La scomparsa di Aldo Biscardi

Quando quest’anno, a inizio stagione, nella ennesima versione del suo ‘Processo’ su 7Gold (peraltro prodotto e realizzato dai più stretti familiari), si era appreso che stavolta non sarebbe proprio apparso in video, si era capito che qualcosa non andava probabilmente nella sua salute, cosa che ovviamente non sorprendeva, a 86 anni, quando riuscire a comparire in Tv sembra davvero un’impresa. Eppure lui ci era riuscito fin quasi all’ultimo, senza che l’età avanzata gli impedisse di fare quel che aveva sempre fatto, ovvero essere il direttore d’orchestra di infiniti e in fondo sempre uguali talk-show a tema calcistico, un genere eterno come il campionato, da sempre esercitato, soprattutto il lunedì (appunto), nei bar di tutta la Penisola ma che lui per primo aveva ‘sdoganato’ sul piccolo schermo, quale frutto di una formidabile intuizione.

 

Oggi dunque è arrivata la notizia della morte a 86 anni a Roma di Aldo Biscardi, ricoverato da qualche settimana al Policlinico Gemelli. Il giornalista era nato a Larino (in provincia di Campobasso) nel 1930 e i funerali si svolgeranno domani a Roma, nella chiesa di San Pio X.

Aveva la passionaccia del giornalismo e soprattutto quella dello sport, Aldo Biscardi, e dopo ‘Il Mattino’ a Napoli era approdato in un autentico giornale popolare ‘di sinistra’ (considerato anzi a Roma in quegli anni ‘fiancheggiatore’ del Pci e dell’‘Unità’), ovvero ‘Paese sera’. Da lì, come altri giornalisti della testata, era approdato in Rai, dove, in una ‘giovanissima’ e totalmente innovativa RaiTre, fece nascere nel 1980 proprio «Il processo del lunedì», che condusse dal 1983 al 1993. Alla base di quel programma c’era proprio la ‘libera discussione’ sui fatti del calcio e del campionato, condotta da vari esperti e giornalisti (soprattutto quelli con maggiore ‘resa’ sul video, ben disposti alla ‘chiacchiera’ senza freni), con presenza a corredo dei più vari personaggi, presidenti delle squadre, calciatori, addetti ai lavori e comunque di persone note di ogni tipo, naturalmente in ‘versione sportiva’, perché - si sa - il calcio in Italia è trasversale e ‘universale’.

Furbo e a suo modo geniale, Biscardi dirigeva tutto a puntino (all’inizio anzi - lo ricordiamo ancora - interveniva a un certo punto dalla regia, ma presto fu assoluto protagonista in studio) e sapeva sempre di cosa parlare e come farlo, per suscitare l’interesse dei tifosi di calcio (cioè di gran parte della popolazione italiana), senza negarsi mai pure i ‘fuochi d’artificio’ frutto della capacità nell’esercitare ‘il mestiere’, perché non c’era puntata in cui non ci fosse un vero o presunto ‘scoop’, una testimonianza inedita, un aspetto prima trascurato, una discussione feroce, una notizia, magari ‘fatta crescere’ un po’ ad arte, per riuscire ogni volta a creare interesse. La moviola era il ‘clou’, naturalmente, perché le discussioni potevano durare all’infinito senza che si capisse mai chi aveva ragione e il diabolico apparecchio ebbe l’ovvia evoluzione del ‘moviolone’ (e successive), fino alla vittoria quasi postuma del Var (o della Var) in campo di oggi.

Anche il calciomercato (sempre come genere televisivo) è iniziato qui, fino a costituire oggi un elemento imprescindibile di tante Tv italiane.

 

C’è un prima e un dopo ‘Processo’ nella Televisione italiana, perché sul graditissimo genere negli anni si sono gettati un po’ tutti, soprattutto le Tv locali o le emittenti che non hanno i diritti per trasmettere le partite, perché le immagini ‘me le posso guardare io che ho l’abbonamento pay in studio e poi ti dico io cosa succede in campo e ne discuto in diretta con altri esperti e con gli stessi telespettatori’. Poiché ormai siamo arrivati a una partita a sera, i talk-show calcistici da qualche anno sono messi in onda all’infinito e sarebbe davvero curioso (per i matematici) conteggiare quante trasmissioni di questo tipo vadano in onda oggi su quasi tutte le Televisioni italiane.

Tutti devono l’invenzione del genere a lui, ad Aldo, che dalla sua aveva il modo di parlare ‘popolare’ e genuino (magari con adeguati ‘strafalcioni’) che lo caratterizzava, oltre a una capacità e a un’intraprendenza di grande rilievo, al punto che si è portati facilmente a paragonarlo a un altro molisano illustre di grande successo, sì, lui, Antonio Di Pietro.

La cadenza di Biscardi era poi così accentuata che tutti ricordano il filmato auto-ironico in cui adeguava l’inglese al molisano, con il celeberrimo ‘Dengh you’.

 

Le edizioni del ‘Processo’, dopo che la Rai (che non è mai riuscita non a caso a sostituire bene quel programma) aveva preso un’altra strada, sono continuate in un modo o nell’altro fino al 2016, prima su reti private nazionali, poi su Tv ‘minori’, e anche attualmente, come detto, c’è in onda un’ultima versione della trasmissione su 7Gold. E sicuramente non finirà qui…

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