Le motivazioni della condanna di “Striscia”

Non c’è stata intercettazione fraudolenta per i “fuori onda Rai” a “Striscia la notizia”.

Antonio Ricci deve comunque considerarsi colpevole di averne rivelato al pubblico il contenuto riservato. È questa la motivazione con cui il giudice Pasquale Nobile De Santis il 12 aprile scorso ha condannato Ricci a 4 mesi e 5 giorni di reclusione con i benefici di legge, in dodici pagine tutte dedicate a spiegare la sentenza di condanna.

Di parere opposto, naturalmente, gli avvocati del patron di "Striscia"; secondo Guglielmo Gulotta e Salvatore Pino, "non c'è stata alcuna

intercettazione delle trasmissioni Rai. Inoltre la sentenza appare insensibile al fatto che è comunemente accettato che la critica e la satira

sono un diritto dei cittadini in generale e dei giornalisti in particolare. Così facendo essi sono le sentinelle della società nell'interesse dei cittadini".

Ma, per il giudice De Santis, "gli scopi e i fini (pur comprensibili e forse anche lodevoli) per i quali l'imputato ebbe e a commettere il fatto, non sono rilevanti in quanto il reato è formale, a tutela del diritto alla riservatezza delle comunicazioni".

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