DIG, tre giorni di impegno civile, a due passi dal mare

Non solo “divertimentificio”, ma anche capitale del giornalismo d'inchiesta. Sulla Riviera Romagnola, Riccione riconferma la sua alta/altra vocazione, grazie alla terza edizione del Dig, prestigioso festival internazionale di giornalismo. Pitch, formazione, concorso ed eventi, tutto ad ingresso gratuito.

Sono stati tre giorni in cui Riccione ha portato in spiaggia il meglio del giornalismo investigativo italiano e internazionale, quelli da venerdì 23 a domenica 25 giugno. Tre giorni in cui la capitale del divertimento della Riviera Romagnola ha condito lo stereotipo di mare e piadina con temi quali immigrazione e libertà di stampa, conflitti internazionali e paradisi fiscali, verifica delle cosiddette “fake news” (un tempo meno nobilmente chiamate “bufale”) e indagini sulla criminalità organizzata, scandali politici o ecclesiali e sicurezza sul web. E con questi temi è stata in grado di riempire le sale e la piazza. Quella centralissima del Palazzo del Turismo a due passi da Viale Ceccarini, il corso dello shopping di tendenza e dei locali più alla moda. Quella dove ha portato ad incontrarsi giornalisti di gran levatura, sempre telecamera alla mano, e persone tra le più comuni, borsa da mare in spalla.

Perché  il Dig – Documentari Inchieste Giornalismi, Festival, per questo 2017 alla sua terza edizione, è l'opportunità per il miglior videogiornalismo d'inchiesta di farsi volto e passione, e per Riccione di illuminare l'estate in Riviera di una boccata di aria buona. Quella in cui il pubblico può accorgersi che un “altro mondo è possibile”, così come lo è un altro modo di fare giornalismo (e di farne i festival).

Un festival che è concorso, il Dig Awards con oltre 220 concorrenti da ogni parte del mondo per 23 opere finaliste con le sue tante categorie (sei) per lavori di videoinchiesta e reportage corti oppure di media e di lunga durata (durata in termini di minuti trasmessi e non di ricerca a monte, perché quella il buon giornalismo insegna che dura sempre a lungo anche per un'opera di pochissimi minuti). Un festival che è anche momento di incontro produttivo, per farsi “mercato”, con il Dig Pitch che permette a chi ha un progetto di giornalismo investigativo nel cassetto, in fase di sviluppo o pre-produzione, di presentarlo ad una giuria di produttori e distributori internazionali così da renderlo realtà, trasformandosi in inchieste prodotte da network come Sky, Canal Plus o Mediaset (com'è accaduto a sei lavori negli ultimi due anni) e gareggiando ogni stagione per un premio di produzione finale di 20mila euro messi in palio dal relativo concorso. Un festival che è anche aggiornamento e formazione professionale con la Dig Academy, seminari patrocinati dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti e valevoli per l'ottenimento dei crediti formativi obbligatori previsti dalla professione: solo quest'anno 15 corsi con totale di 1000 partecipanti. Il tutto accompagnato da dj-set serali (Dj Naddybwoy), concerti all'alba (Fabio Mina) e momenti mattutini dedicati ai più piccoli (come il laboratorio di giornalismo radiofonico e quello dada-press con contaminazioni dadaistiche), da proiezioni fuori concorso (come il lavoro “Milano Via Padova”di Flavia Mastrella e Antonio Rezza), live show (“Oltreconfine” di e con Giampaolo Musumeci) e spettacoli teatrali (“Aldo Morto” di Daniele Timpano), oltre al centro di consulenza informatica gratuita presente in pianta stabile presso l'Hacking Bar (in collaborazione con Hermes Center of Transparency and Digital Human Rights).

Sara Paci, Jeremy Scahill e Matteo Scanni

Un giornalismo di qualità attorno al quale sopravvive e si dà appuntamento ogni anno qui a Riccione a inizio estate un'intera comunità di #diggers, come sottolinea il presidente dell'Associazione Dig Matteo Scanni che, spalla a spalla con la direttrice organizzativa Sara Paci, permette a queste tre lettere, D I G, di uscire dall'espressione dialettale (che in dialetto romagnolo sta per “dico”) e farsi sinonimo di un appuntamento internazionale di rilievo per il settore e non solo. Una reputazione che conquista nei contenuti proposti e sin dalla composizione dei componenti di giuria. Quest'anno, presidente Jeremy Scahill (cofondatore del sito d’inchiesta The Intercept) e al suo fianco Alexandre Brachet (Francia), Marco Nassivera (Francia), John Goetz (Germania), Maggie O’Kane (Regno Unito), Morten Møller Warmedal (Norvegia), Hans Peterson Hammer (Svezia) e Margo Smit (Paesi Bassi), unitamente agli italiani Riccardo Chiattelli (La Effe), Pino Corrias (Rai), Corrado Formigli (La7), Alberto Nerazzini (freelance) e Andrea Scrosati (Sky).

Chiamati sulla spiaggia di Riccione a prendersi cura di temi chiave per la nostra società, per la libertà e la democrazia, questi professionisti non hanno lesinato entusiasmo e, stupiti dal clima di apertura respirato al Dig, spontaneamente si sono proposti interpreti per la ricerca di sovvenzioni super-partes presso alcune fondazioni internazionali. Fondi che possano sostentare il festival anche negli anni a venire con un più lungo respiro, laddove la nostra politica locale e regionale – lo sappiamo bene noi italiani - sceglie di far navigare a vista anche manifestazioni pregevoli come questa, elargendo fondi solo a ridosso del debutto e quindi non consentendo un'effettiva programmazione a budget certo. In attesa, perché no, anche di un Alto Patronato della Presidenza Repubblica Italiana o del patrocinio di Presidenza della Camera dei Deputati (come fu per il Premio Alpi), stessa spiaggia, stesso mare: arrivederci a giugno 2018!

I vincitori dell'edizione 2017

Per la sezione Investigative Long, riservata ai lungometraggi d’inchiesta di massimo 90 minuti è stata premiata (2.500 euro) la produzione internazionale Hooligan Sparrow della regista cinese Nanfu Wang (Cina - Stati Uniti 2016, 60 minuti), presentata anche al Sundance Festival, in cui si raccontano le persecuzioni subite da una delle più agguerrite attiviste cinesi per i diritti umani, Ye Haiyan (alias Hooligan Sparrow), impegnata nella difesa dei diritti di sei bambine, risultate vittime di abusi sessuali da parte del direttore della loro scuola elementare.

Nella sezione Investigative Medium, dedicata ai mediometraggi d’inchiesta della durata massima di 27 minuti, il premio (1.500 euro) è andato invece a Saada Abd Elkader e Najoua Hammami, coautori di Upside Down (Egitto – Tunisia 2016, 26 minuti), un'inchiesta, condotta per l'emittente Deutche Welle, che guarda alle proteste di piazza della “Primavera araba” di Egitto e Tunisia del 2010, mettendo in luce come i proclamati “martiri della rivoluzione” siano in realtà stati abbandonati al loro destino e come i fondi destinati ai parenti delle vittime nella pratica siano stati distolti.

Nella categoria Reportage Long, il riconoscimento (2.500 euro) è andato al documentarista americano Craig Atkinson per il suo lavoro sulla massiccia militarizzazione degli Usa Do Not Resist (Stati Uniti 2016, 72 minuti) che, dai campi di addestramento alle stanze del potere, conduce lo spettatore alla scoperta di come panzer, furgoni e artiglieria pesante vengano utilizzati in modo sempre più massiccio negli Stati Uniti d'America per combattere la microcriminalità.

Per la sezione Reportage Medium, premiati invece (1.500 euro) il fotografo siriano Issa Touma e i giovani videomaker olandesi Floor van der Meulen e Thomas Vroege per Greetings from Aleppo (Siria – Paesi Bassi 2016, 17 minuti), un'opera, pubblicata dalla testata olandese De Correspondent online, che racconta la vita quotidiana in una città devastata dalle bombe, attraverso una serie di surreali e toccanti video-cartoline.

Per la sezione Short, tra le opere brevi di massimo 12 minuti, ha vinto invece (premio 1.000 euro) l'inchiesta realizzata per Fanpage.it da Sacha Biazzo, Il caso Provolo (Italia 2017, 12 minuti): un lavoro che, attraverso testimonianze esclusive, ha messo in luce nuovi e preziosi elementi di indagine sullo scandalo che nel 2009 vide 67 disabili denunciare gli abusi sessuali subiti all'Istituto Provolo di Verona da parte di preti pedofili, alcuni trasferiti in Sud America e altri invece rimasti al proprio posto, nonostante l'inchiesta del Vaticano nel 2010.

Per il Dig Pitch, si è aggiudicato infine il prestigioso contributo allo sviluppo di 20mila euro come miglior progetto di inchiesta (progetto sulla carta appunto da realizzare in video), Hunting the General del gruppo di lavoro composto da Lorenzo Tondo, Saul Caia, Rosario Sardella e Vincenzo Rosa, che vuole raccontare la ricerca del trafficante eritreo di essere umani Medhanie Yehdego Mered, meglio noto come “il Generale”, unitamente all'errore di persona che nel giugno 2016 coinvolse la Procura di Palermo nell'annuncio del suo arresto in Sudan dopo un’operazione di polizia internazionale.

Vista l’alta qualità delle opere finaliste presentate in concorso, la giuria ha inoltre attribuito anche due menzioni speciali, assegnate entrambe “per il coraggio e la rilevanza sociale del tema trattato” a due inchieste provenienti dal mondo arabo: Behind the Doors of Silence (Egitto – Giordania 2017, 26 minuti) dell’egiziano Ahmed El Shamy e Project No. 1 (Iraq 2016, 12 minuti) degli iracheni Asaad Al-Zalzali e Thaer Khalid Ibrahim. La prima delle due opere, finalista nella sezione Investigative Medium, rompe il silenzio sul dramma degli abusi sessuali in ambito familiare nella società egiziana, convincendo le vittime a parlare, nonostante pressioni e ritorsioni. La seconda, finalista invece per la sezione Short, indaga sul “progetto numero 1” dichiarato dal governo iracheno nel 2011 e sostenuto con un impegno di 200 milioni di dollari: la costruzione di 1.700 scuole in tutto il Paese, opere mai realizzate.

È stata infine consegnata la menzione “Carta di Roma”, riservata a quei lavori video che meglio di altri trattano il tema di migranti e minoranze, a Carmen Vogani ed Emanuele Svezia, autori di Aisha e Zamira. Noi ragazzine Rom, servizio trasmesso da Nemo su Rai 2, dove le due ragazzine, telecamera alla mano, raccontano la propria quotidianità non troppo diversa da quella di qualunque altra adolescente della loro età.

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