Italia e Spagna hanno perso il treno per l’America Latina

Un'analisi del mercato dei programmi in Sud America –

Ecco un ampio commento del nostro corrispondente dall’America Dom Serafini sulla situazione dell’importazione dei programmi nell’interessante mercato dell’America Latina. Purtroppo Italia e Spagna sembrano aver perso l’occasione…

Il treno merci (simbolico) che parte da Roma, fa tappa a Madrid e poi prosegue per i Paesi dell'America Latina, contiene di tutto, dal “jamon serrano de Parma” ai churros, ma non porta cassette video o Dvd di programmi televisivi e cinematografici né italiani, né spagnoli. Questo perché il treno per i prodotti audiovisivi diretti in America Latina parte da Londra, fa un breve scalo a Toronto e poi prosegue per Hollywood.
Non é una questione di fraintesi, anzi l'America Latina capisce benissimo sia l'Italia che la Spagna: le culture sono simili, le lingue comprensibili e la maggior parte della sua gente proviene da questi due Paesi europei.
Il problema é che sia l'Italia che la Spagna non hanno saputo o voluto imporre i loro prodotti audiovisivi in America Latina, pertanto hanno perso il treno per questa regione. I produttori e distributori di prodotti audiovisivi americani, invece (seguiti dagli inglesi e canadesi), hanno saputo conquistare prima lo spirito, poi il portafoglio dell'America Latina con una politica lungimirante, persistente e ben focalizzata.
Il numero di “VideoAge” (www.videoage.org) di dicembre riporta che le importazioni di prodotti audiovisivi nell'America Latina oggi valgono 1,5 miliardi di dollari l'anno, il che rappresenta il 10% di tutte le vendite internazionali. Di questi, l'84,6% é preso dagli studi americani. Del rimanente 15,4% (cioè 230 milioni di dollari), 173 milioni vanno ai membri dell'Independent Film & Tv Alliance (Ifta), un'associazione con sede a Los Angeles che raggruppa 160 soci, per la maggior parte americani, inglesi e canadesi. Alle societá latino-americane vanno 48 milioni, mentre i rimanenti 9 milioni l'anno va al resto dei distributori internazionali, inclusi italiani e spagnoli. Il fatto interessante é che della torta Ifta gli inglesi si prendono circa 40 milioni di dollari l'anno.
Pertanto i Paesi di lingua inglese, con culture e tradizioni molto lontane dal mondo latino-americano, hanno saputo conquistare gli spettatori di questa regione che ha origini italiane e spagnole, a differenza di Italia e Spagna.
Cos'é successo? L'America Latina non é stato un mercato facile. Alcuni ex dirigenti degli studi americani che hanno fatto da pionieri, ricordano come si dovesse viaggiare con una pistola in borsa (sia come forma intimidatoria che di protezione), specialmente nell'America Centrale.
Molte volte i prodotti audiovisivi venivano piratati e, quando acquistati legittimamente, era sfiancante riuscire a farsi pagare.
Nonostante ció, gli americani prima e gli inglesi dopo, hanno insistito. Hanno investito con sedi locali, specialmente nei sei Paesi principali (Brasile, Messico, Argentina, Venezuela, Colombia, Cile), piú Miami, in Florida che é diventata la base di collegamento per tutta l'America Latina.
Il mondo anglosassone ha sempre partecipato ad eventi del mondo audiovisivo latino americano ed oltre 40 anni fa ha persino organizzato un mercato per la regione (gli Screenings di Los Angeles) nel mese di maggio.
Tutte le principali societá americane ed inglesi hanno dei reparti esclusivamente dedicati al mercato latino-americano, con uno staff coordinatore presso la sede ed uffici in varie parti della regione.
A questo punto, se Italia, Inc. non vuole che i latini americani crescano guardando (e consumando) il “jamon de Virginia” nei programmi americani e fosse interessata a reclamare il suo spazio culturale ed economico in America Latina, deve fare un piano lungimirante con adeguate risorse finanziarie e personale specializzato, e non limitarsi al “tocca e fuggi” che accade oggi, dove i tentativi non mancano, ma sono di breve durata, senza essere programmati, con poche risorse a disposizione e senza una volontá vincente o vero interesse.

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