ITV Studios acquista il 51% di Cattleya

 

La società inglese ITV Studios è diventata azionista di maggioranza di Cattleya, il principale produttore indipendente italiano e artefice di due dei maggiori successi internazionali in lingua italiana degli ultimi anni: le serie televisive ‘Gomorra’ e ‘Romanzo Criminale’.

ITV Studios, oltre ad essere produttore leader nel campo dell’entertainment nel Regno Unito, è anche uno dei maggiori e più affermati distributori di contenuti Tv a livello internazionale, con più di 40.000 ore di programmi e serie di alta qualità distribuiti e venduti in tutto il mondo. Negli ultimi anni ITV Studios, per soddisfare la crescente domanda di serie Tv in Europa, ha investito in società di produzione in Germania, Scandinavia e Francia, e ha così acquisito una dimensione ottimale per sfruttare le grandi opportunità offerte dai contenuti televisivi locali, ma con appeal internazionale.
Cattleya è stata fondata nel 1997 da Riccardo Tozzi, al quale si sono presto associati Giovanni Stabilini, attuale Presidente e co-CEO, e Marco Chimenz, co-CEO. Francesca Longardi e Gina Gardini, produttrici e socie, si sono rispettivamente aggiunte nel 1999 e nel 2005. La casa di produzione ha al suo attivo oltre 70 film, tra cui ‘La Bestia nel cuore’, candidata agli Oscar come Miglior Film Straniero, ‘Suburra’ (appena lanciata da Netflix), ‘Educazione Siberiana’, ‘Io non ho paura’, ‘Mio Fratello è Figlio Unico’, ‘Non Ti Muovere’ e i campioni di incassi ‘Benvenuti al Sud’, ‘Benvenuti al Nord’, ‘Il Principe Abusivo’, nonché i successi teen ‘Tre Metri Sopra al Cielo’ e ‘Ho Voglia di te’.

Nel 2010, grazie all’ingresso in società di Monica Riccioni, è entrata nel campo dell’advertising con Think Cattleya, che si affermata come una delle principali realtà produttive del settore in Italia. Negli ultimi anni Cattleya ha incrementato notevolmente la sua produzione di serie Tv che si prevede possa rappresentare i due terzi dei ricavi a partire dal 2019.
L’obiettivo della partnership con ITV Studios è ideare, produrre e distribuire serie di qualità, soprattutto in lingua italiana e in inglese, che abbiano i requisiti e il potenziale per affermarsi sul mercato internazionale.

L’accordo prevede che Cattleya manterrà piena autonomia creativa e produttiva, mentre la divisione commerciale di ITV Studios, ITV Global Entertainment, distribuirà le produzioni Tv di Cattleya in tutto il mondo.
Alcune serie televisive targate Cattleya hanno già avuto ampia diffusione nel mondo; basti ricordare ‘Romanzo Criminale’ e ‘Gomorra’, la cui terza attesissima stagione verrà trasmessa da Sky Italia a partire dal mese di novembre. Più recentemente la società ha prodotto la prima serie in lingua italiana di Netflix, la citata ‘Suburra’.
Cattleya ha attualmente in fase avanzata di sviluppo vari progetti internazionali. Il primo a entrare in produzione nel 2018 sarà ‘ZeroZeroZero’. La serie, commissionata da Canal+ e Sky e tratta dal libro di Roberto Saviano sul traffico globale di cocaina, coinvolge il team creativo di ‘Gomorra’, tra cui lo stesso Saviano, Leonardo Fasoli, insieme al regista Stefano Sollima.

Tra le altre serie previste per il 2018 ci sono: ‘Django’, basata sul film spaghetti-western di Corbucci del 1967; ‘Suspiria de Profundis’, ispirata dal romanzo di Thomas de Quincey, che si avvale della collaborazione di Dario Argento; ‘Il Regno’, tratta dal libro di Emmanuel Carrère sulle origini del Cristianesimo.

 

A corredo di queste notizie, ci pare interessante dare conto di questa analisi pubblicata dall’agenzia Adn Kronos:

 

“Ci sono un paio di proporzioni che rendono bene l'idea di quello che è accaduto negli ultimi anni nel mercato dell'audiovisivo italiano e le potenzialità offerte prima dalla pay-tv di Sky ed ora da Netflix e dalle altre piattaforme di video on demand: “Nel 2008 'Romanzo criminale - La serie' ha recuperato sul mercato internazionale il 30% dei costi, nel 2014 'Gomorra - La serie' almeno il 50%, nel 2018 'Zero zero zero' e 'Django' arriveranno all'80%. Netflix è solo mercato internazionale, quindi il problema nemmeno si pone: lì i costi sono interamente a carico del mercato internazionale, anche se nel caso di 'Suburra', per diritti legati al precedente film, c'è una quota di coproduzione Rai e quindi i costi sono stati per l'80% coperti da Netflix. Ma per capire di che rivoluzione parliamo, bisogna sapere che la fiction domestica, caso 'Montalbano' a parte, in media recupera sul mercato internazionale tra lo zero e il 20%” - spiega all'AdnKronos Riccardo Tozzi, che 20 anni fa ha fondato Cattleya, la più grande società di produzione cinematografica e televisiva indipendente italiana, artefice di tutte le serie di successo appena citate.

Con un passato prima in Sacis (Rai) e poi alla guida della produzione fiction di Mediaset, Tozzi nel 1997 si è messo in proprio ed è il produttore indipendente che meglio è riuscito ad intercettare i cambiamenti in atto nello scenario internazionale. Non è un caso che sia stato lui a portare su Netflix la prima produzione made in Italy, 'Suburra', e che pochi giorni dopo abbia annunciato di aver ceduto il 51% di Cattleya alla società inglese Itv Studios. Le sue produzioni e coproduzioni sono richiestissime dal mercato internazionale: “Noi più di quello che stiamo producendo non possiamo fare. E mi piacerebbe che altri produttori italiani cavalcassero l'opportunità di questa domanda, che con Cattleya abbiamo contribuito a generare”.

Tozzi spiega anche come siano cambiate le regole della produzione nel nuovo scenario multipiattaforma: “Premesso che lo scenario è talmente in evoluzione che forse dobbiamo ancora comprenderlo completamente, la prima grande rivoluzione in Italia è stata portata dall'arrivo della pay-tv di Sky, che ha modificato sia i modelli di fruizione che quelli di produzione. In fondo il fenomeno dei 'Binge watching(quello per cui si fanno 'scorpacciate' di intere serie, dato che tutte le puntate sono disponibili insieme, e non si guarda più un episodio a settimana) tipico di Netflix è possibile già da un po' con Sky Box Sets e in qualche misura da un anno anche con Rai Play. Questo ha cambiato e sta cambiando la scrittura seriale, perché va evitato ogni richiamo e ripetizione nel susseguirsi delle puntate, che invece era tipico dell'architettura seriale della Tv generalista, dove si guardava una puntata a settimana e lo spettatore andava aiutato perché era più distratto”.

Questa non è l'unica evoluzione del linguaggio: “Quando produci per Netflix o per una grande coproduzione internazionale di Sky, devi tenere presente che hai come pubblico potenziale il mondo intero. Quindi anche se funzionano molto le forti connotazioni 'local' (basti pensare alla Napoli di 'Gomorra' e alla Roma di 'Suburra'), devi sempre tenere presente che quella fiction dovrà essere decifrabile ovunque, quindi anche se i personaggi parlano in dialetto stretto il linguaggio in realtà deve essere universale”.

Quando questo riesce, come nel caso di Cattleya, le ripercussioni sono notevoli: “Si hanno budget più grandi e quindi si può investire di più sulla qualità. La fiction italiana è vincente perché ha recuperato quello che faceva grande il cinema italiano: i generi e i mestieri del cinema”.

Paradossalmente a rimanere indietro è stato il cinema: “Oggi il costo 'di fabbricazione' di una serie italiana per il mercato internazionale rispetto ad una serie americana è la metà o un terzo (il costo orario di queste grandi produzioni arriva fino a 4 milioni di euro l'ora; N.d.R.), mentre la media di budget di un film italiano rispetto ad uno statunitense è più o meno 1 a 50. Eppure il biglietto per la sala cinematografica in Italia è lo stesso tanto per un film italiano quanto per un film americano. Va bene fare molti piccoli film di sperimentazione, però occorre anche fare molti grandi film in coproduzione internazionale”.

Secondo Tozzi anche il cinema italiano dovrebbe capire che realtà come Netflix, Amazon o la nuova società annunciata da Tim con Canal Plus sono una grande opportunità, combatterle è autolesionistico: in Italia gli incassi sono crollati, il pubblico adulto va molto poco al cinema proprio perché ha molti abbonamenti ed ha la possibilità di vedere molto racconto per immagini a casa, quindi quando esce magari ha voglia di fare altro, di andare a mangiare fuori”.

‘Andare al cinema è diventata una scelta un po' speciale legata a pochi film importanti, magari con una grande componente visiva, e alla presenza di sale molto belle. Gli incassi del cinema americano sono stabili perché è fatto per un pubblico giovanissimo. Da noi ancora non è così, eppure il 55% del pubblico delle sale italiane è sotto i 14 anni’”.

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