La corsa delle Tv alle immagini di Gheddafi

Per tutta la giornata di ieri le notizie si sono alternate alle smentite, finché sugli schermi Tv di tutto il mondo sono apparse le immagini di Gheddafi morto.

È stata anche e soprattutto una guerra mediatica quella relativa alla notizia della cattura e della morte di Gheddafi.
Ancora una volta ad uscirne al meglio è stata l'emittente del Qatar Al Jazeera che, oltre a trasmettere per prima il filmato del corpo del rais, ha proseguito per tutta la giornata di ieri coprendo l'evento con una staffetta tra i corrispondenti in Libia e le Capitali del mondo, da Londra a Washington (con l'intervento di Barak Obama).

Ma vediamo una breve cronaca dei fatti che si sono susseguiti sulle più importanti reti all news del mondo.
La prima emittente a trasmettere il filmato di Gheddafi vivo è stata una Tv libica vicina al Cnt.
A diffondere per primo l'immagine del volto del colonnello libico catturato (e già ucciso) è stato invece Philippe Desmazes dell'agenzia France Press. “Stavo coprendo la caduta di Sirte e ho sentito degli spari poco più a ovest della mia posizione. Poco più in là ho notato dei combattenti attorno a un telefonino. Ho avuto fortuna, sono stato l'unico ad averli notati”.

Il proprietario del cellulare gli ha così mostrato l'arresto di Gheddafi, filmato “pochi minuti prima”, che mostrava il colonnello con il volto insanguinato e gli occhi semi-chiusi.

Le notizie della cattura di Gheddafi avevano iniziato a rimbalzare da Radio, siti web ed agenzie poco dopo le 12 di ieri. Alle 12,33 in un'intervista alla Reuters un ribelle aveva parlato della cattura e pochi minuti dopo, alle 13,36, Eleanore Montagne della BBC si è collegata con l'emittente mentre si sta recando all'ospedale di Sirte, dove si diceva fosse stato ricoverato il Colonnello.


Alle 12,45 la prima notizia ufficiale: la Radio Voice of Free Libia annuncia l'arresto dell'ex leader libico ma non è in grado di dire in quali condizioni si trovi. Pochi minuti prima un sito web vicino al rais e un'emittente pro Gheddafi con sede a Damasco negavano la cattura.
Alle 13,14 dallo studio della Tv di Stato ('rinnovata') Libya Tv uno speaker avvolto nella nuova bandiera della Libia ha dato l'annuncio ufficiale: il colonnello Gheddafi è stato catturato, per poi dire alle 13,29 che il colonnello è stato ucciso e il suo corpo stava per essere portato a Misurata.

Alle 14,34 ecco l'immagine di Dezmazes ma il video che testimonia la morte del colonnello è quello che manda in onda Al Jazeera alle 15,58. Un video molto probabilmente ripreso da un telefono che ritrae il volto di Muammar Gheddafi dopo la sua uccisione, il corpo calpestato dagli insorti, mentre 20 minuti prima la Tv satellitare Al-Arabiya ha mostrato la foto del luogo dove si trovava Muammar Gheddafi nel momento in cui è stato ucciso dai rivoluzionari libici.

Poi le notizie della cattura e dell'uccisione di alcuni dei figli e degli uomini ancora vicini a Gheddafi rimbalzano da un sito all'altro, da una Tv all'altra. Ma è ancora Al Jazeera a regalare l'ultimo colpo di scena.

Dopo aver annunciato che il corpo di Gheddafi è stato trasferito a Misurata, alle 18,32 Al Jazeera ha infatti mostrato le immagini degli ultimi momenti di vita di Muammar Gheddafi. Catturato dagli insorti veniva trascinato verso un pickup e fatto sdraiare sul cofano. Il Colonnello appariva spaventato; ferito al volto, indossava una camicia sbottonata e aveva i capelli arruffati, era debilitato, mentre tentava un'ultima resistenza nei confronti dei ribelli che lo avevano catturato. Sporco di sangue, ma ancora vivo, il colonnello veniva strattonato dagli uomini che lo avevano preso con loro, gridando “Allah Ukbar-Allah è grande”. Il video era girato con una telecamera amatoriale, forse con un telefonino.

L'informazione corre per tutta la sera e prosegue per la notte sui canali all news. Tra tante voci, emerge, debole, quella di Amnesty International, che per anni ha condannato il regime di Gheddafi: un sanguinoso tiranno è stato annientato ma un uomo è stato ucciso. Anche su questo va fatta chiarezza.

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