Kirghizistan: il rischio di fare informazione

Laddove c’è una notizia i mezzi di comunicazione, e prima di tutte la Tv ci sono o, quasi sempre, cercano di esserci. Spesso però a rischio proprio, anche della vita. Gli ultimi episodi riguardano il Kirghizistan.

Il disordine politico in Kirghizistan ha portato, come succede nella maggior parte di questi casi, un grande caos e a farne le spese sono stati ancora una volta i giornalisti. Risalgono a pochi giorni fa le notizie di alcune violenze subite da giornalisti nel quadro della confusione in cui è piombata a un certo punto la capitale Bishkek.

La prima mossa dei gruppi di opposizione è stata quella di sequestrare i media di stato da una parte e fornire il massimo supporto possibile ai media indipendenti. Era inevitabile che i giornalisti e gli operatori dei media fossero coinvolti direttamente. A denunciare la situazione è stata l'International Federation of Journalists (IFJ).

"C'è bisogno di un momento di calma, le intimidazioni devono finire. I giornalisti devono poter riportare i recenti sconvolgimenti politici senza subire violenze" - ha dichiarato Aidan Withe, Segretario Generale dell'IFJ - . Alcuni sembrano essere stati presi di mira indiscriminatamente per l'attrezzatura che portano con sé, altri sembrano essere stati picchiati dalle forze di sicurezza".

In particolare, il 24 marzo, il direttore dell'Unione dei Giornalisti del Kirghizistan, Azamat Kalman, si è rotto entrambe le gambe mentre cercava di raccogliere notizie sulla violenza di strada. La giornalista bulgara Dessislava Rizova è stata a sua volta ripetutamente picchiata dalle forze di sicurezza durante l'assalto al palazzo del Governo.

Ivan Volonikhin e Aleksey Vinogradov, che lavorano per la russa Channel 3 TV, sono stati attaccati. Non hanno riportato ferite gravi, ma le loro apparecchiature sono state rubate.

"Ancora una volta è chiaro il rischio che i giornalisti corrono quando si trovano al centro di tumulti politici o di disordini civili. Vengono presi di mira in quanto giornalisti, o perché portano con sé attrezzature costose o perché sono vittime di mobbing" - ha sostenuto in un documento l'IFJ - . È necessario che i giornalisti facciano molta attenzione e che gli operatori dei media vengano preparati e assicurati, prima di essere mandati in situazioni del genere".

Intanto in Iraq - tanto per gradire - sono stati rapiti tre giornalisti rumeni: Marie Jeanne Ion, il suo cameraman Sorin Miscoci di Prima Tv e Ovidiu Ohannesian, cronista del giornale "Romania Libera". Nulla ancora si sa, infine, della francese Florence Aubenas.

Pubblica i tuoi commenti