La sentenza, dopo una lunga fase di “suspence”, è arrivata nella serata di ieri e ha confermato in buona misura le previsioni della vigilia, per cui (alla fine) restano gli interrogativi su cosa succederà davvero in concreto.
L'Autorità Antitrust di Giuseppe Tesauro ha dato il "via libera" all'acquisto di Stream da parte di Tele+ nella versione proposta dal gruppo francese (dopo la bocciatura della precedente operazione di fusione) ma, accentuando le condizioni proposte dall'Authority di Cheli, l'ha legata al rispetto di alcune dure condizioni. La prima è già pesante: si tratta della rinuncia al digitale terrestre, su cui Tele+ stava conducendo da tempo alcune sperimentazioni di un certo rilievo, anche a livello tecnologico. Alla pay-tv di Canal+ sono poi imposti alcuni vincoli che riguardano la programmazione cinematografica, tesi ad evitare un "monopolio obbligato" nel settore, lasciando la porta aperta ad eventuali nuovi investitori nel campo della Tv a pagamento digitale.
Ma la grande attesa era per il calcio: in questo ambito l'Antitrust impone a Tele+ (più Stream) di non stipulare in futuro contratti di durata superiore ai due anni e di riconoscere alle attuali controparti delle due pay-tv per la serie A il diritto di recesso a fina stagione a partire dall'"annata" 2003-2004. Si tratta di un "alleggerimento" rispetto alle previsioni precedenti dell'imposizione di un contratto annuale con le squadre.
È proprio su questa concessione di Tesauro che si gioca adesso la decisione di Tele+, che non voleva il vincolo di un contratto di un solo
anno, pena la rinuncia all'acquisto di Stream. Bisognerà vedere se i francesi considereranno sufficiente il raddoppio a due anni per andare
avanti in un'operazione per la quale hanno messo in campo qualcosa come 390 milioni di Euro, in una situazione economica già poco rosea. In
queste ore se ne saprà di più.