Scomparso all’età di 81 anni, è stato portavoce di Aldo Moro ma soprattutto uno dei “pilastri” del ‘3131’, programma storico della radiofonia italiana.
Per capire chi fosse Corrado Guerzoni, al di là del ruolo di stretto collaboratore di Aldo Moro per il quale molti lo ricordano, e la sua figura nella radiofonia bisogna aprire il libro “La prima volta del telefono. La storia del 3131 dal 1969 al 1995” di Raffaele Vincenti e leggere quanto scrisse Guerzoni sul 'Tv Radiocorriere' (di cui era direttore) quando Franco Moccagatta lasciò la conduzione di “Chiamate Roma 3131”: “Il successo del 3131 è dato proprio dal fatto che si tratta di una rubrica a un tempo moderna e antica (…) Riteniamo anche che si dovrebbe tenere sempre distinta la sorte di una trasmissione da quella di chi, di volta in volta, è chiamato a presentarla”.
Guerzoni fu chiamato a condurre nel 1981 (vi restò fino al 1990) dopo la nomina a direttore del secondo canale radiofonico pubblico, incarico che ricoprì dal 1977 al 1990.
Con lui la trasmissione ebbe una svolta che fu chiamata “era Guerzoni”. Guerzoni andò al microfono al posto di Flaminia Morandi, affiancato da una conduttrice. Per la nuova edizione del 3131 la capostruttura Lidia Motta scelse come inviati speciali attori e comici.
La conduzione di Guerzoni era invece asciutta, semplice, professionale fuori da smanie di protagonismo; lasciava spazio agli interventi degli ascoltatori, in un rapporto sempre più confidenziale, affrontava temi sociali importanti e a volte scomodi e riduceva gli ospiti in studio a uno per puntata. I principi su cui si basa il programma erano “approfondimento e riflessione”. L'uso del telefono venne integrato da quello dei mezzi mobili (la famosa “radiomacchina” che 'battezzò' Gianluca Nicoletti) per avvicinare le persone nella loro realtà e portarle in Radio. Affrontò temi difficili ma ancora attuali (eutanasia, la discriminazione verso gli stranieri, la paura dei diversi, la disabilità, la droga, l'aids), trattandoli con il pubblico e gli esperti in studio ma anche argomenti ritenuti “pesanti” a cui dedicò, con successo, intere puntate, come la filosofia o la Bibbia.
Negli ultimi anni di conduzione Guerzoni era però scoraggiato da un cambiamento nel pubblico, che assumeva toni sempre più aggressivi “La gente non vuol più ragionare - diceva nel 1988 - , vuole gridare, protestare, non è più disposta ad ascoltare”.
Nel 1990 lasciò il programma per assumere l'incarico di vicedirettore generale della radiofonia.