Da un capo all’altro d’Italia proseguono le crisi delle Tv locali, con chiusure e cassa integrazione a raffica. Doloroso il caso di Mantova Tv, che chiude domani, mentre dilagano le proteste per le graduatorie ministeriali. Il ‘caso’ della romana Telestudio.
Vediamo cosa aveva scritto nei giorni scorsi la 'Gazzetta di Mantova':
«Un'importante voce nel panorama dell'informazione mantovana rischia di zittirsi. Situazione delicata quella di Mantova Tv, emittente televisiva nata nel 2007 e di proprietà di una società per azioni all'interno della quale spiccano soci come Coop Consumatori NordEst, Coopsette, Unieco. Nei giorni scorsi i cinque giornalisti e i due tecnici, che ogni giorno confezionano i Tg dalla redazione di Boccabusa, hanno ricevuto le lettere con cui l'azienda comunica l'interruzione del rapporto di lavoro. Dal 31 dicembre quindi entreranno nelle liste di disoccupazione tre giornalisti professionisti, un praticante e un collaboratore, più i due tecnici.
La società proprietaria dell'emittente a luglio aveva proposto ai giornalisti di creare una cooperativa, in un momento particolarmente delicato per tutta l'editoria nazionale a causa della crisi e del conseguente calo della raccolta pubblicitaria. I giornalisti hanno provato a studiare una soluzione che potesse salvare il loro posto di lavoro, ma alla fine di fronte agli ingenti costi del mercato hanno dovuto abbandonare l'idea. MantovaTv era nata in aperta concorrenza con l'altra emittente televisiva, Telemantova del gruppo Athesis, che si è insediata alcuni anni prima».
Un aggiornamento sul sito di Mantova Tv annuncia purtroppo la fine delle trasmissioni per domani, venerdì 21 dicembre.
In Abruzzo, invece, come riferiscono i colleghi di www.newslinet.it, «è stato messo in cassa integrazione tutto il personale di Tv6, emittente privata a diffusione regionale, che trasmette da Silvi Marina dal 1990, dal 2011 di proprietà dal patron del Teramo calcio Luciano Campitelli e già in crisi dal settembre scorso.
'La decisione - spiega il management dell'emittente - è stata assunta allo scopo di "garantire la certezza dello stipendio ai dipendenti, in un momento particolarmente difficile per l'economia e anche quindi per la nostra Televisione. Si tratta di una scelta motivata dall'esigenza di cercare soluzioni che possano garantire un futuro lavorativo a tutto il personale. La Tv non è in vendita, anzi si sta facendo di tutto per andare avanti e anche questa cassa integrazione lo dimostra. Sarebbe stato più facile lasciar perdere e magari vendere o chiudere; noi invece vogliamo andare avanti'».
Ci sono poi le mille proteste e i ricorsi al Tar per le graduatorie ministeriali, che dilagano in tutta Italia, visto che l'operazione è stata condotta malissimo (come abbiamo ampiamente scritto) e davvero senza criterio, oltre che totalmente in corsa e 'senza rete'.
Fra le molte notizie di fax che intimano a varie Tv di cessare le trasmissioni, da TeleVallassina a Telemonteneve, a Teleischia (può essere che queste emittenti in futuro riescano a riprendere le trasmissioni, magari con il 'must carrier' o altro, ma chi pagherà loro i danni di questa scriteriata operazione ministeriale?), e la relativa fortissima irritazione degli editori, spicca il caso di Telestudio di Roma di Marcello Tulli, che ha chiuso le trasmissioni nel Lazio nei giorni scorsi perché in 'posizione non utile' nelle graduatorie del Lazio (ma dovrebbero invece continuare le trasmissioni in Toscana e Umbria, probabilmente). Alcuni dei dipendenti di questa storica Tv (e di Idea Tv, seconda rete) erano già stati in precedenza licenziati dalla proprietà ed altri messi in part-time.