La mostra Rai dedicata a Radio e Tv

Il broadcaster pubblico festeggia i 90 anni della Radio e i 60 della Tv con una mostra-racconto in scena al Vittoriano di Roma, fino al 30 marzo, e poi alla Triennale di Milano, dal 29 aprile al 15 giugno. In primo piano: il ruolo della Rai nella storia nel nostro Paese…

Anna Maria Tarantola, Luigi Gubitosi, Claudio Cappon, Antonio Marano, Piero Badaloni, Luigi Rocchi, Andrea Vianello, Walter Veltroni, Gianni Letta, Vincenzo Vita. Sono solo alcuni dei tanti personaggi - riconducibili, a diverso titolo, all'area Rai e a quella della politica - che alle 17.30 di giovedì 30 gennaio scorso presenziavano all'anteprima de “La Rai racconta l'Italia”: ovvero, una coinvolgente mostra finalizzata a festeggiare i 60 anni della Televisione e i 90 anni della Radio, condividendo con il pubblico il ruolo significativo avuto dal broadcaster di Stato nell'ambito della storia nazionale.

Una mostra visitabile gratuitamente presso il Complesso del Vittoriano di Roma, dal 31 gennaio fino al prossimo 30 marzo, per poi “emigrare” nell'ambito della Triennale di Milano, dal 29 aprile al 15 giugno. Senza escludere, in seguito, probabilmente una trasferta a Torino e un'altra a Napoli, con date e luoghi ancora da definirsi.

Al termine dell'anteprima capitolina, abbiamo potuto esplorare in dettaglio tutto ciò che si presenta agli occhi (e alle orecchie) del visitatore che si addentri nel percorso espositivo. Percorso costituito in apertura da una ricca e variegata sezione di costumi di scena volta a sottolineare l'evoluzione dell'italian style dagli Anni Sessanta ad oggi, evidenziando gli abiti indossati in trasmissione da “icone” come Abbe Lane, Mina, Pippo Baudo, Raffaella Carrà, Heather Parisi, Don Lurio, ed altri personaggi. Dopodiché è possibile imbattersi in un… avatar di Barbara Scaramucci, Direttore di Rai Teche nonché co-artefice della mostra stessa, supportata da una quantità di contenuti audio e A/V forniti appunto dalla sezione riconducibile a Barbara.

La quale racconta “on screen”, a loop continuo, i primi passi della Radio (nata nel 1924) e poi della Tv (1954) a firma di una realtà operativa denominata in origine URI, Unione Radiofonica Italiana, divenuta nel 1927 EIAR, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, e quindi - 60 anni fa - Rai, Radio Televisione Italiana.

Ulteriori personaggi-avatar vengono utilizzati in particolare per presentare la storia della Tv, articolata in 8 sezioni a tema, ciascuna curata da un testimonial virtuale: da Sergio Zavoli, per l'Informazione, a Emilio Ravel (Spettacolo); da Andrea Camilleri (Cultura) a Piero Angela (Scienza); da Bruno Vespa (Politica), fino a Piero Badaloni (Società), Arnaldo Plateroti (Economia) e Bruno Pizzul (Sport).
Tra parentesi, evidenziamo che gli avatar - visualizzabili su schermi con retro-proiettori posizionati in assetto verticale, anziché orizzontale - sono stati realizzati dalla torinese Interactive Sound, di Riccardo Mazza, riprendendo su green-screen ogni singolo personaggio (con camera HD posta a sua volta in verticale) e poi aggiungendo un fondale scuro, capace di conferire a ciascun “narratore” un senso di rilievo volumetrico.

Chiusa la parentesi, eccoci allo spazio espositivo centrale della mostra, approntato grazie alla collaborazione del Museo della Radio e Televisione di Torino. Lo spazio è dedicato a un autentico set televisivo Anni Settanta basato su apparati d'epoca: televisori, microfoni, giraffe, telecamere e persino un “gobbo” cartaceo scorrente su rullo meccanizzato. In esposizione ancora nel medesimo spazio: i bozzetti dei costumi per la trasmissione “Giovanna, la Nonna del Corsaro Nero”; tavole illustrate mostranti alcuni personaggi de “I quattro moschettieri”, degli autori Nizza e Morbelli; i giochi in scatola di vari quiz televisivi; il copione manoscritto del film di Ermanno Olmi “L'albero degli zoccoli” (1978); il Leone d'Oro 2013 vinto a Venezia Cinema da Gianfranco Rosi con “Sacro GRA”.

Di grande effetto, poi, svariate immagini che scorrono - anche con approccio interattivo da parte del visitatore - su schermi di diversa dimensione. Immagini che si riferiscono a programmi “storici” di intrattenimento e varietà partecipati da nomi del calibro, per esempio, di Mike Bongiorno, Pippo Baudo, Enzo Tortora, Lelio Luttazzi, Alberto Sordi, Renzo Arbore e Lino Banfi. Non mancano, inoltre: il Teatro e i teleromanzi (che in un certo senso portavano la cultura al grande pubblico), la Politica con le sue tribune televisive, i talk show condotti da Maurizio Costanzo, l'irruzione della cronaca nei programmi pomeridiani, la diretta con Tito Stagno e Ruggero Orlando riguardante la conquista della Luna, e chi più ne ha, più ne metta… in mostra.

Avvincente altresì la sezione “Rai: una bella impresa italiana”, che testimonia l'origine e la nascita dell'azienda attraverso il racconto figurato di materiali d'archivio, verbali e ordini di servizio, incluso quello emanato agli inizi del Ventennio dal Direttore dell'EIAR, ordine che prescriveva l'uso in trasmissione del “voi” o del “tu”, invece del “lei”. Uno spazio a parte della stessa sezione narra inoltre i 90 anni di storia della Radio attraverso sia la voce dei protagonisti sia di molti materiali inediti, ivi incluso un libretto contenente le “Norme per la redazione di un testo radiofonico”, scritto nel 1973 da Carlo Emilio Gadda.

Il percorso si conclude con una sezione dedicata alle tecnologie “futuribili”, sezione che racconta la proficua attività svolta del Centro Ricerche e Innovazione Tecnologica (CRIT) Rai di Torino, la cui istituzione risale al 1930 e il cui “show” nell'ambito dell'evento si riferisce alla visione 3D auto-stereoscopica (senza occhiali) e al sempre più emergente formato Ultra HD/4K. Ancora il CRIT fa scorrere su uno schermo, a ciclo continuo, alcune “slides” inerenti l'avvenire di Tv e Radio, una delle quali dedicata al DAB+ e alla tecnologia ibrida RadioDNS.

Il “racconto”, nato sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, è stato curato da Costanza Esclapon, Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne Rai, Alessandro Nicosia, Presidente di Comunicare Organizzando, e la già citata Barbara Scaramucci. Giorgio Napolitano, per il quale, durante la mattinata del 30 gennaio, era prevista una visita privata di 40 minuti alla mostra, in realtà è rimasto al Vittoriano ben più di un'ora, preso dal fascino dell'esposizione. La quale rappresenta in primo luogo una “full immersion” nella storia del nostro Paese, storia che, partendo dal passato, attraversa il presente, guardando in modo attivo e… interattivo al futuro.

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