Le torri Dmt verso Elettronica Industriale

Sembra ormai giunta al termine la trattativa per la fusione Dmt – Elettronica Industriale, che potrebbe venire confermata domani. A Mediaset il controllo delle ‘torri’ di trasmissione…

Ecco cosa ha scritto Giuliano Balestrieri su 'Affari & Finanza di Repubblica' di lunedì scorso:

«L'appuntamento è fissato per giovedì prossimo, quando si riuniranno i cda di Mediaset e Dmt chiamati a ratificare la fusione in quest'ultima di Elettronica Industriale: lo spin off cui il Biscione ha conferito le sue attività legate alle torri di trasmissione televisiva. L'accordo di massima sarebbe stato raggiunto la scorsa settimana, ma fino a giovedì le parti lavoreranno su alcuni dettagli legali, in attesa del verdetto finale. La fusione creerà un gigante quotato in Borsa nel settore delle torri televisive con 3300 impianti sparsi sulla Penisola.

Cambia il controllo: dal manager imprenditore Alessandro Falciai, che rimarrà secondo azionista con il 10% circa, a Mediaset che deterrà oltre il 60% del capitale. Un'operazione industriale, senza passaggio di contanti, ma per non imporre l'Opa, Consob ha chiesto che a pronunciarsi siano anche i soci di minoranza, che in autunno si riuniranno in assemblea. Poi toccherà all'Antitrust valutare se il nuovo soggetto si troverà in una posizione dominante: è probabile che chieda alla nuova Dmt di essere una struttura aperta, a tariffe di mercato.

Insomma, mancano ancora alcuni passaggi formali, ma la sostanza non cambia: il controllo delle torri televisive passa a Mediaset, un tesoro da 500 milioni di euro secondo gli analisti, con una marginalità potenziale altissima. Il business plan è ancora top secret, ma dovrebbe ricalcare quello di Dtm che ha un'ebitda del 50%. Certo è che Mediaset si è mossa meglio dei rivali conquistando un'infrastruttura chiave per il futuro sviluppo televisivo. Soprattutto quando verranno assegnate le nuove frequenze digitali: senza una torre il segnale non può essere trasmesso. Un'operazione molto simile quasi di real estate che garantisce importanti flussi di cassa.

Tramonta però il sogno di Falciai che, nei 10 anni di storia di Dmt, ha provato a creare un grande operatore indipendente, sulla scia di quello che stava accadendo sul fine degli anni '90 nel resto d'Europa. Ingegnere aereospaziale, passato dall'Esa alla Stet dell'Iri diventando direttore generale per tutta l'America Latina, Falciai entra a Mediaset nel 1997, l'anno dopo la quotazione in Borsa, come amministratore delegato di Elettronica Industriale.

Proprio la società del Biscione che si occupa delle torri di trasmissione. Dopo tre anni, però, prova il grande salto. Rileva un ramo d'azienda del gruppo di Cologno e prova a trasformare una start up in un colosso investendo 250 milioni in 10 anni con 30 piccole acquisizioni. Per il grande salto però manca sempre qualcosa e ogni volta che Falciai si avvicina ai big del settore le risposte sono sempre negative: nessuno vuole cedere le proprie infrastrutture.

Non lo fa la Rai nel 2001 quando arriva l'offerta degli americani di Crown Castle che avevano messo l'Italia nel mirino: l'allora ministro delle comunicazioni Gasparri boccia la proposta, perché le torri sono strategiche per il Paese. Ma Rai non vende neppure a Dmt, così come non lo fa Atlantia che di torri ne ha poche e solo lungo l'autostrada, ma chiede un prezzo giudicato alto da Falciai che offriva 100 milioni. Tra il 2007 e il 2008 parte il progetto Eiffel per l'aggregazione dell'infrastruttura di Wind e H3g, ma sul più bello fallisce Lehman Brothers, crollano i mercati e salta l'operazione.

Dmt ci riprova subito con Mediaset, mette sul piatto 500 milioni già finanziati dalle banche per Elettronica Industriale, ma la risposta è secca: le torri non sono in vendita. Giovedì firmerà la sua resa abbandonando il sogno del vero tower operator indipendente. Passando la mano garantirà un futuro di crescita a Dmt: meglio secondo azionista in un grande gruppo che regalare all'azienda un futuro lontano dalle ambizioni del fondatore».

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