Il Presidente del Consiglio Renzi ha improvvisamente deciso nelle scorse settimane di chiamare la Rai a contribuire ai sacrifici necessari, in un momento in cui molti sono invitati (o costretti) a stringere la cinghia, tagliando di punto in bianco il suo bilancio di ben 150 milioni, proprio all’indomani di una sofferta operazione che aveva riportato (sia pure di pochissimo) i conti dell’azienda pubblica in positivo, eliminando il pesante deficit precedente. Il provvedimento in realtà va a copert…

Il Presidente del Consiglio Renzi ha improvvisamente deciso nelle scorse settimane di chiamare la Rai a contribuire ai sacrifici necessari, in un momento in cui molti sono invitati (o costretti) a stringere la cinghia, tagliando di punto in bianco il suo bilancio di ben 150 milioni, proprio all'indomani di una sofferta operazione che aveva riportato (sia pure di pochissimo) i conti dell'azienda pubblica in positivo, eliminando il pesante deficit precedente. Il provvedimento in realtà va a copertura dei famosi 80 euro in busta paga che sono stati il cavallo di battaglia di Renzi in questa durissima campagna elettorale europea ed è facile immaginare che, alle prese con la non facile impresa di trovare qualcuno a cui far pagare l'onere, il Premier abbia scelto, fra gli altri, due 'entità' poco popolari come le banche da una parte e dall'altra la Tv pubblica, per la quale una fetta (solo una fetta, sia pure maggioritaria, si sa) di italiani paga un pochissimo amato canone e che ha fama di sprechi e ruberie, a torto o a ragione.
Troviamo solo questa attenuante, se così la possiamo definire, a una decisione che, comunque la si guardi, appare assurda e che ha scatenato manco a dirlo una rivolta generalizzata alla Rai, ben esemplificata dalla rovente discussione ingaggiata da Renzi con Giovanni Floris a 'Ballarò'. Quasi in contemporanea il settimanale 'L'Espresso' usciva con una copertina dedicata a 'MalaRai', denunciando possibili scandali nella gestione degli appalti di post-produzione dei programmi (peraltro segnalati ai magistrati dalla stessa dirigenza Rai) e alcune operazioni di produzione e acquisto un po' discutibili a Rai Cinema. Cacio sui maccheroni per Renzi, manco a dirlo, che in compenso non si parla col direttore generale della Rai Gubitosi e si è trovato alle prese con una serie rovente di critiche. È probabile che il provvedimento di taglio dei 150 milioni non avrà vita facile in Parlamento ma staremo a vedere, naturalmente.
In due parole, ecco perché l'idea di un taglio così concepito ci pare degna di finire nel cestino. Renzi ha tentato prima di tagliare le sedi regionali della Rai (dove ci saranno sicuramente molti sprechi, ma quale servizio pubblico non ha proprie basi sul territorio?), poi di indurre la Rai a vendere una quota di Rai Way (cosa che forse ora si farà), ponendo malamente sul tappeto, in emergenza, una questione in realtà molto delicata come quella del possesso degli impianti di trasmissione, che all'estero non è quasi mai legata ai broadcasters ma a apposite società pubbliche.
Soprattutto però appare incredibile che il tutto venga giustificato con la 'meritevole' decisione del Governo di non intervenire in tema di palinsesti e trasmissioni, visto che si vorrebbe voltare pagina rispetto alla costante ingerenza dei partiti alla Rai, da sempre deprecata (a parole). Ebbene, c'è un'ingerenza peggiore di quella di tagliare in modo indiscriminato ben 150 milioni al bilancio di una società di cui si dice (anche qui a parole, poi i fatti potrebbero essere diversi) di voler garantire l'indipendenza? Si può lavorare e portare avanti un'azienda di questa importanza se non c'è certezza delle risorse e si appare (nei fatti, altro che parole) alla mercè delle capricciose e variabili decisioni del Governo, che nega dunque alla Rai (controllata dal Ministero dell'Economia come istituzione e non in nome dell'Esecutivo di turno, si badi bene) qualsiasi autonomia gestionale effettiva? La prossima volta che farà Renzi? Se ci sarà (Dio non voglia) un terremoto con conseguente obbligata ricerca di fondi, taglierà direttamente una rete della Rai o farà licenziare un po' di persone?
Abbiamo fatto ricorso a un po' di sarcasmo, perché l'accaduto ci sembra davvero incredibile: si proclama di voler tutelare la libertà del servizio pubblico e lo si rende invece schiavo delle mutevoli decisioni del Consiglio dei Ministri.
In materia mediale, un pessimo inizio del Governo Renzi.