Le proposte di Alpi e Telenorba per il digitale

Pubblichiamo una recente lettera all’ing. Antonio Sassano di Luca Montrone e dell’associazione Alpi con molte interessanti considerazioni e proposte sull’attuale difficile fase di passaggio al digitale e sul ruolo delle Tv locali in questo quadro.

«Preg.mo Prof. Sassano,

Le scrivo in merito alle Sue dichiarazioni - in tema di PNAF - riportate da Marco Mele nell'articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore del 19 agosto u.s., a proposito delle quali ho già rilasciato alcune dichiarazioni, sempre allo stesso Mele, pubblicate su Il Sole del 22 agosto (Le allego copia dell'articolo).
Come già anticipato nel secondo articolo del suddetto quotidiano, il settore televisivo locale, attraverso le sue principali associazioni (Aeranti, Alpi ed FRT), nonché alcune superstation e consorzi, si sta costituendo in giudizio presso il TAR Lazio avverso il PNAF approvato dall'AGCOM.
Ciò non sarebbe accaduto se l'AGCOM, nello stilare il PNAF, avesse accolto le proposte della scrivente associazione ALPI, depositate in due diverse Audizioni; avremmo auspicato che l'AGCOM le avesse portate a Sua conoscenza ma, qualora non lo avesse fatto, le alleghiamo a questa lettera.
L'attuale PNAF è fortemente penalizzante per il settore televisivo locale, per vari motivi: innanz tutto la riserva del terzo delle frequenze da destinare, per legge, all'emittenza televisiva locale, non può essere considerata solo come un fatto numerico. Tutti noi del settore, infatti, sappiamo bene che esistono vari livelli di frequenze, ed è indubitabile che tutte le frequenze migliori, tutelate dai trattati internazionali, siano state assegnate alle reti nazionali, lasciando alle Tv locali lo scarto, quindi le frequenze peggiori; in secondo luogo, nel conteggio per la riserva di un terzo, sono state computate anche le frequenze del dividendo digitale esterno (dal 61 al 69) che in realtà non saranno disponibili se non - forse - per un breve periodo e che, guarda caso, sono state assegnate proprio all'emittenza locale; inoltre, con l'attuale PNAF viene cancellato, con un colpo di spugna, l'avviamento d'impresa delle Tv locali, che - in molti casi - per oltre trent'anni hanno trasmesso legittimamente su determinate frequenze, creando l'affezione (cioè la sintonizzazione) del pubblico, ed ora - secondo il PNAF - dovrebbero cedere queste frequenze a reti nazionali (alcune a tutt'oggi inesistenti) per trasferirsi su frequenze sulle quali il pubblico non è mai stato sintonizzato; infine, l'attuale PNAF non ha affatto considerato la differenziazione della programmazione (soprattutto informazione e pubblicità), prevista dalla legge, che le Tv regionali o pluriregionali effettuano per aree da oltre 30 anni, e questa mancanza del PNAF comporta un enorme danno non solo alle stesse Tv, ma soprattutto alle piccole imprese ed al diritto dei cittadini ad essere informati.

Quindi, come dicevo, il settore televisivo locale storico e di qualità si appresta a impugnare questo Piano.

Alle suddette pesantissime penalizzazioni, Lei propone di aggiungerne delle altre.
Ci permettiamo, a tal proposito, di comunicarLe alcune nostre riflessioni, ed anche alcune proposte alternative.

In merito al cosiddetto “fattore di moltiplicazione” ci permettiamo di farLe notare che il confronto tra reti nazionali e Tv locali andrebbe fatto secondo il principio della contemporaneità, considerando - cioè - o la situazione attuale analogica per tutti, oppure il futuro digitale per tutti.
Infatti il fattore di moltiplicazione 4 per le reti nazionali è quello attuale (solo per Rai e Mediaset, perché per altre reti nazionali è di gran lunga superiore) nelle aree non ancora digitalizzate, mentre il fattore di moltiplicazione 6 per le Tv locali è solo una prospettiva dell'era all digital.
Pertanto, nel momento dello switch off di tutto il Paese, Rai e Mediaset otterranno ben 5 multiplex cadauno, e quindi potranno contare su 30 programmi ciascuno, con un fattore di moltiplicazione pari a 10, a fronte di un fattore di moltiplicazione, per le locali, pari a 6.
Inoltre, sinora abbiamo considerato solo Rai e Mediaset, ma esse non sono le uniche reti nazionali; il gruppo L'Espresso, ad esempio, che in analogico copriva solo il 70% del territorio nazionale con una sola emittente - Rete A - ha ottenuto due multiplex, e quindi in questo caso il fattore di moltiplicazione è pari a 12.

Ad ogni buon conto, se proprio il problema deve essere affrontato partendo da questa “anomalia” tutta italiana (per usare la terminologia riportata da Il Sole 24 Ore), e cioè la tutela delle garanzie per un altissimo numero di reti nazionali, a confronto con gli altri Paesi europei, la soluzione non può essere quella di penalizzare ulteriormente l'emittenza televisiva regionale, o pluriregionale, storica e di qualità; al limite si può pensare di dimezzare il fattore di moltiplicazione delle sole Tv provinciali.
Questa nostra proposta si basa sulle seguenti considerazioni:
le Tv regionali, o areali, devono conservare il fattore di moltiplicazione 6 per potersi riunire in syndacation a copertura nazionale; la nostra associata Telenorba, ad esempio, fa già parte del neo nato consorzio RDN, il cui presidente è l'ing. Paolo Magolati; inoltre le Tv regionali o areali devono poter conservare l'attuale fattore di moltiplicazione per conservare, contestualmente, la possibilità di cedere il 40% della capacità trasmissiva. È ovvio che in un mercato televisivo come quello italiano, esse noleggeranno il 40% alle reti nazionali. Questa ulteriore possibilità per le reti nazionali non è stata considerata ed è, invece, una possibilità importante, sia in termini di ulteriore capacità trasmissiva per le reti nazionali, sia in termini di risorse economiche per le Tv locali che, strette nella morsa di un mercato nazionale sempre più aggressivo, sono molto più interessate a incassare per sempre un canone di noleggio piuttosto che ricevere un risarcimento una tantum;
qualora si riducesse da 6 a 3 il fattore di moltiplicazione delle Tv locali regionali e di qualità, di fatto esse non avrebbero alcuna crescita rispetto all'analogico, poiché nella migrazione alla trasmissione in Alta Definizione, dei tre canali: due sarebbero utilizzati per un canale HD compresso e quindi penalizzato per i programmi con immagini dinamiche (vedi lo sport, che richiede una capacità trasmissiva pari a 9 Mb/s), ed il terzo per trasmettere in simulcasting, poichè l'utenza dotata di ricevitori TV-set top box HD attualmente è pari al 15% e la restante parte utilizza ricevitori in grado di ricevere e decodificare solo segnali SD;
il dimezzamento del fattore applicato alle sole Tv provinciali, invece, sarebbe più proficuo in termini di frequenze che si andrebbero a liberare per le reti nazionali, poiché le TV provinciali sono più numerose delle TV regionali o areali.…
Inoltre, a partire da fine ottobre Telenorba sarà presente nel bouquet SKY sul canale 590, insieme ai grandi network internazionali di informazione, con un'emittente All News che trasmetterà 18 ore di diretta al giorno.
Il gruppo Telenorba sin dal 2004 con l'acquisto di nuovi impianti destinati alla trasmissione DVBT full time è operativa con due multiplex digitali ed è presente sul territorio con tecnologie di primordine quali ad esempio dorsali digitali ad alta capacità, per un totale di 355Mb/s, sistemi multimediali digitali di archiviazione, studi, up link satellitari per i collegamenti news etc.
Da sempre, inoltre, il gruppo Telenorba garantisce il collegamento di tutti i siti trasmessivi, consentendo la diversificazione dei contenuti per aree anche in sistema digitale terrestre, così come già avviene da 34 anni con l'analogico.
Telenorba è il simbolo dell'informazione per il Mezzogiorno, e punta a trasmettere in digitale la sua informazione, ospite in MUX di altre TV locali, per poter portare la voce del Mezzogiorno in tutta Italia, parallelamente a quella della Lega Nord…».

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