La legge sull’editoria approvata definitivamente

 

Sì definitivo martedì 4 ottobre dall’Aula della Camera al ddl Editoria. Il testo è stato approvato a Montecitorio con 275 voti a favore, 80 contrari e 32 astenuti.

Positivi, in linea di massima, i commenti del mondo dell’editoria.

“Un importante traguardo a cui deve seguire il rapido avvio del cantiere delle misure per contrastare la crisi dell’editoria giornalistica del nostro Paese - è stato per esempio il commento di Maurizio Costa, presidente della Fieg - . L’editoria quotidiana e periodica è investita da una pesantissima crisi… Una legge per il settore era indispensabile e oggi, grazie al lavoro del Governo e del Parlamento, la legge c’è, ma - trattandosi di una legge delega - è necessaria la rapidissima emanazione dei decreti attuativi”.

“Con la definitiva approvazione della legge di riforma dell’editoria… si pongono finalmente le basi per il rilancio dell’intero sistema dell’informazione, che non potrà che ripartire dalla formulazione di nuove regole antitrust e dalla tutela dell’autonomia delle redazioni” - hanno detto il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.

Soddisfazione è stata espressa dalla maggioranza dei presidenti regionali dell‘Ordine dei giornalisti: “Da oggi si volta pagina, in quanto il provvedimento introduce nuove norme sulla composizione e le competenze dell’Ordine nazionale, premessa indispensabile per completare una riforma dell’Ordine adeguata alle mutate esigenze della professione giornalistica”.

 

Ma, per quel che ci riguarda, l’importanza maggiore ce l’hanno le norme sull’emittenza locale. Ed ecco un utilissimo riepilogo di quanto previsto dal provvedimento che abbiamo trovato su un numero recente di ‘TeleRadioFax’ di Aeranti-Corallo:

 

“Viene istituito uno specifico fondo (denominato “Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione), dal quale perverranno le risorse destinate sia al sostegno dell’emittenza radiofonica e televisiva locale, sia al sostegno dell’editoria quotidiana e periodica.

Nel fondo confluiscono:

  1. a) le risorse statali destinate alle diverse forme di sostegno all’editoria quotidiana e periodica, anche digitale, comprese le risorse disponibili del Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria, di cui all’articolo 1, comma 261, della legge 27 dicembre 2013, n. 147;
  2. b) le risorse statali destinate all’emittenza radiofonica e televisiva in ambito locale, iscritte nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico ai sensi dell’articolo 1, comma 162, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (tali risorse ammontano attualmente a euro 48 milioni per l’anno 2016; 47,8 milioni di euro per l’anno 2017 e 46,3 milioni di euro per l’anno 2018);
  3. c) una quota, fino ad un importo massimo di 100 milioni di euro in ragione d’anno per il periodo 2016-2018, delle eventuali maggiori entrate versate a titolo di canone di abbonamento alla televisione (c.d. “extragettito Rai”), di cui all’articolo 1, comma 160, primo

periodo, lettera b), della legge 28 dicembre 2015, n. 208, come sostituita dall’articolo 10, comma 1, della presente legge;

  1. d) le somme derivanti dal gettito annuale di un contributo di solidarietà pari allo 0,1 per cento del reddito complessivo dei seguenti soggetti passivi dell’imposta di cui all’articolo 73 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917:

1) concessionari della raccolta pubblicitaria sulla stampa quotidiana e periodica e sui mezzi di comunicazione radiotelevisivi e digitali;

2) società operanti nel settore dell’informazione e della comunicazione che svolgano raccolta pubblicitaria diretta, in tale caso calcolandosi il reddito complessivo con riguardo alla parte proporzionalmente corrispondente, rispetto all’ammontare dei ricavi totali, allo specifico ammontare dei ricavi derivanti da tale attività;

3) altri soggetti che esercitino l’attività di intermediazione nel mercato della pubblicità attraverso la ricerca e l’acquisto, per conto di terzi, di spazi sui mezzi di informazione e di comunicazione, con riferimento a tutti i tipi di piattaforme trasmissive, compresa la rete internet.

Il Fondo è annualmente ripartito tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero dello sviluppo economico, per gli interventi di rispettiva competenza, sulla base dei criteri stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato di concerto con i Ministri dello Sviluppo economico e dell’Economia e delle Finanze. Le somme non impegnate in ciascun esercizio possono esserlo in quello successivo.

Le risorse di cui alle precedenti lettere c) e d) sono comunque ripartite al 50 per cento tra le due amministrazioni (conseguentemente alle Tv e alle Radio locali spetta una quota di extragettito Rai fino a un massimo di 50 milioni di euro); i criteri di ripartizione delle risorse di cui alle precedenti lettere a) e b) tengono conto delle proporzioni esistenti tra le risorse destinate al sostegno dell’editoria quotidiana e periodica e quelle destinate all’emittenza radiofonica e televisiva a livello locale (conseguentemente, tali risorse competono alle Tv e Radio locali nelle misure indicate alla precedente lettera b).

 

Pertanto, le risorse complessive spettanti alle emittenti locali, sono le seguenti: anno 2016, euro 48 milioni + extragettito Rai fino a un massimo di euro 50 milioni; anno 2017, euro 47,8 milioni + extragettito Rai fino a un massimo di euro 50 milioni; anno 2018, euro 46,3 milioni + extragettito Rai fino a un massimo di 50 milioni.

 

Il citato decreto può prevedere che una determinata percentuale del Fondo sia destinata al finanziamento di progetti comuni che incentivino l’innovazione dell’offerta informativa nel campo dell’informazione digitale attuando obiettivi di convergenza multimediale.

Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, sono definiti i requisiti soggettivi, i criteri e le modalità per la concessione di tali finanziamenti…

La… legge prevede, inoltre, che con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i Ministri dell’economia e delle finanze e dello sviluppo economico, sono stabiliti i soggetti beneficiari, i requisiti di ammissione, le modalità, i termini e le procedure per l’erogazione di un contributo per il sostegno delle spese sostenute per l’utilizzo di servizi di telefonia e di connessione dati in luogo delle riduzioni tariffarie di cui all’articolo 28, primo, secondo e terzo comma, della legge 5 agosto 1981, n. 416, all’articolo 11 della legge 25 febbraio 1987, n. 67, agli articoli 7 e 8 della legge 7 agosto 1990, n. 250, e all’articolo 23, comma 3, della legge 6 agosto 1990, n. 223 (norme relative alle attuali provvidenze editoria)…

La proposta di legge prevede, inoltre, una serie di deleghe al Governo per la ridefinizione della disciplina del sostegno pubblico per il settore dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale, della disciplina di profili pensionistici dei giornalisti e della composizione e delle competenze del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Con particolare riferimento all’esercizio della prima di tali deleghe, viene prevista una incentivazione fiscale degli investimenti pubblicitari incrementali oltre che su quotidiani e periodici, anche sulle emittenti televisive locali, radiofoniche locali, analogiche o digitali.

 

Tra le novità introdotte dal provvedimento, vi è, inoltre, la riduzione a dieci anni (in luogo dei venti anni attuali) della durata della concessione del servizio pubblico radiotelevisivo”.

La concessione verrà approvata entro il gennaio 2017. Inoltre è stato stabilito per legge che dipendenti, amministratori, collaboratori e consulenti Rai non potranno guadagnare più di 240.000 euro lordi l'anno.

 

Tutto bene, dunque? Non ancora. Come noto, il Governo sta appunto ridefinendo i criteri e le regole per il sostegno pubblico alle Radio e Tv locali. Ma le cose vanno un po’ per le lunghe e il serio rischio è quello di ritardi per ciò che riguarda i prossimi effettivi pagamenti.

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