La trionfale serata finale di Fiorello

All’insegna del grande varietà di un tempo ma con tocchi trasgressivi (il tormentone del profilattico, Benigni che torna ai tempi dei lazzi giovanili) e con un omaggio finale al cinema di Sordi e Fellini, Fiorello trionfa e chiude in gloria le quattro puntate su RaiUno.

Molto è già stato detto sul ritorno di Rosario Tindaro Fiorello sulla Rai ma due sono i punti fondamentali da sottolineare nell'ultima puntata di 'Il più grande spettacolo dopo il weekend', prodotto da Bibi Ballandi Entertainment: gli ascolti da partita dei Mondiali e il passaggio di testimone, la consacrazione dello show-man siracusano da parte di uno dei "padri" del varietà come unico in grado di raccogliere il testimone di questo genere televisivo.

Partiamo dagli ascolti. Fiorello, per l'intero spettacolo ha incollato davanti alla Tv 13 milioni 401 mila spettatori con il 50.23% di share (un ascolto davvero 'stellare'). Il picco per numero di spettatori è stato di 16 milioni e 60.000 alle 23.10 (quando Roberto Benigni ha iniziato a intonare “L'Inno del corpo sciolto”), mentre per quanto riguarda lo share il picco si è registrato alle 23.17, quando stava per terminare l'intervento sul palco del premio Oscar, con il 61.55%.

Un successo molto vicino a quello della partita Italia-Spagna degli ultimi Mondiali e che premia la buona Televisione, il vero varietà, uno spettacolo studiato, ragionato, che nella prima puntata ha stentato a prendere il ritmo ('emozione degli esordi') ma che, una volta consolidatosi, ha catturato via via milioni di spettatori di diverse fasce d'età. Segno che il pubblico, anche se addormentato dal Grande Fratello o sedato dall'Isola dei Famosi, sbatacchiato tra un Beautiful giunto alla seimillesima puntata e il più banale dei talent show, ha ancora voglia di buona Tv.

Altrettanto significativo il momento dedicato a Pippo Baudo, dopo l'evocazione di Mike Bongiorno (presenti in studio la moglie e i figli), che si è goduto la lunga passerella e l'abbraccio simbolico del suo pubblico. "Un uomo che ha dedicato 50 della sua vita alla Rai" - ha presentato Fiorello alludendo a Baudo, chiedendo implicitamente che gli vengano riconosciuti i suoi meriti, facendolo tornare in onda. E con Baudo (che purtroppo ci è sembrato ancora un po' provato dal malore che l'ha colpito tempo fa e sinceramente ci spiace) è stato un excursus televisivo indietro negli anni. Si è ricordato il vecchio varietà, con l'evocazione di Lelio Luttazzi, il varietà di una volta, con una telecamera fissa "che sembrava un rinoceronte", ha detto Baudo, riconoscendo a Fiorello di essere l'unico artista nel panorama televisivo italiano in grado di fare e condurre un vero varietà (che piaccia o meno, questo è un altro discorso).

E a questo punto ci si chiede perché, di fronte alla qualità e al successo di un programma simile (e non è la prima volta anche se non con questi numeri), la Televisione possa contare solo su una "bestia rara" come lui per fare show di qualità e tenda invece ad appiattirsi su programmi dozzinali, approssimativi e di scarso valore. Forse perché bisogna studiare, prepararsi, saper cantare e magari anche ballare, sicuramente condurre, conoscere i tempi e i ritmi televisivi.

Non basta essere empatici (cosa che Fiorello è) e avere feeling con il pubblico, bisogna anche avere la modestia di riconoscere l'importanza di un buon team di autori e di collaboratori. Ed è poi vero che è il pubblico che fa il successo di un programma ma sta alla Televisione proporre qualcosa di buono e, se è il caso, osare con un prodotto di qualità.

Infine una domanda per la Rai: ma se proprio non è possibile avere ancora Fiorello in onda a breve, cosa si aspetta a chiamare un altro mostro sacro per muovere ancora un po' le acque della Tv e non lasciarle stagnanti? Celentano, per dire, forse non aspetta altro che una chiamata…

Pubblica i tuoi commenti