La vicenda di Europa 7, l’emittente che da cinque anni non riesce a farsi assegnare le frequenze per trasmettere, nonostante sia titolare di regolare concessione rilasciatagli dal Ministero delle Comunicazioni, è approdata al Tar del Lazio.
Dinanzi ai giudici della seconda sezione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, riuniti in udienza pubblica, sono stati discussi nei giorni scorsi sei ricorsi contro il ministero, contro l'Autorita' di garanzia e contro altri chiamati in causa. Assistito dagli avvocati Alessandro Pace e Ottavio Grandinetti, l'imprenditore Francesco Di Stefano, proprietario dell'emittente, si batte per ottenere, oltre al risarcimento degli ingenti danni lamentati, l'operatività di una concessione televisiva che attualmente possiede solo sulla carta perché le frequenze che avrebbe dovuto utilizzare sono ancora occupate da altri operatori stante l'avvenuta proroga di fatto (decreto "salva-reti", prima, e legge Gasparri, poi) del regime transitorio fino alla riforma televisiva che porterà al digitale terrestre.
La vicenda di Di Stefano è nota e, a dir poco, sconcertante, anche se molto 'italiana'. In estrema sintesi, il ricorrente chiede che al Ministero venga giudizialmente imposto di integrare il titolo concessorio (con le frequenze). E il tempo stringe perché la concessione - pensate un po' - è già vicina alla scadenza. I giudici del Tar vaglieranno in tempi il più possibile rapidi - in camera di consiglio - il merito dei ricorsi. Stante però l'approssimarsi della pausa estiva non è escluso che per la sentenza ufficiale si debba attendere settembre.