Ecco cosa è emerso dal convegno milanese di qualche giorno fa voluto da FNSI e Associazione Lombarda dei Giornalisti e incentrato sui problemi dell’emittenza televisiva regionale.
Vediamo il resoconto della giornata secondo gli stessi organizzatori:
«“Ora occorre un tavolo che coinvolga editori, sindacato, Corecom e istituzioni per ridefinire insieme le regole dei finanziamenti pubblici alle emittenti televisive, recependo le indicazioni fornite dagli editori e dai direttori intervenuti al convegno e la disponibilità data dai rappresentanti istituzionali. Le emittenti televisive vere, quelle che fanno informazione e assumono i giornalisti nelle redazioni, non possono avere pari considerazione di quelle che fanno solo televendite e non impiegano personale giornalistico”. Lo ha detto il Consigliere Nazionale della FNSI Aurelio Biassoni a margine del convegno che si è tenuto venerdì 18 maggio al Circolo della Stampa di Milano sul tema: “Il sistema televisivo dopo lo switch off: problemi e opportunità”.
“Oggi le emittenti locali lamentano lo scippo delle frequenze, i forti costi per la transizione tecnologica, la perdita di ascolti dovuta al nuovo sistema di numerazione dei canali, la crisi del credito - ha sottolineato Guido Besana, responsabile del settore “Emittenza nazionale e locale” della FNSI - . Molte hanno già iniziato a tagliare e ovviamente tagliano anche sul costo del lavoro, in un settore non coperto da ammortizzatori sociali se non quelli in deroga. Tre settimane fa è stato chiuso un difficile accordo con AntennaTre Nordest, Telenorba ha aperto procedure per licenziamenti collettivi, e parliamo di realtà con circa 40 giornalisti ciascuna (è di ieri la notizia della cassa integrazione nel gruppo di TeleLombardia; N.d.R.). Da tempo in Sardegna è stato dichiarato lo stato di crisi del settore, in Toscana siamo in una situazione drammatica, anche perché non ci sono frequenze sufficienti”.
Un quadro complicato e difficile, quello illustrato da Besana, che fortunatamente in Lombardia regge ancora pur tra numerosi problemi, come hanno evidenziato Marco Paolini, Responsabile del Marketing strategico di Mediaset RTI, Fabio Ravezzani, Direttore di Telelombardia, Giorgio Bardaglio, Direttore di Monza Brianza Tv e Vladimir Lazzarini, Direttore di Antenna 2, che hanno portato le rispettive esperienze di grande, media e piccola emittente televisiva: da evidenziare, riscontri e dati alla mano, la crescita di Telelombardia, anche e soprattutto grazie a canali tematici informativi come Milanow e sportivi come Top Calcio, e il grande contributo di realtà come Premium allo sviluppo della piattaforma digitale di Mediaset.
L'appuntamento al Circolo della Stampa di Milano, promosso dall'Associazione Lombarda dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana in collaborazione con il gruppo Uffici Stampa della Brianza, è stato così occasione per fare il punto, a poco più di un anno dallo switch off, sulle novità e i cambiamenti introdotti dall'avvento del digitale terrestre, con attenzione particolare al mercato pubblicitario, all'offerta televisiva, al miglioramento dei contenuti informativi, alle nuove sfide occupazionali nel settore, alle esigenze degli utenti e alle nuove normative sulla liberalizzazione delle frequenze.
Numeroso e qualificato il pubblico presente, con circa ottanta addetti ai lavori intervenuti, per la soddisfazione degli organizzatori. “Attraverso queste iniziative - hanno detto Walter Todaro, Valentina Lietti e Alfonso Riva del gruppo Uffici Stampa Brianza - cerchiamo di porre l'attenzione su tematiche di attualità della professione. Questo incontro ha fatto seguito a quello sugli uffici stampa pubblici organizzato con successo due mesi fa a Monza, ora per l'autunno cercheremo di portare l'attenzione sulle nuove problematiche emergenti del giornalismo digitale”.
Nel corso della mattinata, moderata da Giuliano Galimberti, sono intervenuti anche: Letizia Gonzales, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti di Milano, che ha illustrato i numeri dell'emittenza locale lombarda, Maurizio Giunco, Presidente dell'Associazione Tv locali FRT (Federazione Radio Televisiva) e Fabrizio Berrini, Direttore di Aeranti, che hanno portato le istanze degli editori, e Fabio Minoli presidente del Corecom Lombardia.
Un saluto iniziale è stato portato dal Consigliere regionale Fabio Pizzul, già direttore di Radio Circuito Marconi, che ha anticipato la predisposizione di un progetto di legge per l'assegnazione dei contributi pubblici alle emittenti private al quale sta lavorando. Apprezzato anche l'intervento di Carlo Saffioti, Vice Presidente del Consiglio regionale, che raccogliendo l'appello pervenuto in particolare da Giunco, Ravezzani e Bardaglio, ha dato la piena disponibilità sua e dell'istituzione regionale ad affrontare e discutere insieme nuove regole che premino le testate che più di tutte dedicano spazio e attenzione all'informazione. “Voi giornalisti televisivi - ha aggiunto Saffioti - avete anche una grande responsabilità nel contribuire a un rilancio etico e morale della società italiana, siatene consapevoli e dateci una mano in questa direzione”.
Guido Besana ha infine lamentato come ci siano editori che dichiarano un numero “gonfiato” di giornalisti assunti e impiegati nelle rispettive redazioni per percepire maggiori contributi, chiedendo su questo aspetto maggiore assunzione di responsabilità. Pienamente d'accordo si sono dichiarati Berrini e Giunco, che hanno chiesto al Corecom di esercitare una azione puntuale di controllo e di vigilanza.
Il convegno ha posto le basi e le premesse per un confronto utile e positivo in Lombardia tra tutti i soggetti interessati: l'albero dell'emittenza televisiva può riprendere nuova linfa e vigore, a patto che sia però sfrondato dai rami secchi».
''Non vorrei che il digitale terrestre fosse gia' preistoria e temo che il futuro sia la connettivita' alla rete''. A sostenerlo e' Marco Paolini, direttore marketing strategico di Mediaset, intervenuto oggi a Milano al convegno 'Il sistema televisivo dopo lo switch off: problemi e opportunita", spiegando che "tra due o tre anni dai 6 agli 8 milioni di apparecchi televisivi saranno connessi alla rete. Qualche anno fa -sottolinea- la paura di Mediaset era l'arrivo di Murdoch. Oggi sono Google, Apple e Facebook". Chiamato ad analizzare il non facile passaggio dall'analogico al digitale, al convegno sono state portate le testimonianze delle diverse realta' televisive, da quelle locali e quelle nazionali, come appunto Mediaset. "Il nostro taglio e la nostra visione -ha sottolineato Paolini sono ben diversi rispetto a quelli delle tv locali. Grazie al digitale terrestre, infatti, noi abbiamo potuto ampliare la nostra gamma di offerte televisive e per i consumatori e' stato un grandissimo vantaggio". "Negli ultimi anni il mercato televisivo ha vissuto due grandi passaggi: l'arrivo di Murdoch e lo switch off. Prima vi erano solo sette reti generaliste, le tre di Mediaset, le tre della Rai e La7 e potevamo contare sul 90% dell'ascolto. Ora, con l'arrivo del digitale, si e' scesi al 68%". "Per noi quindi -ha proseguito Paolini- non e' stato facile affrontare questa situazione soprattutto in un momento in cui i mercati pubblicitari stanno diminuendo e i costi aumentando. Penso inoltre che la mole di investimenti pubblicitari non regga piu' il numero di canali esistenti e che il rapporto tra quello che si spende e quello che si ricava non sia piu' corretto". Secondo Maurizio Giunco, presidente dell'Associazione tv locali Rtf, obiettivo dell'introduzione del digitale terrestre "era quello di cancellare un numero considerevole di televisioni locali. Questo -ha aggiunto- poteva anche avere una sua logica di mercato perche' 450 emittenti televisive forse sono troppe, ma in realta' si e' cercato di colpire, con la digitalizzazione, le televisioni piu' strutturate". Fabrizio Berrini, direttore di Aeranti Corallo, si dice perplesso in merito alla assegnazione delle frequenze: "da quando in Abruzzo si sta passando dall'analogico al digitale -ha osservato- nelle Marche molte emittenti sono state oscurate perche' le loro frequenze sono state assegnate ad altre tv. In un Paese civile -ha sottolineato- tutto questo non dovrebbe succedere e questa situazione vale per tutt'Italia dove molte aziende sono state costrette a chiudere". Pessimista per il futuro delle tv locali si e' mostrato anche il direttore di Telelombardia, Fabio Ravezzani. "Siamo in ginocchio -ha sottolineato- e le istituzioni devono saper distinguere tra chi fa informazione, cultura e una tv di servizio da emittenti che invece mandano per ore e ore delle cassette preregistrate o vecchi film. Noi nell'ultimo anno -ha concluso- abbiamo realizzato il 30% in piu' di ascolti ma stiamo peggio di prima". A sostenere l'importanza delle televisioni locali e' intervenuto poi il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia, Carlo Saffioti che ha osservato come "mai come in questo momento ci si deve rendere conto di come in politica si possa venire demoliti non per quello che si fa ma per come vieni presentato ai cittadini e, in questo, le televisioni locali hanno un forte ascendente". Nel nostro Paese, ha quindi ricordato il presidente dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, Letizia Gonzales, ci sono 550 imprese televisive locali con circa 5mila dipendenti. Nel 2009 i ricavi sono stati pari a 650 mln di euro e gli investimenti in nuove tecnologie sono ammontati a 530 mln».