La Rai riflette su se stessa

Nei giorni scorsi a Roma è stata proprio la Rai a promuovere una giornata seminariale dal titolo ‘Missione, indipendenza e governance del servizio pubblico: l’esperienza europea’. Una auto-riflessione in un momento in cui si stanno prendendo decisioni sul futuro del nostro servizio pubblico.

Da mesi ormai la Rai è al centro di un ampio e controverso dibattito - la svendita di Rai Way, la riorganizzazione delle redazioni dedicate all'informazione, l'annoso, intramontabile problema del canone e della sua massiccia evasione (in Italia si attesta al 27% contro una media europea del 9%) - . Quindi il contratto di servizio che, scaduto da ormai quasi due anni ancora non è stato rinnovato, o il rinnovo della concessione in scadenza nel 2016 in vista della quale si sta lavorando ad un radicale processo di riorganizzazione e svecchiamento.

I temi sono tanti e altrettanti i nodi da sciogliere. In quest'ottica il 14 ottobre a Roma è stata proprio l'azienda di servizio pubblico a promuovere una giornata seminariale dal titolo 'Missione, indipendenza e governance del servizio pubblico: l'esperienza europea'. Organizzato in 4 panel spalmati lungo tutto l'arco della giornata con interventi istituzionali, tecnici e politici (forse troppi), il convegno, ospitato presso l'Università Gregoriana, intendeva raccogliere autorevoli pareri all'interno di un quadro comparativo internazionale per carpire suggerimenti preziosi su come affrontare le sfide del presente nella fase di consolidamento del passaggio da broadcaster a media company.

La digitalizzazione, internet, il sopravvento di nuovi attori della rete ­ gli 'spaventosi' Over the Top che dispongono di una potenza di fuoco difficile da contrastare ­ le nuove modalità di fruizione, la crescente globalizzazione e la sfavorevole congiuntura economica hanno costretto anche i servizi pubblici ad un radicale ripensamento.
Se i cambiamenti in atto rappresentano infatti grandi opportunità, pongono anche altrettante sfide, tecnologiche ed editoriali cui trovare adeguate risposte. Nel discorso introduttivo la Presidente Rai Tarantola ha sottolineato che a livello di missione l'obiettivo deve esser quello di 'fare la differenza' rispetto all'offerta di competitor commerciali o privati, elemento troppo spesso accantonato in favore della rincorsa all'audience o alla raccolta pubblicitaria. La presidente ha quindi ribadito gli elementi distintivi di un servizio pubblico, che deve rafforzare la cultura e l'identità nazionale, difendere universalità e gratuità, coltivare e servire l'interesse generale. La presidente ha inoltre ricordato quanto la presenza di un servizio pubblico radiotelevisivo nazionale sia importante per proteggere ed incoraggiare il pluralismo e le diversità in un settore che tende per sua natura alla concentrazione.

Eccellenti propositi, non c'è che dire, ma spesso la realtà ha dimostrato di essere diversa e ben lontana da questo. Per tante ragioni, anche strutturali. La Rai è caratterizzata da una lottizzazione pervasiva e da una pressante invadenza dei partiti. Ma il tema più spesso riproposto è stato quello dell'indipendenza, elemento primo ed essenziale per un servizio pubblico. Si tratta in verità di due forme di indipendenza, una formale attraverso la governance e l'altra sostanziale attraverso l'indipendenza economica. Come ha ribadito il Dg Gubitosi, “affinchè vi sia indipendenza culturale ci deve essere indipendenza economica e certezza di risorse. E anche qui è riemerso il tema della programmazione finanziaria, che dovrebbe essere almeno su base triennale. Giacomelli, Sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni ha preannunciato una 'riforma radicale del canone in tempi brevi' ed ha dichiarato che il vero problema della Rai è dato dal suo immobilismo ventennale.

Per quanto riguarda la riforma della governance Fico, Presidente della Commissione di Vigilanza ha invocato l'intervento del Parlamento. Il Presidente Agcom Cardani ha sottolineato come la regolazione delle attività della Rai sia demandato a 3 soggetti: la Commissione di Vigilanza, l'Agcom e il Mise e come questo concorso di competenze porti spesso ad una intricata sovrapposizione.

È emerso a chiare lettere che oggi, o forse ancor di più oggi, sia importante il servizio pubblico, ma la questione nodale ­ ammesso che si riesca a garantire adeguata indipendenza e certezza delle risorse ­ resta quella di cosa la Rai debba produrre concretamente. Molti sono coloro che convergono sull'idea che la più grande industria culturale del Paese debba rafforzare memoria ed identità. Ma siamo sicuri che basti? E una domanda sorge spontanea: anche ammesso che la Rai sia in grado di rinnovarsi davvero, esiste una concreta volontà politica per un servizio pubblico così forte e competitivo?

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