Intercettazioni: delega al Governo, la Vigilanza ‘giudica’ i talk-show

La Camera ha approvato il ddl di riforma del processo penale, che contiene anche la delega al governo sulle intercettazioni, con 314 sì, 129 no e 51 astenuti. A favore hanno votato Pd, Scelta civica, Area popolare, Psi, Pi-Cd. Contrari M5s, Lega nord, Fdi, Sel, Alternativa Libera. Forza italia si è astenuta. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato.

Due le principali innovazioni rispetto al testo originario del disegno di legge di delega. Innanzitutto, salta (ed è decisione dell’ultimo momento) l’udienza dedicata alla selezione del «materiale intercettativo» (la famosa ‘udienza filtro’): viene sostituita da una più generica previsione di una scansione procedimentale «per la selezione di materiale intercettativo nel rispetto del contraddittorio delle parti, e fatte salve le esigenze di indagine». La delega dovrà poi prevedere disposizioni per garantire la riservatezza delle comunicazioni e delle conversazioni telefoniche e telematiche oggetto di intercettazione.

Le registrazioni o le riprese effettuate in maniera fraudolenta potranno essere utilizzate dal cronista, purché ciò serva ad esercitare il diritto di cronaca. In base al nuovo testo sarà invece punibile con la reclusione fino a quattro anni, «la diffusione, al solo fine di recare danno alla reputazione o all’immagine altrui, di riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni, anche telefoniche, svolte in sua presenza ed effettuate fraudolentemente». La punibilità sarà invece esclusa «quando le registrazioni o le riprese sono utilizzate nell’ambito di un procedimento amministrativo o giudiziario o per l’esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca».

Praticamente, d'ora in poi, l'Esecutivo (che - va osservato - continua ad accumulare poteri su poteri) ha in mano una delega su un punto delicatissimo e vitale per la libertà d’informazione, che permetterà di fare un decreto grazie al quale il Governo potrà decidere prescrizioni sull'uso che i giudici possono fare delle registrazioni, eliminando appunto l'udienza filtro, durante la quale magistrati e avvocati decidevano quali conversazioni registrate utilizzare.

Viene poi esclusa la pubblicazione delle intercettazioni di persone ‘occasionalmente coinvolte nelle indagini’. A discutere sull'uso e la pubblicazione delle registrazioni sarà un tavolo di esperti, giuristi e magistrati, che si riunirà al ministero della Giustizia.

“Il gruppo di esperti - ha detto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando - mira a tutelare le persone che non sono coinvolte nei procedimenti e a impedire una diffusione di informazioni che non abbiano una rilevanza penale, con tutti gli accorgimenti tecnici necessari. Sarà un tavolo che naturalmente vedrà coinvolti gli operatori che più utilizzano questi strumenti. Dopodiché proprio questa composizione, plasticamente, dimostrerà che non abbiamo chiesto nessun mandato al Parlamento per limitare le intercettazioni come forma di indagine”.

La riforma del processo penale però non piace ai magistrati: "È molto deludente - è il commento dell'Associazione nazionale magistrati, che boccia il provvedimento e parla di un intervento "disorganico" e "senza coerenza".

“Chi si attende effetti risolutivi sui tempi della giustizia penale avrà una grossa delusione - ha detto il presidente della Anm, Rodolfo Sabelli - .Ancora una volta ci si illude di risolvere i mali della giustizia attraverso forme di pressione sulla magistratura che è al limite e in alcuni casi oltre il limite, delle proprie possibilità".

Il ddl contiene, secondo Sabelli, "molte ombre, accanto a qualche luce: si tratta di interventi disorganici, senza una linea coerente di carattere strutturale sui nodi critici del processo penale".

Critico, nell’ambito sindacale, anche il Sindacato cronisti romani: “Il diritto/dovere dei giornalisti di informare è di nuovo minacciato. Cambiano i governi, ma dal centrodestra al centrosinistra non cambia la volontà di liquidare con un bavaglio il tema delle intercettazioni. L’errore di sempre è quello di credere che sia necessaria la strada della censura per impedire gli abusi, e non piuttosto quella di ragionevoli sanzioni. Non c’è da parte del mondo politico la serenità necessaria per coniugare il diritto di cronaca e gli strumenti corretti d’indagine dell’attività giudiziaria con il diritto dei cittadini alla riservatezza. Un punto d’equilibrio è possibile, e si tratta di diritti fra loro meno conflittuali di quanto si voglia far credere.

Il delegare al governo questa complessa e delicata normativa dimostra l’inadeguatezza nell’affrontare un tema di centrale importanza per la vita democratica…

I Cronisti romani sono allarmati, perché la delega al governo è una delega per un bavaglio possibile. Una delega potente, proprio quando c’è necessità di maggiori tutele all’informazione”.

 

Che non sia un bel momento per chi vuol fare ‘giornalismo indipendente’ (che poi è l’unica forma vera di giornalismo, a pensarci bene) lo dimostra anche l’aria che tira in Commissione di Vigilanza, dove non si è trovato di meglio che mettere ‘sotto processo’ i talk-show Tv (quindi, per competenza, soprattutto ‘Ballarò’ di RaiTre, mentre di ‘Virus’ non si parla) che erano infatti appena finiti nel mirino di Renzi, perché ‘fanno meno ascolti dell’ennesima replica di ‘Rambo’.

Il direttore di RaiTre Andrea Vianello ha dovuto andare a difendersi in questa Vigilanza che impiega il proprio tempo ad esaminare le singole scalette del singolo programma o a tenere d’occhio Iacona che a ‘Presa diretta’ non sarebbe stato troppo tenero con il ‘Job Acts’ perché ha sentito troppi sindacalisti.

Lo spettacolo, insomma, non è dei migliori e le dichiarazioni, specie quelle di autorevoli esponenti del PD, sono quello che sono.

Il senatore PD Francesco Verducci: “In Vigilanza porrò il tema di come l’informazione, l’approfondimento e i talk debbano ripensarsi radicalmente. Oggi hanno perso legittimazione, credibilità e ascolti perché troppo autoreferenziali e autocentrati”.

Il depurato PD Michele Anzaldi: “Vianello oggi ha difeso l’indifendibile, ha lasciato andare a La7 Floris per una questione di risparmi e fa un programma che non risparmia neanche un euro. Non si è mai visto nella storia della Tv pubblica un talk che apre due settimane di seguito con lo stesso partito”.

Anzaldi - che forse dovrebbe ricordare anche che Floris è andato a La7 dopo una litigata con Renzi in Tv - ce l’ha con Giannini che a ‘Ballarò’ ha ‘osato’ ospitare per due settimane di seguito all’inizio del programma esponenti dei Cinquestelle.

Questo dicono e fanno in una Commissione che dovrebbe in teoria ‘volare un po’ più alto’ e dare indirizzi di pluralismo e rispetto delle regole di servizio pubblico nel loro complesso. Invece si spulciano singole scalette e si processano singoli conduttori e direttori, si fa la conta degli ospiti e delle loro tendenze politiche, dando inoltre indirizzi alla Rai non da parlamentari ma quasi da ‘dirigenti televisivi’ veri e propri o da direttori di testata giornalistica.

I vertici Rai appena eletti tacciono, forse incerti sul da farsi, forse imbarazzati, forse sperando solo che la piccola bufera passi. E passerà, si sa, ma una Vigilanza così non ci fa sperare in nulla di meglio per il futuro.

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