La scomparsa di Simone Camilli

Dobbiamo per forza iniziare la nuova stagione di news ricordando questa bruttissima notizia di agosto che ha funestato l’estate. Simone Camilli è un giornalista ‘morto sul campo’, in una terra che conosceva e amava, ed era a Gaza per documentare quel che succedeva in questo martoriato territorio.

Riapriamo le nostre news con una notizia che non poteva essere trascurata e che evidenzia come il lavoro del reporter rimanga uno dei più entusiasmanti ma anche uno dei più rischiosi per chi vuole essere sempre “sul campo” e portare testimonianze dirette dalle zone di guerra. Una delle notizie che in agosto hanno animato sia pur tristemente le cronache è stata l'uccisione di Simone Camilli, 35 anni, a gaza. Per la precisione, Camilli è rimasto ucciso, insieme ad altre cinque persone, nell'esplosione di una granata israeliana che si stava cercando di disinnescare a Biet Lahya, nel nord della Striscia di Gaza., mentre cercava di documentare l'evento.

Tra le vittime dell'esplosione anche un altro giornalista, Ali Abu Afash, e il traduttore dell'Associated Press. Simone Camilli, reporter free-lance molto stimato, lavorava per diverse agenzie internazionali tra le quali l'Associated Press.

Il reporter era oltretutto figlio di Pier Luigi Camilli, ex giornalista Rai e attuale sindaco di Pitigliano, in provincia di Grosseto, che ha avuto parole semplici e in nessun modo scontate per la scomparsa del figlio mentre svolgeva il suo duro e 'spietato' lavoro.

Simone Camilli era un reporter d'esperienza che lavorava in particolare per l'Associated Press e per l'Ifad (il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo). Laureato all'università La Sapienza in Storia e Religione Islamica era appassionato di cultura araba ed esperto di Medio Oriente ed era padre di una bimba di tre anni. Conosceva bene Gaza, dove il suo lavoro l'aveva portato diverse volte: nel 2006 e 2007 per gli scontri tra al Fatah e Hamas, nel dicembre 2008 per l'operazione israeliana «Cast Lead», nel 2011 per lo scambio di prigionieri con il militare Gilad Shalit, nel 2012 per 'Pilastro di difesa'. Nel 2006 era stato in Libano per la guerra con Israele e nel 2008 aveva testimoniato uno scambio di prigionieri. Nel 2007 aveva seguito gli scontri con i miliziani del Pkk in Turchia e in Italia aveva seguito la morte di Giovanni Paolo II e le vicende della Costa Concordia.

Per l'Ifad coordinava la produzione di materiali video in Paesi in via di sviluppo. Nel 2011 aveva realizzato un documentario sulla vita quotidiana a Gaza insieme al collega Pietro Bellorini “About Gaza”.

Davvero commossi funerali di Simone a Pitigliano, a testimonianza di quanto dobbiamo a persone così, che rischiano la vita per documentare per noi eventi cruciali e pericolosi, una professione assolutamente ingrata da molti punti di vista (anche da quello economico, se non soprattutto) ma che evidentemente qualcuno 'sente nel sangue' di dover fare. A loro dobbiamo tante immagini tremende e preziose al tempo stesso e reportages di grande valore, per conoscere un po' meglio la difficile realtà di questo nostro mondo.

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