Ecco una ‘cronaca in diretta’, dalla nostra inviata ‘sul campo’, della puntata conclusiva, lunedì scorso, di ‘Vieni Via Con Me’.
Lunedì sera ultima puntata di 'Vieni Via Con Me': l'audience è stata di quasi 9 milioni di spettatori (8.669.000), sfiorando il 30% di share (29,17%) e vincendo la serata. I contatti sono stati circa 19 milioni (18.832.000), con una permanenza record del 46,03%.
Per RaiTre, dunque, ancora un grande successo con i racconti di Saviano, prima sul terremoto a L'Aquila, poi sulla Costituzione e il voto di scambio e con gli elenchi di Fazio.
Io però non vi voglio raccontare la puntata perché spero voi l'abbiate vista o avrete modo di vederla su internet, ma vi voglio raccontare l'atmosfera che ho potuto cogliere lunedì sera in via Mecenate 76, a Milano, proprio nello studio dove il programma andava in onda. In realtà io ero ospite nella sala stampa allestita in uno studio enorme e limitrofo a quello della trasmissione (dove invece tutti i posti a sedere erano da tempo prenotati).
Il fatto è però che durante il primo break pubblicitario, grazie a Andrea Bianchi dell'ufficio stampa Endemol, sono riuscita a 'intrufolarmi' nello studio. Non potete immaginare la mia sorpresa nel vedere le sue dimensioni reali: uno studio davvero piccolo, dove tutto sembrava essere in miniatura (compresi i personaggi) e dove tutto era a portata di mano. Anche il pubblico, nei pochi posti sugli spalti, era a stretto contatto con il palco e di conseguenza con i presentatori.
E così ho capito che era grazie alla regia di Duccio Forzano se lo studio mi era sempre apparso (da casa) come ampio e luminoso, grazie alle belle riprese dall'alto e grazie probabilmente ai pannelli (i cosidetti switchglass) che di volta in volta diventavano paesaggi, fotografie, quadri, leggii enormi o trasparenti sipari per l'entrata di attori e cantanti. Tutto mi è apparso avere una dimensione più teatrale che televisiva.
Ma, d'altra parte, mi sono resa conto che proprio questa dimensione teatrale è stata probabilmente la 'forza magica' della trasmissione. Insieme alla sua atmosfera intima, dai toni bassi, mai urlati, penetranti, irriverenti, ma mai volgari maleducati o irrispettosi. Oserei dire dunque una regia davvero magistrale (che tra l'altro avremo modo di approfondire in altre sedi) nel cogliere i volti, le voci, nel sottolineare le parole, le espressioni, nell'illuminare lo spazio e nell'inquadrare le scene restringendone o dilatandone i contorni, a seconda delle esigenze. A proposito, la mia 'incursione' nello studio è stata proprio dopo il superbo balletto dei Ballet Actors. E mentre stavano smontando la scenografia mi sono chiesta come faceva a starci quell'enorme tavolo imbandito insieme a tutti i ballerini/attori…
Mentre gli operatori sgombravano la scena, alcune inservienti pulivano il palco alla velocità della luce, mentre Fabio Fazio e Roberto Saviano, a pochi passi da me, parlavano e si confrontavano con gli autori. Ovviamente avrei voluto correre a stringere loro la mano ma non ho voluto disturbare il loro lavoro. Seri, felici e concentrati: così mi sono sembrati mentre nell'aria si poteva toccare un'adrenalina positiva e contagiosa.
Così quando ho visto, il capostruttura di RaiTre, Loris Mazzetti, alzarsi e sorridere non ho potuto fare a meno di salutarlo e fargli i complimenti. È stato un attimo, perché poi è iniziato il countdown e tutti sono tornati al proprio posto mentre dietro agli switchglass erano già pronti Elio e le Storie Tese. In questi 5 minuti di pubblicità ho visto una macchina, o meglio una squadra, perfetta, che si è mossa a gran velocità senza trasmettere alcun nervosismo.
Sono poi tornata nella 'mia' sala stampa dove, essendo seduta a fianco di Andrea della Endemol, avevo proprio sotto gli occhi la scaletta del programma: non ho voluto guardarla perché non volevo sapere in anticipo 'chi sarebbe arrivato a leggere cosa'. Credo infatti che un altro degli aspetti positivi di questo programma sia stato proprio l'effetto sorpresa dell'arrivo degli ospiti e dei loro elenchi.
Il susseguirsi di attori e cantanti di alto livello che in un'atmosfera amichevole leggevano o cantavano senza promuoversi o promuovere qualcosa. Quello che 'mi è arrivato' sin dalla prima puntata, già con Benigni e Abbado, è stato, infatti, il piacere di tutti i personaggi, famosi e non, di essere lì a raccontare qualcosa di vero. E così, anche lunedì sera, ho visto susseguirsi la commovente Benedetta Tobagi, il serio Procuratore Piero Grasso, l'insostituibile Dario Fo, l'illuminato Don Ciotti e ancora l'ironica Milena Gabanelli. Alle 23.30 circa il programma (durato un po' più a lungo delle altre puntate) è finito, ma il tempo era ancora una volta volato via.
Sono uscita dagli studi Rai di via Mecenate accanto a Dario Fo e Piero Grasso (vorrà pur dir qualcosa se anche loro hanno aspettato la fine del programma!). Una cosa è certa: questa trasmissione, lontana dai format della solita Tv, ha proposto pensieri e parole diventati spunti di riflessione. Chissà, se, come ha accennato Mazzetti, saranno possibili altre quattro puntate in primavera…