In ricordo di Anna Politkovskaja

”Qui viveva ed è stata uccisa Anna Politkovskaia” – è la lapide commemorativa che Garry Kasparov, ex campione di scacchi e oppositore di Putin, ha affisso all’ingresso della casa di Anna Politkovskaia, assassinata il 7 ottobre 2006. ”Dato che il Comune non ha voluto fare niente per ricordarla – ha detto un assistente di Kasparov, uno dei leader dell’opposizione al presidente Vladimir Putin – , lo facciamo noi. Sperando che nessuno tolga questa targa”. La Politkovskaja è stata ricordata in qu…

''Qui viveva ed è stata uccisa Anna Politkovskaia'' - è la lapide commemorativa che Garry Kasparov, ex campione di scacchi e oppositore di Putin, ha affisso all'ingresso della casa di Anna Politkovskaia, assassinata il 7 ottobre 2006. ''Dato che il Comune non ha voluto fare niente per ricordarla - ha detto un assistente di Kasparov, uno dei leader dell'opposizione al presidente Vladimir Putin - , lo facciamo noi. Sperando che nessuno tolga questa targa''.

La Politkovskaja è stata ricordata in questi giorni in tutto il mondo e anche in alcune città italiane. Ma il ricordo più intenso è quello di "Una donna sola: Anna Politkovskaja", un'inchiesta condotta da Amedeo Ricucci, inviato di 'La Storia siamo noi', programma a cura di Giovanni Minoli, trasmesso giovedì 4 ottobre su RaiTre alle ore 1.20 e venerdì 5 alle 8.05. L'inchiesta risponde in pieno alla filosofia del programma di Minoli, ovvero "una Tv da ricordare e non da consumare"; attraverso la trasmissione e mediante la ricostruzione della vita della giornalista russa, è stata ripercorsa la storia della Russia degli ultimi 10 anni.

"Ho conosciuto Anna nel 2000, durante un servizio nei campi profughi in Cecenia e Daghestan - racconta Ricucci - ; seguivo una strana storia di 'traffico di ostaggi'. Lì ebbi appunto modo di conoscere Anna e rimasi profondamente colpito dalla sua umanità: oltre ad essere una brava giornalista era sinceramente vicina alla gente, cosa che difficilmente un giornalista riesce a fare. Da allora abbiamo mantenuto i contatti e mi sembrava dunque doveroso renderle omaggio con questo lavoro, anche perché, dopo l'ondata di sdegno iniziale, la vicenda è caduta nell'oblio. Inoltre c'è da dire che, ai tempi della prima guerra cecena, 'Mixer' è stato uno dei pochi programmi ad occuparsi della questione".

L'inchiesta è condotta su un doppio registro: uno legato strettamente alla vicenda di Anna e alla sua morte con interviste agli amici, ai parenti, a chi l'aveva conosciuta; l'altro, invece, più ampio, volto ad indagare cosa vuol dire essere giornalisti in Russia oggi. "In Russia non si può essere neutrali - continua Ricucci - : il giornalista che si mette al servizio del pubblico, realmente, diventa giornalista di opposizione. Per questo Anna è stata screditata ed era detestata dal potere, perché incarnava questa figura di giornalista".

Ma anche in questo caso lo "zar" Putin è riuscito a distinguersi. Per la "riunione" in commemorazione della morta della Politkovskaja le autorità di Mosca avevano vietato l'assembramento di più di 500 persone. Il gruppo più attivo nel mantenere vivo il ricordo della giornalista è 'Memorial', prima organizzazione non governativa e non politica nella storia russa recente, nata alla fine degli anni '80 per salvaguardare la memoria delle vittime del Gulag e custode dei diritti civili; il primo presidente fu Andrei Sacharov.

E in effetti a ricordare la giornalista assassinata non erano in molti, non solo a causa della pioggia ma soprattutto del timore di ritorsioni ed arresti e per via della minacciosa presenza di numerosi poliziotti.

C'erano invece migliaia di persone al ritrovo per celebrare il compleanno di Putin (per una macabra combinazione è sempre il 7 ottobre), ovviamente con tanto di autorizzazione e sicuramente ben organizzate da Russia Unita, partito fondato dal Cremino nel 2001 con il chiaro scopo di sostenere Putin.

A tre mesi dalle elezioni presidenziali, alle quali Putin non può più candidarsi, Kasparov prende la Politkovskaia come simbolo di battaglia per la democrazia e la libertà: "Anna, la sua vita, la morte e la sua luce sono diventati la fiamma dell'opposizione intera. Ognuno di noi si spartirà i sogni della sua anima; lotteremo e vinceremo pensando a lei".

Chi ancora non si è arreso di fronte alle deboli indagini sull'assassinio di Anna sono i colleghi della 'Novaja Gazeta' di Mosca. Viacheslav Ismailov, che ha raccolto la memoria professionale di Anna e la sua rabbia, è oggi affondato in un letto d'ospedale: ictus. Il direttore Dmitrij Muratov sta chiuso dentro un silenzio pietrificato. Qualche parola arriva dal giornalista Sergei Solokov: "Collaboriamo con la polizia e intanto raccogliamo le nostre informazioni. Se alla fine non saremo soddisfatti dei loro risultati, pubblicheremo i nostri". Infatti, i giornalisti della 'Gazeta' stanno facendo indagini non ufficiali "parallele", dal momento che l'inchiesta, chiamata operazione Vulcan, ha assunto i toni di una farsa o di un'operetta tragica.

Un sussulto c'è stato a fine agosto, con l'annuncio fiero del procuratore Jurij Chajka: "Abbiamo gli assassini! Arrivavano soprattutto dalla mafia cecena, mentre i mandanti vivono all'estero e volevano trascinare la Russia nella crisi".

Un'allusione al finanziere Boris Berezovsky, un altro nemico di Putin da eliminare.

Elena Romanato

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