La guerra, come la morte, c’è per tutti, non esclusivamente per chi la sceglie di professione. E c’è anche per chi cerca di raccontarla mettendo in gioco la propria stessa vita. L’ennesima conferma arriva dall’Iraq, con la barbara scomparsa, documentata in diretta Tv, di un giornalista palestinese.
Mazen al Tomaizi, giornalista palestinese poco più che ventenne, è rimasto fulminato da un elicottero americano che ha aperto il fuoco sulla folla durante la realizzazione di un servizio. Mazen lavorava come corrispondente da Baghdad per le emittenti Al Arabiya e Al Ekhbariya; quest'ultima ha mandato in onda "la morte in diretta" del giornalista, diffusa poi dalle Tv di tutte il mondo, colpendo molto un pubblico pur ormai tragicamente avvezzo al quotidiano stillicidio di tragiche notizie dall'Iraq.
Al momento dell'attacco al Tomaizi si trovava ad Haifa Street, a poche decine di metri da un cingolato Bradley appartenente all'Esercito americano, che era stato attaccato e dato alle fiamme da un gruppo di iracheni. Secondo le ricostruzioni di quanto accaudo, improvvisamente un elicottero è piombato sulla folla ed ha aperto il fuoco, facendo una carneficina.
Tra le vittime anche il giornalista, tanto che la telecamera che lo stava inquadrando è stata coperta dal suo sangue. Il cameraman è invece rimasto ferito. Fonti dell'esercito americano hanno affermato che l'attacco si è reso necessario per salvare dal linciaggio i quattro soldati che erano all'interno del mezzo militare.
Mazen, collegato con Al Ekhbariya, stava mostrando le scene della folla che aveva circondato un cingolato Bradley, in precedenza attaccato e bruciato dai ribelli. Nelle immagini, rilanciate da Al Ekhbariya anche ad Hebron, all'improvviso il giornalista è caduto sull'obiettivo della telecamera, tra grida ed esplosioni. Nel bombardamento, insieme ad Al Tomaizi, sono morte altre dodici persone e ci sono stati 55 feriti, tra cui, in modo lieve, un cineoperatore iracheno della Reuters e un fotografo dell'agenzia Getty, anche lui iracheno. Al Tomaizi è il quarto giornalista palestinese ucciso in Iraq.
Lo vogliamo ricordare con tristezza e affetto in questo sito, più che altro a simbolo della tragedia infinita di un Paese e del tributo di sangue che sempre più spesso sono chiamati a pagare i giornalisti nell'infernale mondo in cui ci troviamo oggi a vivere. Ricordiamo che due giornalisti radiofonici francesi da molti giorni sono, a loro volta, ostaggi di gruppi terroristi in Iraq.
Un mestiere durissimo quello dell'inviato di guerra, che solo uomini 'speciali' possono svolgere. E noi qui, negli agi del nostro ufficio, pensando con riconoscenza e ammirazione a questi valorosi colleghi, non possiamo fare a meno di vergognarci un po'...