finanziamento pubblico ai giornali.

Certo, l'argomento è spinoso (l'abbiamo affrontato varie volte su queste colonne), ha dato origine anche ad alcuni scandali ed è pur vero che il sistema serviva prima di tutto ai partiti per mantenere in vita le loro testate, spesso semiclandestine.

Ma cancellare tutto con un tratto di penna, senza entrare nel merito del tema, significherebbe dare un altro colpo, molto serio, al mondo della stampa. E la democrazia non se ne gioverebbe affatto.

Ma già, dimenticavamo che Grillo e Casaleggio disprezzano altrettanto genericamente tutto il mondo giornalistico e quello delle Televisioni, concedendo le loro preziose parole solo ai media stranieri e più o meno imponendo agli aderenti al Movimento Cinque Stelle un identico codice di comportamento. Il livello di analisi - ci pare - è alquanto rudimentale ma la gente apprezza, viste le folle osannanti.

Ma ci sarà modo di analizzare le prospettive future. Vogliamo ora invece fare un passo indietro, chiedendoci: ma perché il PD ha finito, di fatto, per perdere, anche se era favorito fin quasi alla vigilia del voto? Una risposta possibile sta proprio nel tipo di comunicazione svolta nel corso di una campagna elettorale che ci verrebbe da definire demenziale e che abbiamo tentato di analizzare con Eugenio Bonanata in alcuni articoli apparsi sul nostro sito.

Chi ha fatto notizia infatti nelle settimane della campagna elettorale, dopo che il PD si era beato del grande entusiasmo ottenuto con le Primarie? Berlusconi e Grillo, solamente, Bersani più o meno mai, Monti poco e di solito male. L'esito allora era già scritto in quella situazione.

“Non si è mai visto un favorito alle elezioni che non riesce ad essere al centro del dibattito elettorale” - ha detto qualcuno e solo ora la cosa sembra pacifica anche per un Bersani contrito che a tempo scaduto si è forse reso conto che 'mettersi da parte' e aspettare sulla riva del fiume è un modo sicuro per perdere qualsiasi elezione, specie se si hanno (come nel suo caso) scarse capacità di 'bucare il video' in generale. Sia ben chiaro, stiamo prescindendo qui dai contenuti: un'altra affermazione che condividiamo è che si può avere il miglior programma di Governo del mondo ma se non si riesce a comunicarlo alla gente, quella resta carta straccia.

Guardate i due veri vincitori delle elezioni: l'uno, Berlusconi, nonostante l'età e l'usura, era sempre in Tv, l'altro c'era pure, adottando la furba strategia di non andarci mai direttamente.

“È la Tv, bellezza”, verrebbe da dire, con buona pace dei non pochi grillini che credono davvero di aver vinto solo grazie al 'santo' Web.

Che dire a questi 'devoti dell'on line'? Santa ingenuità...

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