Cominciata sotto l’incubo di una nuova crisi borsistica e di un’ulteriore salita del tristemente famoso spread, l’estate 2012 (come avevamo ipotizzato sul numero di settembre) si è conclusa con una flebile speranza che si possa andare in un prossimo futuro (ma chissà quando) verso tempi diversi, se non migliori. Intanto la crisi nella società e nella vita di tanti, come prevedibile, impazza, rendendo sempre più complicato ‘arrivare a fine mese’, per usare un’immagine magari un po’ abusata. Non c…
Cominciata sotto l'incubo di una nuova crisi borsistica e di un'ulteriore salita del tristemente famoso spread, l'estate 2012 (come avevamo ipotizzato sul numero di settembre) si è conclusa con una flebile speranza che si possa andare in un prossimo futuro (ma chissà quando) verso tempi diversi, se non migliori. Intanto la crisi nella società e nella vita di tanti, come prevedibile, impazza, rendendo sempre più complicato 'arrivare a fine mese', per usare un'immagine magari un po' abusata. Non contribuisce certo a migliorare il clima la continua scoperta di ogni tipo di dissipazione e di ruberia, specialmente nelle Regioni e in altri enti locali, che sembra fatta apposta per togliere ogni speranza (e ogni rispetto) dei cittadini nei confronti della famosa “casta politica”.
Contrariamente ai mesi scorsi, vogliamo però lasciare sullo sfondo questi 'problemi generali' del nostro Paese per concentrarci su quanto è avvenuto per ciò che riguarda le Tv locali in occasione dei bandi che il Ministero dello Sviluppo Economico ha voluto assolutamente emanare (persino dove si sarebbe potuto farne a meno) nelle regioni del Nord Italia (escluse Liguria e Val d'Aosta), più Lazio e Campania, per poter procedere alle successive graduatorie che stabiliranno di nuovo chi fra le Tv locali di queste regioni possa trasmettere ancora, chi voglia o debba abbandonare il campo, su quali frequenze si debba operare e con quale copertura.
Manca solo che cambi l'LCN e davvero per le emittenti locali (e solo per loro) si ricomincerebbe praticamente da capo, in digitale, a 37 anni circa dalla prima 'apertura dell'etere' in analogico. E in effetti anche l'Lcn cambierà, appena l'Agcom avrà stabilito le nuove regole, che muteranno ancora tutto in questo campo.
Si riparte dall'inizio e questo per Tv che hanno alle spalle decenni di presenza nell'etere, con attività anche importanti (spesso) nell'ambito dell'informazione per la propria provincia o regione, sembra incredibile, in termini di equità. Veri agnelli sacrificali, le (sole) Tv locali hanno già dovuto liberare in altre regioni i famosi canali 61-69, con la minaccia oltretutto di interferenze e disservizi per via della nuova presenza dei telefonici.
Ma - forse per cavarsela in breve o per incomprensione da parte del Ministro Passera e del sottosegretario Vari della natura e persino dei diritti delle stesse Tv locali italiane - il Ministero dello Sviluppo Economico ha pensato bene stavolta di procedere in modo 'brutale'. Bandi in ogni caso (come abbiamo visto), redatti in modo nuovo e spesso assurdo (con previsioni di adempimenti in sede di bilancio che le Tv locali non potevano aver effettuato in passato) ma soprattutto esclusione di ogni consultazione e di ogni 'libera intesa' delle Tv locali e delle loro associazioni.
Il risultato è che le intese fra Tv sono state stabilite a priori dal Ministero - su 'comoda' base puramente tecnica - e che si finirà per assegnare frequenze e coperture in modo più o meno casale, se non iniquo e discriminatorio e in ogni caso in modo 'obbligatorio'.
C'erano altre strade? Eccome, bastava che al Ministero si fossero resi conto che dalla Liguria in poi, nonostante molti problemi tuttora aperti, la strada delle intese volontarie fra emittenti aveva consentito di effettuare gli switch off senza ostacoli insuperabili. Si poteva poi tenere conto meglio di chi voleva uscire di scena accettando il (modesto) 'rimborso' previsto e in qualche caso non ci sarebbe stato neppure bisogno di bandi.
Il Ministero ha invece scelto una strada assurda, che da una parte dimostra una totale incomprensione del valore delle Tv locali e dall'altra alimenterà fatalmente un forte contenzioso legale, di cui non si sentiva il bisogno, dopo decenni di incertezza su questo piano.
Ma ormai le scelte sono fatte e fra le Tv locali restano solo rabbia, delusione e un'enorme preoccupazione per il futuro.