La Rai secondo il LIBERSIND-CONF.SAL

Pubblichiamo, per il loro indubbio interesse, le “Linee d’azione sindacale del LIBERSIND-CONF.SAL” sul tema della Rai, diffuse nei giorni scorsi dal sindacato autonomo in questione.

«La Rai, alla luce della crisi economica che sta attraversando il Paese, sta conducendo uno sforzo rilevante per reggere il confronto con la concorrenza nel momento della trasformazione tecnologica per il passaggio al digitale terrestre.
La RAI è l'unica azienda pubblica radiotelevisiva di livello europeo che offre al pubblico un numero straordinario di programmi gratuiti a fronte di un canone di abbonamento che e' il piu' basso e il piu' “evaso” d'Europa.
E' veramente difficile in questo scenario, anche se in presenza di una difficoltà di bilancio, non riconoscere ai lavoratori il merito di questo risultato. La trattativa sul premio di risultato deve tener conto di questo fattore e il sindacato sara' attento e vigile affinché sia possibile superare l'attuale crisi consolidando l'unicità dell'Azienda per creare un fronte unico e contrastare le spinte privatistiche che ancora animano i partiti e che trovano in alcuni casi anche sponde da qualche sindacato confederale.

Il LIBERSIND-CONF.SAL intende avanzare alcune riflessioni per una piattaforma che guardi al futuro della RAI ritenendo necessario, dopo il superamento del confronto in atto sul premio di risultato, coinvolgere i lavoratori in una discussione che agevoli il riposizionamento del Servizio Pubblico Radiotelevisivo evitando posizionamenti demagogici o peggio ancora partitici ribadendo il principio dell'autonomia come valore da assumere per un confronto a tutto campo con un Azienda invece fortemente condizionata dal potere politico. Se molti agitano lo slogan “Fuori i partiti dalla RAI” noi aggiungiamo che questo sarà possibile se i lavoratori accetteranno di aderire al sindacato autonomo riconoscendo a questo il valore della solidarietà, della libertà e della partecipazione.

Superata la lunga fase che ha visto la RAI al centro del sistema della comunicazione, lo scenario futuro riguarderà una RAI intenta a consolidare la sua posizione nel mercato e, a detta dell'attuale vertice, più attenta a una programmazione che riapra lo schermo al pubblico giovanile.
Il Contratto di Servizio 2010 - 2012 impegna l'Azienda a innalzare gli standard qualitativi della propria offerta di programmi: l'individuazione di nuovi diversi misuratori per valutare la qualità dell'offerta, l'apertura a nuovi generi della programmazione più legati a fenomeni di attualità sociale come l'integrazione multi - etnica, la salvaguardia della tradizione italiana, la realtà del mondo del lavoro, costituiscono un importante passo avanti verso una nuova caratterizzazione e una nuova percezione da parte degli utenti del servizio, reso ai cittadini a fronte del pagamento del canone di abbonamento.

Ma occorre dichiarare apertamente che l'attuale livello del Canone di abbonamento non è in grado di coprire gli impegni che vincolano l'Azienda al contratto di Servizio e questo non è un problema solo del vertice aziendale ma di tutti noi lavoratori che consideriamo, alla stregua dei partiti, che la RAI può tutto, convinti che poi le ricadute negative del bilancio ricadano su “altri”; non e' cosi'! Quanti lavoratori sentono propria, e sono pronti all'azione, una battaglia sul recupero dell'evasione del canone d'abbonamento che ha raggiunto livelli del 30%?

Il LIBERSIND-CONF.SAL avverte, ancor di più oggi, la preoccupazione che si possano creare le condizioni per una riorganizzazione radicale della struttura organizzativa aziendale coniugandola con la riqualificazione dei contenuti propri del servizio pubblico, alla luce del mutato e ormai consolidato sistema politico - parlamentare.
La conduzione Garimberti-Masi, totalmente assorbita dalle questioni economiche e di bilancio, non è ancora incisiva e coraggiosa sul fronte editoriale e dei contenuti, preferendo una programmazione “pigra, scontata e garantita” evitando ogni forma di sperimentazione sui nuovi canali come se non esistesse un'urgenza di ricercare nuovi linguaggi televisivi e contenuti innovativi.

Sul piano della concorrenza occorre anche riflettere su quanto è avvenuto in questi anni circa lo sviluppo dei canali satellitari che vedono, oggi, la presenza monopolistica di SKY realizzata con il tacito consenso delle forze politiche. Il dibattito su questo importante aspetto della concentrazione dei contenuti su un'unica piattaforma non ha avuto minimamente luogo, mentre le forze politiche sono rimaste fortemente concentrate sulla questione RAI e sul riequilibrio del sistema in nome di un pluralismo nei fatti realizzato, come dimostrato dai numerosi canali terrestri, ma politicamente ignorato e osteggiato.
Il risultato dell'assenza del confronto e di una regolamentazione ha contribuito alla migrazione di gran parte del pubblico dalla televisione generalista ai canali SKY a danno degli ascolti e delle fasce piu' deboli della società, private degli avvenimenti piu' interessanti nel campo soprattutto cinematografico e dello sport.

Se queste osservazioni sono condivisibili, c'è bisogno a nostro avviso di guardare al futuro del sistema prendendo “fiato e distanza” da alchimie tese a indebolire una RAI alla quale viene riservata la sola missione di servizio pubblico, caricandola oltretutto di sempre maggiori oneri, puntando viceversa a realizzare un assetto organizzativo capace di ridare slancio alla programmazione e di consentire il riposizionamento industriale dell'Azienda nei nuovi scenari competitivi. Il tema della Governance e' sicuramente importante ma non esaustivo dei problemi della RAI e non può essere il vessillo da agitare in nome di una RAI piu' libera e svincolata dai partiti.
Il paradosso e' dimostrato dal fatto che mentre da un lato si urla no all'occupazione politica della RAI, dall'altro si critica e si accusa il vertice per non essere in grado di dare alternative “non dequalificanti” all'ex direttore di RaiTre come se questa “sistemazione” non rappresentasse una ulteriore lottizzazione dei nuovi canali assegnati alla sinistra.
Se si vuole allontanare il peso politico della lottizzazione occorre operare prima in noi stessi una profonda trasformazione rifiutando ogni appartenenza politica o sindacale militante all'interno della RAI a tutti i livelli soprattutto dirigenziali per rilanciare come valore la competenza e la professionalità.
Per fare questo è necessario “pressare” alcune posizioni chiave presenti nell'attuale organizzazione aziendale sulle quali concentrare la nostra azione per un progetto di rilancio che unisca professionalità, senso di appartenenza all'azienda e capacità di guardare al futuro in una logica di sistema integrato e indivisibile (Servizio Pubblico - Tv commerciale) a garanzia dei livelli occupazionali.
La preoccupazione del LIBERSIND-CONF.SAL è grande: ancora, nonostante lo sviluppo del Digitale Terrestre non è visibile un piano editoriale orientato ad un autentico rilancio dell'Azienda perseguibile solo attraverso la valorizzazione degli uomini RAI nell'ottica di un riequilibrio delle diverse culture aziendali senza traumi da “lottizzazione” e senza pesanti politiche del personale, già adottate negli anni 2000 che hanno solo danneggiato il patrimonio di competenze interne.
Rilancio quindi significa: riscoperta dei valori di appartenenza, partecipazione ad una missione che e' quella di Operatori del Servizio Pubblico, Autonomia dai partiti e soprattutto coraggio delle scelte.

Un pensiero va anche a chi ha saputo avvertire per tempo che il modo e i contenuti dell'essere sindacalista in RAI deve cambiare e deve aprirsi ad una nuova fase piu' diretta e vicina ai problemi dell'Azienda e dei lavoratori superando gli schemi preconfezionati e ormai distaccati del suo ex sindacato CISL.
Diamo quindi il benvenuto nella nostra organizzazione all'amico e collega Marco Cuppoletti con il quale ci siamo confrontati e abbiamo condiviso l'urgenza di agire all'insegna anche di un rinnovato impegno personale al servizio dei lavoratori e del LIBERSIND-CONF.SAL».

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