Nel suo libro, nelle librerie in questi giorni, i retroscena dell’uscita di scena del giornalista dal gruppo di Cologno e i contrasti con Berlusconi.
Quando si scrive la propria autobiografia si dice che ci si è montati la testa. Comunque sia "La passionaccia", autobiografia di Enrico Mentana uscita ieri nelle edicole (a seguire nelle librerie, è un interessante spaccato di vent'anni di storia della Tv commerciale e un volume rivelatore di episodi legati al mondo Mediaset e al suo proprietario, oggi Presidente del Consiglio. Va da sé che si tratta della visione di Enrico Mentana, che boccia il Berlusconi attuale per ricordare con nostalgia quello degli inizi dell'avventura del Tg5 che gli avevano garantito "lunghi anni di libertà". Accadde così che nel 1996 "Chicco" Mentana fosse il primo a dare la notizia di Berlusconi indagato per mafia o del movimento dei girotondi.
Nel libro Mentana svela retroscena della sua "avventura" a Mediaset che sono inevitabilmente legati alle vicende politiche di Forza Italia e della politica italiana degli ultimi 15 anni. Come la mail scritta nel cuore della notte a Fedele Confalonieri dopo la vittoria elettorale alle elezioni politiche del 2008 e a seguito di una riunione con i direttori Mediaset al "Baretto" di via Senato:
"Caro presidente, le scrivo nel cuore della notte perché non riesco a tenere per me i miei pensieri. La nostra cena si è conclusa da poche ore. Le dico francamente che è stato un errore invitarmi. Mi sono sentito davvero fuori posto. C'era tutta la prima linea dell'informazione, ma non ho sentito parlare di giornalismo neanche per un minuto. Sembrava una cena di thanksgiving. Un giorno del ringraziamento elettorale. Non mi sento più di casa in un gruppo che sembra un comitato elettorale, dove tutti ormai la pensano allo stesso modo e del resto sono stati messi al loro posto proprio per questo. Mi aiuti a uscire, presidente, lo farò in punta di piedi".
Ma così non è stato.
Da quell'aprile 2008 si consuma così la rottura che porterà alla 'rumorosa' uscita di scena di Mentana da 'Matrix', inframmezzata dalla discussione in diretta con il "Capo", con un Berlusconi infuriato che lascia lo studio di Mentana la sera dell'ultimo appello prima delle elezioni, "interrotto perché voleva intervenire fuori tempo massimo e perfino quando in chiusura di programma stavo spiegando le modalità di voto".
Goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo una contestata 'ospitata' di Di Pietro a 'Matrix', è stata la decisione di mandare comunque in onda il Gf invece di dedicare uno 'speciale Matrix' al caso Englaro. Ma ci sono anche i rimpianti per scelte sbagliate, editoriali "fuori posto".
L'intervista concessa da Mentana a 'Vanity Fair' in occasione dell'uscita del libro rivela anche la notizia di una richiesta di reintegro avanzata al Tribunale del lavoro.
"La sentenza dovrebbe arrivare nelle prossime settimane - dichiara Mentana - ; se dovessi vincere, Mediaset potrebbe risolvere il contratto immediatamente. Ma voglio che siano loro a dire che mi mandano via. Mi sono dimesso da direttore editoriale, dopodichè mi hanno licenziato da conduttore di 'Matrix'. Mi ha sorpreso la determinazione a troncare senza neppure avere il coraggio di dirmelo in faccia, dopo un rapporto che durava da 17 anni".
Secondo Mentana Berlusconi aveva peraltro già chiesto la sua testa più volte, negli ultimi tempi.