La morte di Beniamino Placido

Scompare un lucido e ironico critico Tv –

La scomparsa di Beniamino Placido ci toglie l’ironia impareggiabile di un maestro, fra le altre cose, della critica televisiva. Proviamo a ricordare il suo stile…

È morto all'età di 80 anni nella sua casa di Cambridge, in Inghilterra, dopo una lunga malattia il giornalista e scrittore Beniamino Placido. Scrittore e critico letterario e televisivo di 'Repubblica', era nato nel 1929 a Rionero in Vulture, in provincia di Potenza.
Profondo conoscitore dell'universo televisivo, sul quale ha pubblicato diversi saggi, aveva avuto anche una notevole anche esperienza ptoptio in Tv (è apparso fra l'altro nei programmi «16 e 35» del 1978, «Serata Garibaldi» del 1982, «Eppur si muove» del 1994).
Ma per chi si occupa di Televisione, Placido sarà ricordato soprattutto per le sue originali ed intelligenti critiche televisive per 'Repubblica'.

Tra quelle memorabili, riportiamo la critica ad una puntata del programma di Gigi Marzullo nel maggio del 1991. “Ma il cavaliere ideale - scriveva Placido - , quello che dovrebbe andare da Gigi Marzullo ogni sera (se non c'è già andato) è Mino Damato. È l'unico che sa veramente produrre dei discorsi filosofici all'altezza delle domande metafisiche di Gigi da Avellino. Sabato sera, nel corso della sua settimanale trasmissione 'I.T. Incontri Televisivi' su TeleMontecarlo, ne ha fatta una grande. Grande, non grossa.
Doveva presentare alcuni giocolieri vietnamiti che ispirandosi alla pratica del Qwan Ki Do e capitanati da Quan Quan Tong, facevano quello che altre volte abbiamo visto fare a valorosi giocolieri del Medio ed Estremo Oriente. Mettevano una pigna di ananas sulla testa del compagno e ad occhi chiusi (anzi bendati) con un colpo di scimitarra zac la spaccavano. Senza torcere, né tagliare, un solo capello”.

Ma è solo una chicca delle capacità critiche e dell'ironia di Placido che, per fortuna, Internet ha permesso di consegnare ai posteri.

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