La Rai di McKinsey è buona, ma non ideale

Un contributo del nostro storico collaboratore Dom Serafini sul modello di gestione migliore da proporre per la Rai, in presenza del piano proposto dal direttore generale Gubitosi.

Nell'ottobre del 2012 il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi diede l'incarico alla succursale italiana della societá internazionale di consulenza McKinsey & Company di preparare un piano di ristrutturazione della Rai. La societá di consulenza ha definito (secondo un'anticipazione de 'la Repubblica') l'attuale modello Rai 'disfunzionale'.
Attualmente in Rai ci sono ben 44 Direzioni che McKinsey vorrebbe portare a 29. Inoltre vorrebbe suddividere la Rai in cinque macro aree: Editoriale (cioé i canali), Finanziaria, Tecnologica, Risorse umane e Commerciale.

L'area commerciale dovrebbe racchiudere tutte le strutture che generano entrate, come il canone, la vendita di contenuti (Rai Trade), Rai World (canali per l'estero), Eri (editoria), Rai Way (affitto ripetitori), Rai Cinema, Rai Net (portal Web), convenzioni (sussidi), ecc.

Visto che l'area commerciale é quella che guadagna e raggruppa un bel numero di strutture, é considerata strategica e quindi avrà molto potente, tanto da cominciare ad intimorire i politici, come anticipato da 'la Repubblica': “Sará bello scoprire il comandante in capo di un colosso come Rai Commerciale” - ha scritto il Giornale (è statao da poco indicato in Luigi De Siervo; N.d.R.).

Questo aspetto non é una novitá, infatti era stato segnalato in un nostro articolo dell'aprile 2013 ('Un invito a Gubitosi per una Rai migliore'), poi da noi risegnalato ai primi di marzo del 2014 ('Come sará la Rai di Renzi? Debole spezzatino o forza mondiale?).

Vi si faceva presente che “il problema della Rai é che é stata sempre balcanizzata in tanti piccoli staterelli che riducono la forza complessiva dell'azienda, ma ampliano il numero di poltrone e non creano un super-manager che potrebbe intimorire il potere politico”.

La logica ci dice che per ristrutturare la Rai non serviva la McKinsey, bastava copiare (gratuitamente) modelli di successo come la Bbc inglese. La realtá, peró, obbliga la dirigenza Rai ad utilizzare un consulente molto prestigioso (e costoso) con lo scopo principale di vincere le resistente interne ed esterne. Questa é una tecnica molto usata anche negli Usa, dove i manager ingaggiano consulenti esterni per 'vendere' al pubblico ed agli azionisti i piani di ristrutturazione concepiti dallo stesso management.

Bisogna quindi rimuovere l'elemento McKinsey dal piano di ristrutturazione Rai ed indirizzare i commenti alla dirigenza Rai che, purtroppo essendo gratuiti, valgono poco.
A grandi linee, suddividere la Rai in poche macro aree non é un concetto sbagliato, a patto che queste servano anche a snellire l'azienda. Il potenziale problema é nella composizione di questi grandi 'contenitori' ed in particolar modo di quelli che hanno a che fare con l'interno e l'estero.

Una societá come la Rai dovrebbe sicuramente essere divisa in poche grandi aree, non piú di quattro, concepite in modo da poter interagire tra loro, tipo quello utilizzato dalla Walt Disney.
La prima area dovrebbe raccogliere tutto ció che é 'domestic' (nazionale), quindi le reti, il reparto news, le produzioni 'cotto e mangiato', gli acquisti di contenuti e le strutture che portano introiti - come la vendita pubblicitaria, il canone, la Eri e le convenzioni.

La seconda area dovrebbe raggruppare tutte le attivitá internazionali: vendita di contenuti, coproduzioni (Rai Cinema e Rai Fiction), distribuzione dei canali (Rai World), festival e conferenze (Prix Italia e Cartoons on the Bay).

Ciascuna di queste due aree deve lavorare in sinergia con i reparti interni per meglio servire sia il pubblico nazionale che quello internazionale. Anche se ciascuna area deve operare in autonomia, il modello proposto fa in modo che una struttura di un'area possa valutare un servizio di un'altra. Ad esempio l'area world potrebbe chiedere al reparto vendite nazionali di curare la raccolta pubblicitaria per i canali internazionali.
Oppure il reparto co-produzioni chiedere alla prima area se fosse interessata ad una fiction.

Ciascuna area dovrebbe gestire il suo portale digitale per meglio interagire con il suo pubblico. Una Rai Net separata non accontenterebbe nessuno. La terza area é quella delle risorse umane e la quarta é quella tecnica (Rai Way), entrambe di supporto alle prime due.

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