La RTV slovena più vicina al Governo

Con un referendum che il 25 settembre scorso ha confermato la legge approvata nel luglio scorso dal Parlamento, la Slovenia dovrebbe avere una Radio e una Tv pubbliche più vicine alla maggioranza di centro-destra.

Solo il 31% degli elettori sloveni ha partecipato al referendum sulla nuova legge sulla radiotelevisione e nell'ambito di quel 31% a contrapporsi sono state due 'fazioni' di forza pressocché uguale.

Alla fine il 50,21% dei votanti (con un margine di soli 5.990 voti) ha votato a favore della legge fatta approvare a luglio dal governo di centro-destra guidato da Janez Jansa, mentre più del 49 ha detto no alla riforma del sistema radio-televisivo sloveno. I sì si sono concentrati nella Slovenia rurale mentre i centri urbani sono stati quelli più propensi al no.

La legge, ispirata da Branko Grims, deputato dell'SDS (partito democratico sloveno) e approvata da due terzi del Parlamento, introduce un cambiamento radicale nell'assetto e nella gestione dell'ente. Prevede innanzitutto un forte accentramento di potere nella figura del direttore generale, che diventa responsabile non solo della parte finanziaria dell'emittente ma anche di quella editoriale e di contenuti, al contrario di quanto accadeva in precedenza. Inoltre i centri regionali vengono praticamente sciolti. E qui il discorso ci riguarda da vicino e occorrerà capire quale potrà essere il futuro di Radio e Tele Capodistria.

Il nuovo statuto, le strategie e i programmi della RTV slovena saranno discussi e gestiti da due nuovi organismi, Consiglio di programma e Consiglio di controllo, praticamente controllati dal Governo. Dei 29 membri che compongono il nuovo Consiglio di programma ben 21 vengono eletti dal Parlamento (contro i 5 previsti dalla legge precedente), ovvero dalla maggioranza politica, a scapito di quelli eletti dalla società civile. Degli 11 membri componenti il Comitato di controllo, 9 verranno nominati dal Parlamento e dal Governo.

La campagna referendaria è stata particolarmente "bollente". A favore della legge si sono schierati la colaizione di centro-destra, l'SNS, partito nazionalista e xenofobo di Zmago Jelincic, lo "Zbor za Republiko" (Assemblea per la Repubblica, un forum civile a sostegno del Governo), i due deupatiti di minoranza (italiano e ungherese) e un gruppo di giornalisti vicini al premier, oltre ad alcune stelle del "turbo folk" sloveno. Ma l'istituzione che ha dato il maggior sostegno al "sì" è stata la Conferenza episcopale slovena che con un comunicato dei due vescovi Janez Kramberger e Anton Stres ha condannato il "laicismo critico" del giornalismo televisivo pre-referendario, che darebbe troppo poco spazio alla Chiesa.

A sostegno del "no", oltre ai due partiti di opposizione i liberaldemocratici e i socialdemocratici, buona parte della società civile, l'Associazione dei giornalisti sloveni, intellettuali e artisti. Secondo il Governo, che ha respinto le critiche mosse dal Consiglio d'Europa e dall'EBU, si apre una nuova stagione per la Tv di stato slovena. "Spero che la legge possa entrare in vigore immediatamente - ha detto il ministro della Cultura Vasko Simoniti - , credo che la nuova struttura organizzativa sarà stabile e che la Radio e la Televisione diventeranno pubbliche, per il bene del pubblico sloveno".

Secondo Werner Rumphorst, consulente legale dell'EBU, con questa legge il Governo punta a controllare politicamente l'ente radiotelevisivo e a zittire le voci polemiche e non compiacenti nei confronti della politica del centro-destra.

In effetti l'offensiva del Governo contro i mezzi di comunicazione indipendenti è partita già qualche mese fa. Al quotidiano "Delo" (il più importante in Slovenia) è stato destituito il caporedattore responsabile Darijan Kosir, mentre Miran Lesjak, caporedattore del quotidiano di Lubiana 'Dnevnik', ha denunciato le pressioni del Governo che avrebbe accusato il giornale di aver appoggiato la Croazia a proposito della creazione di una zona ecologica nelle acque territoriali dell'Istria.

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