Si chiude sempre a luglio una stagione di vita e di lavoro, c’è il senso della fine di un ciclo, c’è la voglia di riposarsi e di voltare pagina, tanto che si fanno magari dei buoni propositi per settembre (non importa il fatto che poi li si disattenderà, fa parte del gioco), quasi ancor più che all’inizio dell’anno. Già, di solito è così. Ma quest’anno? Tanti fra noi darebbero chissà cosa perché alla mitica ‘ripresa’ ci sia una situazione diversa, perché davvero la fase più acuta, almeno, della…

Si chiude sempre a luglio una stagione di vita e di lavoro, c'è il senso della fine di un ciclo, c'è la voglia di riposarsi e di voltare pagina, tanto che si fanno magari dei buoni propositi per settembre (non importa il fatto che poi li si disattenderà, fa parte del gioco), quasi ancor più che all'inizio dell'anno.
Già, di solito è così. Ma quest'anno? Tanti fra noi darebbero chissà cosa perché alla mitica 'ripresa' ci sia una situazione diversa, perché davvero la fase più acuta, almeno, della crisi possa appartenere al passato. Quasi nessuno crede però che ciò realmente accadrà e il primo anniversario dell'esplosione degli spread e della crisi delle Borse verrà ricordato magari con un altro agosto 'difficile'. Ma va detto anche che la speranza è l'ultima a morire e che nulla è comunque eterno.
Intanto ci accontentiamo della fine dell'era degli switch off, cui non a caso dedichiamo l'articolo di copertina di questo mese. Il panorama che emerge da questa ricognizione nelle regioni che hanno 'switchato' più di recente, fatta salva la Sicilia cui riserveremo a settembre uno specifico approfondimento, è il solito: emittenti locali in difficoltà, problemi seri, situazione non semplice, interrogativi un po' angosciosi sul futuro. Abbiamo voluto anche 'tastare il polso' alle aziende di alta frequenza, forzatamente coinvolte in questo passaggio al digitale, e la loro visione delle cose non è certo migliore, anzi.
Per non parlare delle tante incognite che incombono in altre regioni, quelle in cui si devono 'rottamare' i canali 61-69, e si tratta di aree 'centrali' del Paese, la Lombardia prima di tutto.
Insomma, comunque la giri, non te la senti di godertela alla grande questa estate che incombe e se anche riesci a sfuggire agli impegni e al timore delle solite 'sorprese' (si sa che in Tv in agosto non conviene distrarsi), bisogna poi averli davvero i soldi per andare in vacanza e anche qui nulla è più scontato, purtroppo.
Non aiuta neppure la situazione politica, che non promette molto di buono, anche se al momento in cui scriviamo sembrerebbero scongiurate le tentazioni di andare in modo disinvolto alle elezioni anticipate, idea che ci pare degna di un autolesionismo da manuale.
La cosiddetta Casta, poi, non fa molto per cambiare l'opinione negativa che gran parte degli italiani ha dei politici e ormai anche della politica. Il grave episodio dell'elezione dei nuovi membri dell'Agcom con un metodo che sembrava studiato per confermare i peggiori luoghi comuni sui nostri partiti e sul nostro Parlamento, è stato sintomatico e non si tratta di una cosa di poco conto, giacché questi Commissari dell'Authority, che sanciscono ancora fra l'altro, il solito problema del conflitto di interessi (a presceglierli sono stati i partiti, con in prima linea il Pdl), governeranno il nostro settore per la bellezza di sette anni.
Poi c'è la Rai e qui ci sono stati i previsti 'fuochi d'artificio'. Monti ha dovuto alla fine forzare la situazione, per cercare di smuovere le acque; le manovre in corso si concentravano infatti sull'ipotesi di una proroga di fatto della gestione di Lorenza Lei, o magari, ancor meglio, di una sua rielezione. Il Pdl ora dovrebbe a malincuore accettare la nuova realtà ma farà di tutto per difendere l'attuale Rai, un'azienda che ha invece bisogno di una svolta radicale.
Incomprensibile, invece, la strategia del PD, che sull'Agcom ha fatto i suoi (pessimi) giochi ma sulla Rai si era invece 'incartato' su una posizione di 'gran rifiuto' dell'elezione dei nuovi membri del Cda, con il rischio di lasciare tutto a un Centro-Destra in piena crisi. Bersani ha poi trovato una via d'uscita affidando alle “associazioni della società civile” l'incombenza delle designazioni.
Una mossa abile, alla fine, ma allo stesso tempo deprimente, per l'evidente mancanza di una linea seria su un tema così rilevante. A settembre avremo almeno una nuova Rai? Forse, in parte, sì, ma che fatica...