La Littizzetto, Greenpace e Putin

Come è perché è nato l’appello di ‘Lucianina’ al presidente Putin a favore di un attivista italiano di Greenpace finito nei guai con le forze di sicurezza russe.

Il caso degli attivisti di Greenpeace è diventato mediatico. Tutto è cominciato quando le Guardie di frontiera russa hanno fatto il loro blitz arrestando una trentina di membri di Greenpeace di diverse nazionalità, compreso un italiano, il 19 settembre scorso; gli attivisti a bordo della rompighiaccio Artic Sunrise protestavano contro lo sfruttamento petrolifero nell'Artico. Da allora gli appelli e le proteste nei confronti del presidente Putin non sono mancate.

Tra i personaggi televisivi c'è stata anche Luciana Littizzetto che “A che tempo che fa” ha lanciato un appello per la liberazione dell'Italiano Cristian D'Alessandro, uno dei trenta attivisti arrestati (ma appelli sono arrivati anche dalle madri di Plaza de Mayo, da Angela Merkel, Desmund Tutu), rivolto a Putin ma anche al suo grande amico Berlusconi.

È un caso che si gioca molto sul mediatico, per mantenere l'attenzione del mondo su un Paese come la Russia dove il tema della libertà di stampa e di espressione è abbastanza controverso e sul quale pochi giorni fa Greenpeace ha pubblicato un video: le immagini mostrano gli agenti della Guardia di frontiera russa che, a volto coperto e armati si calano da un elicottero sulla Artic Sunrise; gli attivisti a bordo della nave alzano le braccia in segno di resa e successivamente un agente colpisce con un pugno un attivista che sembra impedirgli di passare e lui cade a terra.

I termini di custodia cautelare per gli ambientalisti, accusati di vandalismo e pirateria, scadono il 24 novembre mentre per il 22 è prevista la sentenza del Tribunale Internazionale del mare sulla legittimità del sequestro della Artic Sunrise. Ora bisogna vedere se l'attenzione mediatica sul caso sarà sufficiente ad “intimorire” la Russia di Putin. Ma il caso della “Pussy Riot”, trasferita nell'“estrema Russia” per avere protestato contro le condizioni carcerarie e di cui si sono quasi perse le tracce, insegna. Certo qui si parla di cittadini stranieri e di diverse nazionalità europee ma il rischio è la pena: sono possibili sette anni di detenzione.

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