‘Le tre rose di Eva’

Successo per la fiction Mediaset del mercoledì, di ‘lunga serialità’, che però somiglia molto per storia, tipo di attori e ambientazione, a una soap. La confezione è curata ma molte scelte di produzione sono decisamente scontate…

Per una Tv che punta più sui numeri che sulla qualità, il risultato è ovviamente positivo. Con uno share di oltre il 19% (ma è sceso, nel corso delle puntate), 'Le tre rose di Eva' ha sicuramente riportato il sorriso in casa Mediaset. E non c'è che dire: milioni di telespettatori, incollati ogni mercoledì su Canale 5 per seguire le vicende di amore e passione tra Aurora e Alessandro, sono un ottimo risultato, per una rete che tenta di rilanciarsi. Peccato che, invece che una fiction, è venuta fuori una soap. Ma, appunto: se si guarda ai numeri, il risultato è un successo.

Mediaset ha fatto una campagna davvero intensa: le prime indiscrezioni sul cast risalgono al 2009, segno delle alte aspettative nutrite dalla rete ammiraglia. E, in realtà, la fiction è stata studiata a tavolino con grande precisione: la costruzione ricalca quella del romanzo ottocentesco e dalla tradizione dello sceneggiato italiano, mescolati insieme per imbastire una vicenda attuale a tinte forti, dove si mescolano storie d'amore, melodramma e thriller. Una storia di omicidi, complotti, segreti, denaro, rancori che riemergono dal passato: temi sicuramente affascinanti, ma più propri di una soap che di una fiction.

Tanto più che la storia si snoda in ben 12 puntate da 80 minuti l'una. E anche questa lunghezza è un dato più tipico di una soap opera (anche se Mediaset non è nuova alle fiction di lunga serialità, basti ricordare 'Edera', con Agnese Nano, addirittura 21 puntate di 90 minuti l'una).

La storia è quella dell'amore impossibile tra due giovani, Aurora Taviani (la bellissima Anna Safroncik: 'Centovetrine', 'La figlia di Elisa - Ritorno a Rivombrosa', 'Il commissario Manara 2'…) e Alessandro Monforte (Roberto Farnesi: 'Carabinieri', 'Centovetrine', 'Questa è la mia terra', 'Butta la luna 2', 'Non smettere di sognare…'), appartenenti a famiglie nemiche e divisi da un passato di sangue e mistero, sullo sfondo suggestivo dei grandi vigneti della campagna toscana e del mondo del vino. A fare da contorno, attori di grande spessore, come Barbara De Rossi, Kaspar Capparoni (per la prima volta in abiti talari), Paola Pitagora, Luca Ward, Edelfa Chiara Masciotta e Francesco Arca.

Ma, anche dal punto di vista degli interpreti, torna a far capolino la soap. Perfino la bravissima Paola Pitagora, nonostante la sua ricca e lunga carriera, viene ricordata più per 'Incantesimo' che per le sue interpretazioni teatrali.
E poi, tra i protagonisti, ci sono alcuni attori che sono spiccatamente “soap”: Luca Capuano ('Centovetrine'), Fiorenza Marchegiani ('Vivere'), Luca Ward (sempre 'Incantesimo'), Francesco Arca (di lui si ricorda solo che è un ex tronista…). E, come purtroppo spesso accade nelle produzioni italiane, la dimensione psicologica dei personaggi è più stereotipata che scandagliata.

Vogliamo parlare della produzione? 'Le tre rose di Eva' è prodotta da Rti (società posseduta interamente da Mediaset) e MediaVivere, produttrice anche di Cento Vetrine e Vivere (che “per caso” sono altre due soap…), sempre di area Mediaset.

Nulla da dire sul curriculum dei due registi, Raffaele Mertes e Vincenzo Verdecchi ('Questa è la mia terra - Vent'anni dopo'; 'Un medico in famiglia 7'). Tuttavia, ci sembra giusto sottolineare che la sceneggiatura è un po' melò e le variabili narrative sono scontate e abusate al limite della noia, e anche la sceneggiatura ha le sue pecche. Le riprese della campagna toscana, sicuramente meravigliose, appaiono un po' irreali, fittizie. Infine, la ricostruzione degli interni è molto artificiosa.

Tuttavia, è oggettivo che 'Le tre rose di Eva' piaccia e, se Mediaset voleva risollevare gli ascolti, non c'è dubbio che è riuscita nell'intento. Ma se, come nelle premesse, voleva creare qualcosa di nuovo… beh, allora non ci siamo.

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