Non era mai riuscito a smettere, la pensione e la panchina al parco proprio non facevano per lui. Erano passati, certo, i tempi d’oro, quelli della Sper, qualche decennio fa, quando era un punto di riferimento assoluto della Radio e della pubblicità radiofonica in Italia, quando noi giornalisti di Radio e Tv alle prime armi andavamo a trovarlo un po’ intimoriti, perché aveva un vocione potente e tu temevi sempre di farlo arrabbiare, di finire nel suo mirino per una parola fuori posto, per una domanda mal posta, per un’osservazione imprudente frutto della tua scarsa conoscenza del mezzo.
Sembrava potente e severo, persino un po’ spietato, all’epoca, Giuliano Gelsi (celebri le sue battaglie con un altro ‘cavallo di razza’ della Radio, Enzo Campione, con alterni esiti), ma era invece, in fin dei conti, una pasta d’uomo, con punte di ingenuità persino (si lamentava non a torto di essersi troppo fidato degli altri, nella vita), come ho scoperto negli anni successivi, pian piano.
Fino a quando, passati diversi anni e anzi qualche decennio, l’ho ritrovato con piacere sulla mia strada, senza più grandi incarichi, senza più potere, quasi, ma sempre con una tempra indomita, con una infinita ‘voglia di fare’, con costanti idee belle e innovative, con un amore tale per la Radio che non riusciva a non pensare a qualcosa per sviluppare quel mezzo, quei programmi, quelle voci, quella pubblicità, quelle emittenti locali che tanto amava.
Era in effetti soprattutto un uomo di pubblicità, Giuliano, e aveva lavorato tanto, negli anni d’oro di cui sopra, per sviluppare circuiti radiofonici pubblicitari nazionali per le Radio locali. Era stato un precursore e un preveggente, da questo punto di vista, e era tuttora attivo in questo ambito, decenni dopo quei grandi successi, per cercare sempre un modo per aggregare quelle benedette emittenti locali che stavano perdendo progressivamente colpi, fino a chiudere, in molti casi. Non lo si poteva perdere di vista, non solo per la stima che bisognava avere per forza per un uomo onesto che tanto aveva dato alla Radiofonia italiana ma anche perché, data la tempra indomita, continuava a sfornare progetti, a tessere tele, a tenere contatti con tanti radiofonici, non riusciva proprio a staccarsi da quel mondo che pure gli aveva riservato anche amarezze, ingratitudine, delusioni umane e professionali.
Gelsi, un istriano di razza da una vita a Milano, aveva continuato a seguirmi sulle pagine di Millecanali negli anni, scoprii con piacere che mi stimava, che mi leggeva sempre. Lo coinvolsi con determinazione in alcune iniziative, lo assoldai come moderatore di convegni radiofonici da noi organizzati, per esempio all’Ibts, lo feci anche scrivere, qualche volta. E non c’era persona più adatta, per la stima un po’ di tutti che lo accompagnava, per l’infinita passione per il mezzo, per l’autorevolezza, per la mancanza, ormai, di veri conflitti d’interesse, in un mondo diviso e molto parcellizzato come quello radiofonico.
Più di recente, quando si era posto il problema di individuare una persona che rappresentasse la Radio nel ‘comitato di esperti’ che doveva affiancare la redazione del ‘nuovo Millecanali’ senza più me alla guida, non potevo che scegliere lui, che non aveva più nemici (se mai li aveva avuti), che era una specie di ‘padre’ di tutto il mondo radiofonico privato in Italia. Naturalmente aveva accettato l’incarico e ricordo ancora la sua gioia autentica e quasi infantile perché io avevo pensato a lui, per quella nuova iniezione di entusiasmo, per la stima che gli riservavo.
Se n’è andato ancora sulla breccia e quel suo vocione che quasi lo ‘predestinava’ alla Radio, quella sua indomabile voglia di fare e di andare avanti, per esempio seguendo da vicino e costantemente le evoluzioni tecnologiche del mezzo, me lo fanno ricordare con tenerezza, con affetto, con stima. Meritava molto, anche se non sempre le cose gli erano andate bene. Quando cadeva e magari si faceva male, era però sempre pronto con una nuova idea, con un’altra iniziativa. Rilanciava sempre e non rinunciava mai.