Le frequenze DVB-H potranno passare al DVB-T

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo che recepisce una direttiva europea sulla neutralità tecnologica delle frequenze; le frequenze di Rai, Mediaset e La3 in Dvb-H potramno passare al DVB-T. Ma ci sono molti altri interrogativi…

Il Consiglio dei ministri ha approvato venerdì scorso un decreto legislativo che recepisce una direttiva europea sulla neutralità tecnologica delle frequenze.

Grazie a questo provvedimento Rai, Mediaset e Tre potranno utilizzare per il digitale terrestre le frequenze, di cui sono già in possesso e che erano state inizialmente destinate alle trasmissioni Tv su cellulari (DVB-H). Il Governo ha anche approvato i nuovi poteri dell'autorità - sempre frutto del recepimento di una direttiva Ue - che potrà imporre agli operatori telefonici di realizzare congiuntamente le infrastrutture per le reti di nuova generazione.

Per quanto riguarda le frequenze, a determinare il nuovo scenario è il punto in cui si dice che si intende “promuovere una gestione efficiente flessibile e coordinata dello spettro radio, anche
attraverso l'introduzione dei principi di neutralità tecnologica e dei servizi”. In sostanza vuol dire che, sotto il controllo delle Autorità competenti e nel quadro del piano nazionale di ripartizione, si potrà trasformare la destinazione d'uso delle frequenze: una possibilità, questa, che potrebbe essere colta da Rai, Mediaset e H3g, detentrici di frequenze DVB-H (per la trasmissione di canali Tv sui telefonini), per le quali non c'è mercato e che potrebbero quindi essere utilizzate per la Tv digitale terrestre tradizionale.

Ma soprattutto con questo provvedimento Rai e Mediaset tornano a cinque frequenze totali e raggiungerebbero dunque in teoria il 'tetto massimo' Antitrust che il Governo ha confermato di voler considerare. In teoria, però, perché non si capisce bene cosa succederà in occasione della gara competitiva che è stata indetta in sostituzione del beauty contest. Mediaset potrà partecipare anche se in caso di vittoria andrebbe a sei canali (fine cui palesemente mirava il beauty contest originario)?
Il gruppo sembrerebbe intenzionato a non partecipare, a questo punto, ma il Governo (il ministro Passera) ha finora fatto sapere che invece potrà farlo.

Riteniamo che questa incertezza (l'ennesima della serie) sulle norme antitrust non giovi né alla chiarezza né al mercato televisivo (finora ben poco effettivo) e che quindi sia opportuno dire una parola chiara su questo punto. Per non fare la fine del beauty contest.

A meno che non si pensi di destinare le ex frequenze DVB-H alla sperimentazione magari del T2. Ma allora sarebbe bene, ugualmente, dirlo con chiarezza, mentre il rispetto, per una volta chiaro ed effettivo, dei vincoli antitrust sarebbe sicuramente un bene per tutti.

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