La Ue e le leggi sulla Tv: l’intervento di DGTVi

A proposito dell’intervento della Commissione Europea sulla legge Gasparri e del pressante invito al Governo e al Parlamento italiani a rinnovare entro due mesi la legislazione in materia di Tv, riportiamo l’opinione espressa dal presidente dell’associazione DGTVi Piero De Chiara.

In merito al parere motivato della Commissione il presidente di DGTVi - l'associazione che riunisce Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, D-free, Frt e Aeranti-Corallo - ha dichiarato:

«Sorprende il richiamo della Commissione al criterio, che non è fissato in nessuna Direttiva, secondo cui i broadcaster dovrebbero usare frequenze digitali solo nella misura necessaria per la ritrasmissione dei vecchi canali analogici. Gli operatori italiani hanno in questi anni investito in nuove reti digitali al di sopra delle medie europee, spinti da una normativa che ha fissato gli obblighi di copertura digitale per la Rai e ha prorogato l'autorizzazione per i privati nazionali e locali a condizione di dotarsi di una rete digitale.

Gli operatori principali sono inoltre obbligati ad affittare il 40% della capacità trasmissiva a canali indipendenti, scelti non da loro ma dall'Autorità per le Comunicazioni: questa norma avanzata rispetto al contesto europeo consente l'ingresso anche di nuovi fornitori di contenuti che non vogliano sobbarcarsi l'onere dell'acquisto e costruzione di una rete propria.

Accanto alle reti digitali esercite dalle imprese esistenti sono inoltre entrati, da quando si sono avviate le trasmissioni in digitale terrestre, tre nuovi operatori nazionali di rete che prima mai erano entrati nel settore televisivo (D-free, L'Espresso e La3): i fatti dimostrano che il passaggio al digitale determina una apertura non solo nel mercato dei canali, ma anche in quello delle reti a nuovi capitali nazionali e stranieri.

Si deve fare di più, meglio e più in fretta; ma in alcuni passaggi il parere della Commissione dimostra una scarsa conoscenza o comprensione della realtà italiana.

La preoccupazione della Commissione affinché la Televisione digitale sia più concorrenziale di quanto non lo sia stata quella analogica e la richiesta di rimuovere i diritti speciali ed esclusivi che ancora permangono nella normativa italiana sono legittime; la lettera di Bruxelles prospetta però sviluppi che rischiano di danneggiare gli investimenti e di rallentare drammaticamente i risultati non disprezzabili sinora raggiunti nel nostro percorso verso il digitale».

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