La sentenza della Corte di giustizia Ue su Europa 7

Nuovi capitoli della spinosissima questione di Europa 7 e delle sue frequenze…

L'annosa e irrisolta questione di Europa 7, con la sua concessione senza frequenze su cui trasmettere, torna al centro del dibattito politico sulla Tv.

Vediamo prima di tutto la notizia del giorno nella cronaca dell'agenzia Reuters Italia:

«La Corte di giustizia Ue ha di fatto rinviato al Consiglio di Stato la giurisdizione sull'annosa questione dell'assegnazione a Centro Europa 7 di frequenze televisive occupate da Rete 4 di Mediaset.

Come atteso, oggi l'Avvocato generale della Corte di giustizia delle Comunità europee ha dato il suo responso ribadendo che concessioni per la trasmissione tv devono essere assegnate a operatori privati e che deve essere "data piena attuazione" all'esito di tali gare di assegnazione e che spetta ai giudici nazionali esaminare tali questioni.

Nelle conclusioni si legge infatti che "i giudici nazionali devono esaminare attentamente le ragioni addotte da uno Stato membro per ritardare l'assegnazione di frequenze ad un operatore che così ha ottenuto diritti di radiodiffusione televisiva in ambito nazionale e, se necessario, ordinare rimedi appropriati per garantire che tali diritti non rimangano illusori".

Attorno alla questione di Centro Europa 7 ruota gran parte della legislazione italiana in materia di questi anni.

L'emittente si vide assegnare nel 1999 frequenze per la trasmissione analogica in chiaro sull'intero territorio nazionale, frequenze al tempo occupate da Rete 4. Autorizzazioni ministeriali permisero però deroghe a Rete 4 per la cessione delle frequenze.

Sulla questione sono intervenuti vari gradi della giustizia amministrativa e nel 2002 interviene anche la Corte Costituzionale che ribadisce (come già aveva fatto nel 1994) che Mediaset non può possedere più di due reti e che Rete 4 deve quindi cessare le trasmissioni analogiche.

A questo punto si rimette in moto il Legislatore con la legge Gasparri che in un primo momento viene rinviata dal Capo dello Stato alle Camere proprio per eccezione di costituzionalità in base alla sentenza del 2002 (ma Rete 4 continuerà a trasmettere ugualmente grazie ad un decreto legge del governo Berlusconi), ma che poi viene reiterata dal Parlamento nell'aprile 2004.

Nel frattempo il proprietario di Centro Europa 7 si appella al Consiglio di Stato e chiede un risarcimento di 3 miliardi allo Stato per la mancata attività televisiva.

Il Consiglio di Stato aveva chiesto alla Corte di giustizia Ue di pronunciarsi nel merito, risposta che è giunta rinviando al massimo giudice amministrativo italiano la competenza di giudizio».

Un altro passo, dunque - sembrerebbe ancora non decisivo - su questa questione molto controversa, che in realtà riguarda in pieno la materia più spinosa fra tutte quelle televisive, ovvero le frequenze, che in Italia - caso quasi unico e molto negativo a livello internazionale - sono di fatto 'di proprietà' delle emittenti stesse e non dello Stato, che non è riuscito (o non ha voluto) intervenire nella materia e neppure gestire la situazione. Questo fino alle concessioni del 1999, quando l'assegnazione della concessione a Europa 7, che di frequenze ne aveva ben poche, creò un precedente inedito e un problema appunto spinosissimo da gestire, come segnalammo subito, già all'epoca, su Millecanali.

Era lecito e opportuno assegnare 'd'autorità' e gratuitamente frequenze alla sola Europa 7, mentre tutti gli altri quelle frequenze o le possedevano e le usavano da molti anni (con spese e 'diritti di fatto' relativi) o magari le evevano 'acquistate' da altri con connesso forte esborso economicoO Ma anche, al contrario: deve sempre essere la situazione creatasi 'di fatto' a prevalere o lo Stato deve assumersi le sue responsabilità, in una materia così importante per la 'democrazia nell'etere'O E se sì, come e con quale equitàO

La questione apparve subito di quelle quasi 'irrisolvibili' e a complicare le cose ci si mise il succedersi di leggi, sentenze, decreti e persino, appunto, interventi del Capo dello Stato su Rete 4 e sulle sue frequenze (che potevano appunto essere 'liberate' a favore di Europa 7, almeno nell'interpretazione prevalente della situazione, anche se le due cose non apparivano necessariamente collegate).

Ma, dopo la Legge Gasparri (che aveva sancito che la situazione 'di fatto' andava benissimo, qualunque essa fosse) ora c'è la Gentiloni in discussione alla Camera e poco prima della pausa estiva il dibattito proprio su Europa 7 e sulle sue frequenze si è riacceso, violentissimo. Una norma approvata in Commissione (la legge andrà in aula in settembre, si prevede), infatti, pur mantenendo la formulazione secondo cui le frequenze analogiche recuperate dopo il passaggio obbligato di una rete Rai e di una Mediaset al digitale o su un altro mezzo trasmissivo dovranno essere assegnate attraverso procedure pubbliche imparziali, prevede anche che "preliminarmente" andranno "fatti salvi i diritti acquisiti" da parte di due tipologie di soggetti: chi ha ottenuto la concessione nazionale nel luglio 1999, ma non trasmette per mancanza di frequenze e chi, pur trasmettendo, non raggiunge "la copertura dell'80% del territorio e di tutti i capoluoghi di provincia".

Europa 7 rientra in pieno nella prima delle tipologie individuate.

Durissima in merito la reazione dell'associazione FRT:

«In tal modo si sono incredibilmente riconosciuti "diritti acquisiti" palesemente inesistenti in un caso e del tutto ingiustificati e comunque ingiustificabili nel secondo, in palese dispregio delle più elementari norme costituzionali. L'inserimento nel 1999 tra i concessionari di un'emittente non operante a livello nazionale - peraltro sulla base di un disciplinare molto sbilanciato nell'attribuire i punteggi premiali alle dichiarazioni sugli intenti futuri - attribuiva a quest'ultima (come a tutti peraltro) esclusivamente un diritto a trasmettere con le frequenze in uso o eventualmente acquistabili, e non altro. Considerare poi come diritto acquisito il non coprire l'80% del territorio nazionale (e perché non riconoscerlo anche a chi ha insufficiente copertura a livello localeO) vuol dire attribuire un singolare privilegio ad emittenti nazionali che, al contrario di altri, hanno volutamente rinunciato a investire nell'acquisto di frequenze e che per questo, si vorrebbero doppiamente premiare».

Seguiranno sicuramente altri capitoli della vicenda...

(Mauro Roffi)

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