In Turchia il Governo lancia la prima Tv pubblica in curdo, iniziativa che i più, però, considerano una pura e semplice mossa elettorale in vista delle prossime elezioni amministrative.
Sono iniziati il primo gennaio scorso i programmi di Trt6, la prima Televisione di Stato in lingua curda della Turchia, preceduta da una insistente e instancabile successione di spot e annunci da parte delle autorità. Un'operazione che il premier Erdogan, mai così in difficoltà stando a quando dicono i sondaggi alla vigilia delle elezioni amministrative di marzo, ha definito "un passo che rafforzerà l'unità e l'integrità del nostro Paese. Tutti i cittadini hanno uguali diritti e libertà. La democrazia è una grande piazza in cui tutti hanno il diritto e l'opportunità di esprimersi".
Parole smentite dalla realtà di molti politici, letterati e artisti curdi incarcerati o sotto processo per essersi pubblicamente espressi in curdo. Ma veniamo alla nuova emittente. Recentemente l'Akp (partito di Erdogan) ha cambiato la legge vigente, per consentire al massimo 4 ore settimanali di programmi in curdo sottotitolati in turco (il curdo era finora una lingua vietata in Turchia). Il palinsesto sarà composto da programmi educativi, informativi, sportivi, soap operas, film e musica.
All'appello però mancheranno molti esponenti della cultura curda, che si sono rifiutati di partecipare ai programmi di Trt6, come il più famoso cantautore curdo, Sivan Perewe, che attualmente vive in Europa ed era stato costretto a lasciare la Turchia proprio perché cantava nella sua lingua madre.
E se da un lato alla cerimonia di apertura di Trt6 (disertata dai deputati del Dtp, il partito curdo che ha 20 rappresentanti in Parlamento) il presidente del dipartimento dell'educazione turco ha pubblicamente dichiarato che in due università saranno aperti dipartimenti di lingua e letteratura curda, in questi giorni è stata emessa sentenza di condanna per sei studenti universitari che avevano chiesto di poter studiare in curdo: 35 anni complessivi di reclusione.
Insomma, l'operazione di Trt6 sembra una semplice mossa di marketing a fini politico-elettorali ma ha comunque una valenza positiva: garantire seppur poche ore di programmazione in curdo significa un riconoscimento (minimoO) alla popolazione di lingua curda in Turchia. Ma per i curdi della Turchia e per quelli della diaspora la "vera" voce del popolo curdo resta quella di Roj Tv, il canale satellitare attivo da quindici anni e che le autorità turche tentano di soffocare.