Ultime notizie su quanto sta accadendo nell’emittente di Olbia, in serie difficoltà. La testimonianza di Costanza Bonacossa.
Martedì 8 luglio i dipendenti di Cinquestelle Sardegna sono rientrati a lavoro dopo 3 giorni di sciopero ed all'apertura del Tg la giornalista Daniela Astara ha dato lettura del seguente comunicato stampa:
“Dopo altre 3 giornate di sciopero i dipendenti di Cinquestelle Sardegna tornano oggi al lavoro garantendo la messa in onda del telegiornale. Alla luce dell'assenza di risposte alle nostre rivendicazioni da parte dell'editore i dipendenti confermano lo stato di agitazione. Anche oggi il Tg andrà in onda in forma ridotta. Nuove forme di protesta sono in via di elaborazione e saranno rese note nei prossimi giorni”.
Questo il secondo comunicato di mercoledì 9 luglio, letto da Stefania Costa:
“Abbiamo deciso di aprire il nostro Tg con alcuni messaggi di solidarietà che tanti telespettatori hanno inviato su facebook in questi giorni di protesta che hanno visto e vedono protagonisti i giornalisti, i tecnici e gli amministrativi di questa emittente. Protesta che dopo lo sciopero continua a causa dell'assenza di risposte alle nostre rivendicazioni da parte dell'editore Gianni Iervolino. I dipendenti dunque confermano lo stato di agitazione che deriva dalla mancata corresponsione degli stipendi di marzo, aprile, maggio e giugno. Per questa ragione anche oggi il nostro telegiornale andrà in onda in forma ridotta,e nuove forme di protesta sono in fase di elaborazione e saranno comunicate nei prossimi giorni”.
Cinquestelle Sardegna è la quarta emittente regionale, la prima in Gallura ed una delle 3 di Olbia (le altre sono Olbia Tv e Teletirreno Sardegna). Sulla situazione abbiamo sentito la giornalista, nonchè rappresentante sindacale, Costanza Bonacossa (di lei abbiamo parlato su Millecanali n° 434, giugno 2013). Eccovi di seguito la sua intervista:
Costanza qual'è la situazione attuale all'interno di Cinquestelle Sardegna?
“La situazione è che noi siamo completamente senza reddito, pur avendo un lavoro, il chè è paradossale. Non abbiamo stipendi, ancora sono al 50%, in cassa integrazione da tre anni e mezzo; sono quindi più di tre anni che percepiamo metà dello stipendio più la C.I., che è una piccola parte comunque. Quindi, abbiamo visto molto ridotto il nostro stipendio, dopo di che quella metà che ci dovrebbe dare l'editore non la vediamo da 4 mesi. Abbiamo in arretrato marzo, aprile, maggio e giugno. La quota, che è minima, che ci viene dall'Inps della C.I. in deroga, non la vediamo invece dal gennaio di quest'anno (2014). L'ultima C.I. l'abbiamo presa a dicembre 2013. Adesso siamo 6 mesi che non percepiamo neanche la quota di C.I. Siamo a reddito zero”.
La vostra agitazione è dovuta soltanto a motivi economici o vi è anche altro?
“Noi abbiamo pazientato tutti questi mesi e questi anni perché ovviamente abbiamo dato la possibilità all'azienda di sviluppare un piano contro la crisi. Le abbiamo dato tutto il tempo, la C.I. serviva per quello. Ma questa cosa non è stata fatta. Secondo noi il problema è che quest'azienda non è stata gestita come deve essere gestita un'azienda. Siamo stati sostanzialmente abbandonati a noi stessi. Noi dipendenti ci siamo sacrificati tutti, 10 giornalisti e 10 tra tecnici ed amministrativi, ad eccezione del direttore Maurizio Carta, ma in questi anni siamo andati sempre peggio. C'erano investimenti tecnologici che dovevano essere fatti ed invece non sono mai stati realizzati. Lavoriamo con mezzi obsoleti e spesso guasti.
Dobbiamo fare i salti mortali e con le nostra capacità riusciamo a sopperire ad un sacco di mancanze. Noi ci siamo messi a disposizione per aiutare l'editore, però non vediamo da parte sua un minimo (un minimo!) di volontà ed anche di responsabilità, perché non si possono lasciare 20 famiglie senza reddito per 4 mesi, non è possibile”.
Cosa contate di fare dopo le giornate di sciopero?
“Al momento non posso dirvi ancora nulla perché dobbiamo riunirci e valutare. Ora come ora non stiamo però a presidiare i cancelli dell'azienda, ma stiamo scioperando non andando a lavorare, semplicemente perché abbiamo finito le risorse per poterci andare. Noi chiediamo che l'editore si assuma le sue responsabilità e retribuisca il lavoro che è stato fatto. Ci sono persone monoreddito che hanno figli e che da 4 mesi non percepiscono un centesimo. Non è accettabile, per quanto una persona possa capire il momento di difficoltà di un imprenditore. Non è accettabile che si arrivi a 4 mesi senza un minimo di sostegno”.
La decisione di porre alcuni dipendenti in C.I. a zero ore viene dalla proprietà?
“La decisione in realtà l'abbiamo sollecitata noi per quei 3 giornalisti e 2 tecnici, perchè sono 5 in tutto le persone destinate al licenziamento. Lui (Gianni Iervolino; N.d.R.) aveva annunciato il licenziamento di 5 persone, 3 giornalisti (due a Sassari ed 1 a Cagliari) e 2 tecnici, uno a Cagliari e uno a Sassari. Noi,con Francesco Birocchi di Assostampa, abbiamo chiesto di temporeggiare un attimo e di usare lo strumento della C.I. a zero ore. Questa era una nostra proposta per evitare i licenziamenti, che per ora non ci sono stati. Con tutti i dubbi però sulla C.I. in deroga, perché lo Stato non si sa se continuerà a finanziarla. Oggi c'è l'accordo affinchè la C.I. sia finanziata sino ad agosto di quest'anno, poi non si sa.
Noi sentiamo nostra l'azienda, ma non possiamo accollarci anche la responsabilità di gestione della stessa. Spetta alla proprietà”.
Quanto ha influito l'assenza dell'editore nella vostra decisione di scioperare?
“Ha influito credo all' 80% il fatto che lui si sia sempre disinteressato, non abbia seguito negli anni, non solo ora, la nostra Televisione. Un'azienda va seguita dal suo proprietario quotidianamente, perché le cose funzionino, soprattutto in un momento di crisi. Il proprietario di un'azienda deve essere presente. Lui invece non è presente nella nostra azienda. Non c'è una programmazione, tutto avviene per caso. Questa Televisione l'abbiamo portata avanti noi con il nostro lavoro. Qui non abbiamo una linea editoriale da seguire, ci manca una gestione, una programmazione precisa e questo ha portato anche ai problemi che stiamo vivendo adesso.
Noi riteniamo che questa Televisione sia fondamentale, perché è l'unica del Nord della Sardegna, anche per le istanze del territorio. Si rischia a questo punto di non avere più il sostegno di una voce come la nostra. Questo al di la della perdita dei posti di lavoro, che sarebbe l'ennesimo sfascio per la Gallura”.