Iran: le disavventure di Murdoch

Rupert non vuole confini al suo impero e in Iran ha creato con un partner Farsi 1, Tv di intrattenimento, ma attentamente ‘controllato’. Mai abbastanza per gli ‘integralisti’ al Governo, però, che infatti vorrebbero tanto oscurarla…

Alcune settimane fa un gruppo di hacker filogovernativi, l'Esercito Cybernetico dell'Iran, ha attaccato il sito web del popolare canale Farsi 1, di proprietà (parziale) del magnate australiano Rupert Murdoch, oscurandolo per alcune ore. A Murdoch, che ha come partner nell'emittente Zaid Mohseni, non viene perdonato il fatto di aver introdotto in Iran fiction 'occidentali', che tengono incollate al piccolo schermo milioni di donne iraniane.
In occasione dell'oscuramento è uscito un messaggio degli hacker che diceva "Gli alleati del sionismo devono sapere questo. Il sogno di distruggere le fondamenta della famiglia iraniana li condurrà al cimitero".

E non si tratta certo di un evento del tutto inatteso. Da alcune settimane il governo iraniano ha accusato Farsi 1, vittima di violenti attacchi in quel Paese, di distruggere i valori islamici tradizionali e di essere un'“invasione culturale dell'Occidente”.

Di fatto Farsi 1, che si è ben guardata dal trasmettere davvero Tg in lingua farsi (cosa che in un Paese come l'Iran, dove l'informazione è molto 'controllata', avrebbe comportato molti rischi), manda in onda fiction o telefilm solo in parte americani e prevalentemente sudamericani e coreani (del Sud). Sono fiction in cui si parla soprattutto di amore e infedeltà, senza scene di sesso e contatti in genere tra uomini e donne. Inesistenti anche i baci.

Ma a infastidire il governo iraniano (ma non certo la popolazione, come abbiamo visto) non sono tanto i film o le fiction quanto un modello culturale che viene proposto anche dalla sola presenza di Farsi 1, che è comunque un'emittente di modello 'occidentale', che ha molta presa su un popolo composto prevalentemente da giovani (l'80% della popolazione è sotto i 30 anni), portatore di voglia di novità e di uscire da un mondo fatto di oppressione e dove ogni voce ed espressione di dissenso viene barbaramente soffocata, con processi sommari, galera e a volte anche la morte.

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