Legge-bavaglio ungherese: finalmente una marcia indietro

L’Ungheria riconosce che (forse) si è sbagliata e manifesta la volontà di ripensare la legge che di fatto aveva messo il bavaglio alla stampa e all’informazione nel Paese. Un avvenimento positivo, ma ancora da verificare…

L'Ungheria fa marcia indietro e, tramite le parole del ministro degli Esteri ungherese János Mártoyi, ha dichiarato che seguirà la volontà dell'Assemblea del Consiglio d'Europa di Strasburgo, che denunciava la possibile limitazione della libertà dei giornalisti e dei media derivante dall'applicazione della nuova legge. Secondo quanto affermato davanti al Parlamento europeo da Mártonyi alcuni giorni fa, il testo di legge sarà riadattato in modo da accontentare tutte le parti.
Le parole del ministro sono state confermate dallo stesso presidente della Repubblica dell'Ungheria, presidente di turno Ue, Schmitt, che ha dichiarato: «La libertà di stampa e di espressione è sacrosanta in Ungheria, è qualcosa in cui crediamo; se saranno necessarie correzioni alla legge sui media, vi posso assicurare che queste saranno fatte».

Si chiude così (forse, o almeno speriamo) la vicenda di una delle leggi più controverse d'Europa dell'ultimo periodo; una legge sulla stampa, entrata in vigore lo scorso primo gennaio, che per le sue misure restrittive ha causato proteste non solo fra i giornali ungheresi ma anche appunto in ambito Ue.
La legge-bavaglio è stata votata pochi giorni prima che l'Ungheria assumesse il semestre di presidenza dell'Ue e questo, oltre alla natura stessa della legge che prevede gravi multe in caso di informazioni che siano “in violazione dell'interesse pubblico” e “politicamente non equilibrati” o “lesivi della dignità umana”, aveva provocato sensazione. I giornalisti erano poi obbligati a rivelare le loro fonti.
Ma poi alla fine la circostanza del semestre di presidenza si è ritorta proprio contro il Governo ungherese.

Questa era infatti una legge inaccettabile per l'Ue (e per chiunque in Europa ami la libertà di stampa e di espressione), che ha dunque fatto pressione sul governo ungherese affinché la modificasse. Lo stesso Barroso, Presidente della Commissione europea, si era espresso chiaramente in aula ed aveva chiesto pubblicamente una lettera di chiarimenti. L'Ue aveva inoltre aperto un'inchiesta sulla nuova normativa di regolamentazione dei media.

Poi la agognata marcia indietro del governo ungherese guidato da Orban.

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