Il problema di Angelo Pintus è che prima di lui c'era Fiorello. Un altro problema è che cercare di far rivivere programmi, o fenomeni sociali quale è stato il ‘Karaoke’, è sempre un'operazione rischiosa.
Il meccanismo e la struttura del ‘nuovo’ programma di Italia 1 è pressoché la stessa del 1992, che lanciò Fiorello, sempre su Italia 1. In una piazza di una città italiana su un palco si esibiscono aspiranti cantanti, tra stecche e interpreti (invece) dalla voce impostata.
Il paragone viene naturale e si parte dalla conduzione: Angelo Pintus è palesemente il tentativo proprio di copiare Fiorello, usa lo stesso metodo, la battuta, l'approccio dell'animatore più che del presentatore. Ma non è tutta sua la responsabilità del programma.
Due cose appaiono in modo macroscopico. Nelle puntate degli anni Novanta il pubblico cantava spontaneamente con i cantanti sul palco, tanto che a volte copriva la voce del cantante. Nelle puntate di oggi quando il pubblico ondeggia, alza le braccia in sintonia con tutta la piazza sembra che ci sia dietro “l'incitatore” che nei programmi di Mediaset incita e suggerisce le scenografie al pubblico.
L’altra cosa evidente è il ritmo. Nelle puntate di Fiorello gli aspiranti cantanti che si susseguivano sul palco per una canzone erano cinque, sei, a volte sette e spesso il conduttore doveva “spingerli” fuori perché non volevano lasciare la scena ma era l'unica possibilità di far cantare tutti. Perché il Karaoke era una novità ma era anche una festa a cui tutti volevano partecipare divertendosi. Ora, complici i talent show, quel gusto del divertimento di apparire in Tv per i famosi secondi di notorietà si è trasformato nella volontà di farsi notare per più di qualche secondo. E non basta inserire qualche concorrente che stecca per fare sparire questa sensazione.