Un test per scoprire l’uso di droga estorto con l’inganno ad alcuni deputati ha fatto scoppiare un caso sul programma “Le Iene” di Italia Uno. Un servizio realizzato con ‘nobili scopi’ o solo un espediente per fare un po’ di rumore sul programmaO Intanto interviene la magistratura…
La settimana scorsa il Garante per la privacy ha bloccato un servizio che sarebbe dovuto andare in onda durante il programma "Le iene" (Italia 1) e che riguardava un test antidroga fatto a 50 deputati. In base al servizio, sarebbero emersi almeno 16 casi di positività all'uso di stupefacenti.
Da tempo le Iene si divertono peraltro a mettere in evidenza l'ignoranza dei nostri rappresentanti al Parlamento, ma questa volta l'hanno fatta veramente grossa. Spacciandosi per inviati di Fox Tv intenti a raccogliere impressioni e opinioni sull'ultima finanziaria, gli inviati di "le Iene" hanno eseguito il test del "drug wipe", un tampone frontale che secondo uno degli autori del programma, Davide Parenti, "ha una percentuale di infallibilità del 100%".
Una volta che una troupe "leggera" aveva avvicinato il parlamentare da intervistare, la truccatrice si accorgeva di una fronte troppo lucida, tamponandola. In realtà il parlamentare veniva sottoposto, senza saperlo, ad un test che svela se nelle ultime 36 ore si è fatto uso di stupefacenti.
Molto abilmente gli autori hanno annunciato il servizio qualche giorno prima di mandarlo in onda. Altrettanto prevedibilmente, il Garante Pizzettti ha bloccato il servizio per "raccolta illecita di dati di natura sensibile in quanto attinenti allo stato di salute", che sarebbe stata effettuata nel servizio.
Pronta la risposta dei responsabili delle 'Iene', che hanno spiegato che "tutti i parlamentari sarebbero parsi irriconoscibili, persino alle loro famiglie. Da anni realizziamo servizi in cui tuteliamo la privacy, anche dei ladri di motorino. Avremmo fatto lo stesso per i nostri politici". Peraltro nessuno, neppure in redazione, conoscerebbe l'identità dei parlamentari 'positivi' al test antidroga, in quanto tutti i risultati sarebbero stati volutamente mischiati per non risalire al diretto interessato, neppure volendolo.
Tanto è comunque bastato a incollare davanti al video una folta schiera di telespettatori in attesa del discusso servizio e pronti a cercare di capire quale potesse essere il deputato "drogato". Lo stop del Garante ha bloccato ogni attesa.
Al posto del servizio contestato le Iene hanno mandato in onda un altro servizio sui test antidroga, ma questa volta fatto sui frequentatori di una discoteca, con le stesse garanzia a coprire l'identità delle persone che sarebbero state usate per i parlamentari. Ma si trattava - piccola beffa ad uso del Garante, che non ha però 'abboccato' - di una replica di un servizio realizzato e diffuso già mesi fa.
Il messaggio delle Iene era chiaro: abbiamo svelato le malefatte e le vicende di tutti, rispettando le garanzie di privacy delle persone; perché con i Parlamentari non è stato possibileO
Comunque sia "Le iene" e i suoi autori ne escono bene. Si affermano come uno dei pochi programmi di informazione che non guardano in faccia a nessuno e peraltro, parlando male dei politici, acquisiscono un'ulteriore popolarità fin troppo facile.
Neanche il rapporto con la dirigenza Mediaset viene tirato in ballo. Infatti uno degli autori si è affrettato a dire che il programma opera in piena indipendenza (anche se c'è chi dice, malignamente, che i copioni, pur non soggetti ad una vera e propria censura, vengano sottoposti a ' chi di dovere') e il caso del servizio del "drug wipe" non avrebbe fatto altro che confermare il massimo grado di libertà di cui godrebbe il programma. Alla fine, si è trattato di un 'lancio' formidabile, pienamente riuscito.
A guastare la festa, ecco la magistratura. La Procura di Roma ha fatto sequestrare ieri tutto il materiale filmato e cartaceo che è stato usato da 'Le Iene' a proposito del servizio riguardante i parlamentari che farebbero uso di stupefacenti. Sequestrati anche i "tamponi" usati nel programma per poter analizzare i parlamentari.
Sulla vicenda indaga il pubblico ministero Salvatore Vitello, al quale gli investigatori hanno già consegnato un primo rapporto. Il reato ipotizzato è violazione della privacy.