L’Autorità di Calabrò ha deciso di procedere contro Meocci, dg della Rai, avviando un’istruttoria. La contestazione è relativa all’incompatibilità con il suo vecchio impegno proprio all’Authority. Il diretto interessato: “Io sono tranquillo”.
Come volevasi dimostrare. Al di là del giudizio sulla persona, quando c'è un dubbio di legittimità forse è meglio non procedere. Ma 'volontà superiori' (ovvero, secondo molti, quella di Silvio Berlusconi) avevano portato nei mesi scorsi il Cda Rai ad eleggere ugualmente Alfredo Meocci direttore generale dell'azienda. Ora arrivano le 'grane', temute a suo tempo dagli stessi Consiglieri che avevano effettuato quella scelta (O).
Ecco la cronaca di quanto è successo ieri secondo 'Repubblica.it':
«Il Consiglio dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha deciso di avviare un procedimento nei confronti della Rai e del suo direttore generale Alfredo Meocci sulla questione della sua possibile incompatibilità tra il ruolo che svolge nell'azienda Rai e i sette anni trascorsi proprio nell'Authority a vigilare sulla Tv di stato.
Come primo atto, l'Autorità per la Comunicazione acquisirà gli atti che hanno portato alla nomina di Meocci. Successivamente, se l'ipotesi sarà ritenuta valida, partirà la contestazione formale. È difficile una previsione sui tempi di pronunciamento del Consiglio: è ragionevole pensare che per arrivare all'eventuale pronuncia finale siano necessari un paio di mesi.
In caso di accertata incompatibilità, Meocci rischia di decadere dalla carica di dg e di ricevere una multa fra 25 mila e 250 mila euro; la Rai è invece passibile di una sanzione pecuniaria da un minimo di 150 mila euro ad un massimo di 100 milioni.
La legge 481 del '95 stabilisce che per almeno quattro anni dalla cessazione dell'incarico i componenti delle Autorità non possono intrattenere, direttamente o indirettamente, rapporti di collaborazione o di impiego con le imprese operanti nei settori di competenza.
Prima di diventare, nell'agosto scorso, direttore generale di Viale Mazzini, Meocci è stato commissario della stessa Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni: precedentemente era stato già dipendente Rai, in aspettativa per diventare appunto componente dell'Authority.
Ascoltato poco prima che fosse nominato dg della Rai, Meocci si dichiarò del tutto tranquillo: "Nel 2003, in tempi non sospetti, ho chiesto anch'io un parere, proprio all'Autorità per le comunicazioni. Volevo sapere se avevo il diritto di rientrare in Rai, una volta chiuso il mandato all'Autorità. Il parere è inequivocabile e riconosce il mio diritto a tornare, in quanto dipendente di un ente pubblico in regolare aspettativa. Tengo a dire che, nel lontano 2003, non sapevo certo se sarei rientrato in Rai"».