La difficile situazione delle Tv locali

Emergenza conti nelle Tv locali. I tagli drastici ai contributi pubblici hanno messo in crisi i bilanci delle imprese: chiesti fondi per almeno 150 milioni. È allarme per l’occupazione. Un’analisi del ‘Sole 24 Ore’.

Vediamo l'articolo di Andrea Biondi e Barbara Bisazza su 'Il Sole 24 Ore' dell'8 settembre scorso:

«Un settore che fra 2011 e 2012 ha perso attorno ai 100 milioni di ricavi. E che guarda con sempre maggior apprensione ai contributi pubblici che ora - secondo le stime degli operatori - sono quasi dimezzati rispetto ai 161,8 milioni del 2008.

È vero: la minaccia del taglio di 19 milioni di contributi statali per il 2013 e di 7,4 milioni nel 2014 è rientrata. Ora però l'attesa è per l'ordine del giorno che ha impegnato il Governo a varare, nella legge di Stabilità 2014, norme a tutela del Fondo per l'emittenza locale, recuperando tutti i tagli fatti e riportando la sua capienza a 150 milioni l'anno dal 2014, in linea con quanto già erogato negli anni 2008-2009.

Di certo fra i vertici delle Televisioni locali l'umore è nero. E le preoccupazioni per il futuro hanno raggiunto un livello da allarme rosso. Per gli addetti ai lavori non c'è quindi alternativa: o politici ed esecutivo decidono di sostenere di più il settore, anche selettivamente, o il sistema è destinato a morire. «Il problema è chiaro e la domanda - afferma Maurizio Giunco, presidente dell'associazione tv locali di Confindustria radio tv - è una sola: si vogliono ancora le tv locali? E se sì, quante? Forse è arrivata l'ora di capire che serve una selezione, sostenendo chi fa veramente Tv locale e non le realtà piccolissime che al limite fanno qualche televendita. Non sono loro le Tv che rischiano, ma quelle più grandi e strutturate, che creano occupazione e valore».

Un rischio che diventa ancora più evidente a fronte di un contesto di crisi dei ricavi. I numeri messi in fila a giugno nell'ultima edizione dello "Studio economico del Settore televisivo privato italiano" - pubblicato dalla Federazione radio televisioni (Frt) e dai sindacati di categoria Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil - pesano come un macigno. Nel 2011 i ricavi totali delle Tv locali (sono stati analizzati i bilanci definitivi di 351 società) sono stati pari a 514 milioni, in calo rispetto ai 418,7 dell'anno prima e del 17% rispetto al 2008, anno in cui è iniziata un'inesorabile discesa. Che continuerà anche nel 2012 e di certo nel 2013.

All'ultima riga del conto economico domina il rosso: il saldo fra utili e perdite è ininterrottamente in negativo a partire dall'esercizio 2008 e fra 2010 e 2011 (ultimo anno disponibile dei bilanci) è passato da - 21,4 a - 71,2 milioni. Il risultato, sul fronte occupazione, è stato chiarito dagli stessi sindacati: metà dei 5mila addetti del settore è in Cig o l'ha sperimentata. «A parte la crisi economica - ricorda Marco Rossignoli, coordinatore del consorzio Aeranti-Corallo, che rappresenta centinaia di imprese del settore radiotelevisivo locale - c'è una crisi della televisione generalista rispetto a quella tematica e rispetto ai modi di fruirla, visto lo sviluppo della Tv on demand», che permette di vedere i programmi a richiesta, in momenti diversi.

E se gli operatori continuano a chiedere misure che aiutino la ripresa del mercato pubblicitario, al loro interno hanno comunque avviato il dibattito sui nuovi modelli di business. Il tema, sottolinea Rossignoli, è «come trasformare le imprese dell'emittenza televisiva locale in imprese multimediali, presenti su internet e sui social network, capaci di offrire on demand su tablet e smartphone contenuti di qualità legati al territorio».

Intanto, la legge di conversione del "Decreto del fare" oltre a far rientrare il taglio di 19 milioni agli stanziamenti statali, ha fatto chiarezza sul trattamento fiscale da applicare alle misure compensative che erano state erogate dal ministero dello Sviluppo economico per i canali Uhf tra il 61 e il 69, dismessi dalle Tv locali perché destinati alle reti Lte di telefonia mobile. Ma altri problemi sono all'orizzonte, visto che entro il 2020 dovrebbero essere liberate le altre frequenze della banda 700 MHz (dal canale Uhf 49 al 60). «Riteniamo illegittima la delibera Agcom che impone di liberare in particolare il canale 59 entro il 2016 - dichiara il coordinatore di Aeranti-Corallo - . Ci saranno ricorsi al Tar. Non sono stati infatti compiuti i preventivi, necessari, passaggi normativi che avrebbero permesso al ministero di riassegnare le frequenze, tutelando i diritti degli operatori».

Il problema è complesso, ma l'evoluzione tecnologica potrebbe dare una mano a risolverlo. «Con l'avvento del DVB-T2, la seconda generazione del digitale terrestre - spiega Rossignoli - su ogni multiplex potranno coesistere 12 canali, il doppio di oggi, a parità di qualità di trasmissione. Una strada possibile, anche se complessa, sarebbe quella di permettere aggregazioni, per esempio consorzi, tra emittenti che potrebbero condividere uno stesso multiplex. Essenziale però è che ogni soggetto mantenga la qualifica giuridica di operatore di rete, necessaria per accedere ai contributi statali e altre prerogative»”.

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