La mano del nuovo direttore del Tg1 si nota sia nei contenuti sia nella forma. Abbandonato il “panino” per la politica a favore dei due ‘bidoni’, c’è più spazio anche per la cultura. E il pubblico mostra di gradire.
Tra le nomine dei nuovi responsabili dei Tg Rai, quella di Gianni Riotta, ex vicedirettore de "Il Corriere della sera", al Tg1 è stata molto significativa e il nuovo direttore era atteso al varco per vedere che cosa avrebbe realizzato.
Ebbene, lavorando sui contenuti e sullo stile del "suo" Tg Riotta è già riuscito a guadagnarsi una buona fetta di share (quasi otto milioni di spettatori seguono il Tg1 delle 20, per uno share del 32% circa), tanto che il pubblico è stato esplicitamente ringraziato durante una delle edizioni serali di qualche settimana fa. Il Tg5 è distante, al 25% circa.
Tanto per cominciare, nel nuovo Tg1 la cronaca politica non è onnipresente ed è stata definitivamente abbandonata la pratica, tanto apprezzata ed abusata dal precedente direttore Mimun, del "panino". Il "panino" era una tecnica che veniva utilizzata per commentare i fatti politici: su un determinato argomento prima si dava voce ad un rappresentante del Governo, poi dell'opposizione e a chiudere ad un rappresentante della maggioranza. Ora ci sono i due 'bidoni' (separati) di durata analoga: prima la voce della maggioranza, poi quella dell'opposizione (o viceversa).
Cauto sul piano più strettamente politico, Riotta ha dato più spazio ad altri temi: così cultura e spettacolo sono più presenti (significativa l'intervista al pianista Pollini, che molto difficilmente si concede ai giornalisti) così come argomenti inconsueti come Internet, new media e affini (il problema di agganciare ai Tg i giovani, si sa, è sempre di ardua soluzione).
Ma tra le novità di questo Tg ci sono anche gli opinionisti, con firme del calibro di Paolo Mieli, che ha commentato i recenti fatti dell'Ungheria, o Umberto Eco o una delle vittime dell'editto bulgaro di Berlusconi, Enzo Biagi, che è così tornato in video in una fascia oraria che era stata storicamente sua.
Insomma, pare che al Tg1 si respiri una certa aria nuova; significativa anche l'idea di chiedere al pubblico di dialogare direttamente con il sito della testata Rai. Alla fine non ha stupito neppure il fatto che Maria Luisa Busi sia stata chiamata, oltre che a condurre, anche a commentare dal vivo alcuni atti di violenza sulle donne, cosa che l'ha resa, per una sera, una vera opinionista del suo Tg.
In ogni caso, i politici, alle prese con il nuovo stile di Riotta, non sembrano intenzionati a 'mollare la presa'. Le polemiche sulla presenza in video dell'uno o dell'altro partito o di questo o quel politico non sono cessate e la Casa delle Libertà, in particolare, non manca di lamentarsi. Proprio in questi giorni la Commissione di Vigilanza ha stabilito che la Rai compia un'indagine accurata sul rispetto del pluralismo 'politico e sociale' in video.
In una recente nota che cercava di attenuare alcune polemiche in proposito, la Rai ha peraltro fatto sapere che i dati relativi ai Tg della Rai di ottobre evidenziano una presenza del Governo pari al 35%, dell'Unione al 24% e della CdL al 33%, sulla base delle indagini dell'Osservatorio di Pavia. Nei Tg del Prime Time si registra, rispetto al totale delle edizioni, una diminuzione dello spazio per il Governo (dal 35% al 32%), uno spazio inferiore per l'Unione (dal 24% al 22%), mentre aumenta quello concesso ai politici della CdL (dal 33% al 38%).